La street photography è una riflessione sulla condizione umana – intervista a Martin U Waltz
di Angela Fiore
Poche città hanno il potere di ispirare i fotografi quanto Berlino. La street photography, in particolare, è un genere per il quale la capitale tedesca offre continui spunti. La continua evoluzione del paesaggio urbano, la tendenza a riconvertire gli spazi postindustriali e i continui rivolgimenti che ne modificano continuamente l’aspetto in modo radicale fanno di Berlino uno spettacolare set fotografico a cielo aperto, capace di suggerire atmosfere sempre diverse. Martin U Waltz è uno dei fotografi che più attivamente hanno più contribuito all’evoluzione della street photography berlinese, esplorando attraverso le immagini la condizione umana negli spazi urbani.
Oltre a occuparsi dell’aspetto prettamente artistico della sua professione, Waltz è anche un insegnante e un imprenditore, che non esita a condividere il frutto della sua esperienza. Ad esempio è solito suggerire sul suo blog i migliori percorsi per la fotografia urbana a Berlino, con utili indicazioni sia sulle aree più sicure, che si possono esplorare tranquillamente con il proprio migliore equipaggiamento, sia su quelle meno sicure, che invece è meglio affrontare senza macchine fotografiche costose, armati solo del proprio smartphone.
Di seguito la nostra intervista.
Gran parte del tuo lavoro è ispirato dagli spazi urbani di Berlino. Che cosa rende questa città così affascinante per un fotografo?
Credo che ogni fotografo debba trovare la sua risposta personale a questa domanda. Io ho un lunghissimo rapporto di amore-odio con Berlino. Mi appassiona immensamente. Ci sono città splendide, come Parigi o Roma, e poi ci sono città brutte, come Berlino. Eppure Berlino è così vibrante, così viva. Mi piace il cambiamento costante e l’attitudine menefreghista di Berlino. La mescolanza di architetture e di persone. Berlino è come una performance improvvisata.
Quando possiamo parlare di buona street photography? Come si identifica la qualità in questo particolare genere di fotografia?
Una buona fotografia urbana ha una sua rilevanza. Ci racconta qualcosa della condizione umana. Una buona fotografia urbana provoca emozione nell’osservatore. L’immagine è originale, ci mostra una visione unica. Molti fotografi contemporanei vanno alla ricerca di forme di composizione complessa. A me la composizione non interessa più di tanto. Per me le cose che contano di più sono l’impatto e l’emozione.
Sul tuo blog ci sono moltissime informazioni sui percorsi fotografici a Berlino. Qual è il tuo preferito e perché?
Mi piace moltissimo l’area di Warschauer Strasse, Schlesisches Tor, con i tre quartieri di Kreuzberg, Friedrichshain Treptower Park. Lì succedono un sacco di cose, sia di giorno che di notte. Ho passato moltissimo tempo in quella zona. D’estate è splendida anche l’area di Mitte intorno all’Isola dei Musei e a Monbijou Park.
Nel tuo lavoro c’è un mix elegante di figure umane e geometrie urbane, ritratte in bianco e nero o a colori. Cosa ti piace di questo tipo di composizione visiva?
Se mostro un volto, la mia immagine sarà una dichiarazione che riguarda una persona in particolare. Se invece c’è solo una forma umana, quella dichiarazione si fa molto più ampia. Riguarda l’umanità in generale e l’osservatore è invitato a identificarsi con la fotografia.
La composizione elegante rende le mie immagini facili da assorbire a livello visuale. Non ci sono elementi visivi nascosti o criptici. In termini di interpretazione e senso, il mio lavoro può essere anche molto complesso. Alcuni livelli di significato sono evidenti, mentre altri possono richiedere determinati strumenti culturali per essere compresi. Le composizioni molto pulite permettono all’osservatore di impiegare le sue energie nella riflessione sull’immagine, piuttosto che per decifrarne il contenuto visivo.
Che cosa ti ha portato a occuparti in particolare di street photography?
Credo che la street photography abbia una grande importanza. È una riflessione sulla condizione umana. Tratta di quello che i buddisti chiamano Sankhara Dukkha, la sofferenza che viene dall’infinita ripetizione di banali attività quotidiane. Tutti siamo intrappolati nella routine della vita urbana. Credo sia importante rendere questa routine visibile e degna di nota.
Oltre a lavorare come fotografo, sei anche un insegnante. L’esperienza didattica ha cambiato il modo in cui guardi al tuo lavoro e alla fotografia in generale?
Certamente ho imparato ad apprezzare di più il mio lavoro. Le immagini che creo non sono facili da realizzare né da trovare. Lo capisco quando lavoro con gli studenti.
Nei miei workshop di street photography io stesso imparo a mantenere una certa apertura mentale verso i diversi stili fotografici. Questo è un approccio valido indipendentemente dal livello di abilità. Per me è importantissimo fare spazio alle differenze stilistiche e aiutare i miei studenti a trovare la loro strada, invece di imporre loro la mia.
Secondo te perché tanti fotografi urbani trovano ispirazione nella città di Berlino?
Berlino è una mentalità aperta. Alla gente non importa chi sei e che cosa fai. A Berlino niente è fisso o scolpito nella pietra. Tutto cambia, tutto è in transizione. E ci sono così tanti creativi che convergono a Berlino da tutto il mondo. Questo la rende un campo d’azione estremamente emozionante per un fotografo.
Parliamo di gallerie fotografiche a Berlino: indipendentemente dalle mostre attualmente in corso, quali sono le gallerie che consiglieresti di visitare?
Mi vengono in mente due posti. Entrambi sono caratterizzati da splendide architetture e molto comodi da raggiungere, ed entrambi programmano regolarmente mostre fotografiche di altissimo livello.
La Willi Brandt-Haus a Hallesches Tor (l’ingresso è gratuito, ma serve un documento) e la C/O Berlin al Giardino Zoologico (gli orari di apertura sono comodissimi, l’ingresso costa 10€).