La Porta di Brandeburgo e la statua della Vittoria: un simbolo dalla storia affascinante

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Chi visita Berlino per la prima volta non può mancare di visitare la porta di Brandeburgo. Questo è senza dubbio uno dei monumenti più iconici e rappresentativi di Berlino e ha accompagnato la storia della città nel corso dei secoli. Sotto le splendide colonne neoclassiche disegnate da Carl Gotthard Langhans hanno marciato generazioni di imperatori prussiani, invasori e dittatori. Oggi è lo sfondo immancabile delle foto di milioni di turisti, ma anche la cornice di festival, concerti, eventi e manifestazioni politiche. La vista della Porta illuminata di notte, che si tratti della normale illuminazione urbana o dei giochi di luce creati per un evento speciale, è uno degli scorci più suggestivi di Berlino. La Porta di Brandeburgo affaccia sulla storica Pariser Platz, sede di banche internazionali e delle ambasciate di Stati Uniti, Inghilterra e Francia.

Per tutta la guerra fredda, ovvero dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla caduta del Muro di Berlino, nel 1989, la Porta di Brandeburgo, che si trovava dal lato est della città, è stata il simbolo della divisione fra le due Germanie e i mondi che esse rappresentavano. Dall’89 in poi, è diventata il simbolo dell’unità nazionale.

Porta di Brandeburgo o Porta della Pace?

Langhans progettò la Porta di Brandeburgo come un arco di trionfo, ispirandosi all’Acropoli di Atene, nel 1791. La scultura che sormonta la porta, invece, fu progettata da Johann Gottfried Schadow nel 1793. Quella che vediamo oggi è la statua della Vittoria alata, alla guida di carro tirato da quattro cavalli. La dea è armata di una lancia che termina in una corona di alloro, al cui interno è contenuta una croce di ferro, a sua volta sormontata da un’aquila, simbolo della Prussia. Secondo alcune ricostruzioni, tuttavia, questo non era l’aspetto originale della statua. La Porta di Brandeburgo, originariamente, avrebbe dovuto chiamarsi Friedenstor (Porta della Pace) e, di conseguenza, la statua commissionata a Schadow non era quella della Nike, ma quella di Eirene, incarnazione greca della pace. Secondo alcuni storici, nella versione originale, la figura femminile era nuda o coperta solo da una tunica corta. Tanto il significato della porta e della statua quanto la scelta dell’abbigliamento, tuttavia, incontrarono aspre critiche, che spinsero gli architetti a modificare il proprio lavoro. Al ramo di ulivo, simbolo della pace, si sostituì la lancia sormontata dall’alloro e la tunica si trasformò in una lunga veste. La croce e l’aquila, come vedremo, furono aggiunte in un secondo momento.

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L’esilio francese e il Ladro di Cavalli

Nel 1806, dopo avere sconfitto l’esercito prussiano nella battaglia di Jena, Napoleone entrò a Berlino e ordinò che la statua della Vittoria fosse smontata e spedita a Parigi in dodici casse di legno, per essere poi riassemblata e collocata sugli Champs-Elysées. L’esilio francese della Vittoria, tuttavia, durò meno di dieci anni. Nel 1815, dopo la storica battaglia di Waterloo, il feldmaresciallo prussiano Gebhard Leberecht von Blücher entrò con le sue armate a Parigi e per prima cosa ordinò che la Vittoria fosse riportata a Berlino. A seguito di questo episodio, Napoleone si guadagnò il nomignolo dispregiativo di Pferdedieb (ladro di cavalli), mentre la Quadriga fu ribattezzata Retourkutsche, dal francese carrosse de retour, ovvero un particolare tipo di carrozza che poteva essere affittata per un viaggio di sola andata, a patto di pagare anche il costo del ritorno.


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Quando la Quadriga tornò a Berlino per essere ricollocata in cima alla Porta di Brandeburgo, Friedrich Schinkel – uno dei più importanti architetti della città – praticò alcune aggiunte alla scultura, inserendo all’interno della corona d’alloro una croce di ferro, la più alta decorazione militare della Prussia, e sormontando il tutto con l’aquila. Sulla croce compaiono le lettere “FW”, che si riferiscono a Friedrich Wilhelm III, e il numero 1813, che si riferisce all’anno in cui fu introdotta l’onorificenza della Croce di Ferro.

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Guerre e simboli

Dopo la seconda guerra mondiale, il Partito Socialista Unitario della Germania Est collaborò con i colleghi dell’ovest per restaurare la Quadriga, che era stata gravemente danneggiata dai bombardamenti. Dal momento che la Porta di Brandeburgo si trovava a est del muro, tuttavia, il Partito decretà la rimozione dell’aquila e della croce dalla replica della statua originale. Ci vollero 33 anni dopo il restauro, perché i simboli originali tornassero a decorare la Quadriga.

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