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Assegni familiari ai bambini europei residenti all’estero: AfD si oppone

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di Angela Fiore

Secondo le regole che disciplinano la libertà di movimento all’interno dell’Unione Europea, chi risiede e lavora in Germania e ha diritto al cosiddetto Kindergeld – assegni familiari per il supporto al mantenimento dei figli – può esercitare di questo diritto anche se i figli non risiedono nello stesso Paese. Come diretta conseguenza di questa regolamentazione, nel 2017 l’agenzia federale per il lavoro ha versato assegni familiari per un totale di 343 milioni di Euro su conti esteri: una cifra che risulta essere circa dieci volte più alta che nel 2010, ma comunque in calo ci circa 70 milioni rispetto al 2016. I dati sono stati resi noti da RedaktionsNetzwerks Deutschland

Ad aprire il dibattito su queste cifre è stata naturalmente AfD, che ha contestato il diritto dei cittadini europei residenti in Germania con figli all’estero a godere di questi sussidi. Secondo il partito di estrema destra, i proventi delle tasse che vengono pagate in Germania non dovrebbero essere versati su conti esteri. La deputata Katja Dörner dei Verdi ha prontamente risposto che si tratta di una discussione “inutile e dannosa”, il cui solo scopo è accrescere l’ostilità verso i cittadini stranieri e l’Unione Europea in Generale. “I cittadini europei che vivono e lavorano qui e pagano le tasse” ha continuato Dörner “hanno diritto agli assegni familiari. È giusto, chiaro, trasparente e in ottemperanza alle norme europee”. Le critiche ad Afd per questa particolare presa di posizione sono arrivate anche dall’FDP, nella persona di Matthias Seestern-Pauly, che ha accusato il partito di opposizione di manipolare deliberatamente l’interpretazione delle cifre a fini politici, con l’intento di far credere agli elettori che siano in corso ripetuti abusi ai danni del sistema cosa che, ha concluso il deputato, non sta accadendo.

D’altra parte non c’è da stupirsi che il numero dei lavoratori che si avvalgono di questo diritto sia aumentato con l’incremento della libertà di movimento all’interno dell’Unione, che è stata estesa alla Polonia dal 2011 e alla Romania e alla Bulgaria a partire dal 2014. Questi tre paesi sono quelli nei quali più frequentemente risiedono i figli di genitori che lavorano in Germania e hanno diritto al Kindergeld. Nello specifico, sono al momento 103.000 i bambini polacchi che beneficiano degli assegni familiari tedeschi, seguiti a pari merito da Croati e Rumeni (17.000), Chechi e Francesi (16.000). Nel corso del 2017, a beneficiare degli assegni familiari sono stati versati anche per 34.000 bambini tedeschi residenti all’estero, mentre la maggior parte dei bambini stranieri destinatari di assegni familiari tedeschi vivono in Germania. Come è facile dedurre, a usufruire di questa possibilità sono soprattutto i residenti in paesi relativamente vicini, rispetto ai quali è ipotizzabile attuare una sorta di pendolarismo, che non richieda al genitore di portare con sé l’intera famiglia, come avviene invece più spesso per i cittadini di altri paesi europei più distanti dalla Germania.

L’ex ministro delle finanze Wolfgang Schäuble (CDU) aveva espresso il desiderio di ridurre i sussidi per i cittadini europei, portandoli al livello dei loro paesi di origine. Questa proposta aveva anche incontrato il favore del leader dell’SPD Sigmar Gabriel. A decretare l’incompatibilità della proposta con le norme europee era stata, in quell’occasione, la Commissione dell’UE, con la motivazione che tutti i lavoratori che siano impiegati e paghino le tasse in Germania devono godere degli stessi diritti. Qualsiasi altra disposizione sarebbe infatti considerata discriminatoria.

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