Domenica, intorno alle 14.00, circa 2500 manifestanti, radunati in prossimità della Rathaus Neukölln, hanno protestato contro le dichiarazioni del presidente americano Donald Trump relative al riconoscimento di Gerusalemme quale capitale dello Stato d’Israele.
Secondo anche quanto riportato dalla Berliner Zeitung, il corteo, accompagnato da circa 300 poliziotti, si è mosso in direzione di Kreuzberg, per poi fermarsi all’altezza di Adalbertstraße. Dopo un tempo relativamente breve si è verificato un primo incidente, che ha visto alcune persone bruciare una bandiera con la stella di Davide.
Questo ha portato all’arresto di undici persone, accusate di una serie di reati, incluso l’infrazione del Vermummungsverbot, il divieto previsto dalla legge di coprire il volto durante una manifestazione.
Già nella giornata di venerdì, comunque, intorno alle 16.00, 1.200 manifestanti si erano assembrati di fronte alla Porta di Brandeburgo, vicino all’Ambasciata americana.
Dopo pochi minuti i cori di protesta non sono stati più solo diretti verso Trump o le sue dichiarazioni, ma hanno cominciato a riguardare genericamente gli ebrei ed è stato ripetuto più volte lo slogan “Tod den Juden”, vale a dire “morte agli ebrei”.
La polizia ha in questo caso confermato il fermo di circa dieci manifestanti e dodici persone sono state denunciate per disturbo della quiete pubblica, aggressione, infrazione del divieto di partecipare a una manifestazione a volto coperto e distruzione di bandiera di uno stato estero. In relazione a quest’ultimo capo di imputazione però, perseguire i responsabili può non rivelarsi così facile. Il codice infatti punisce chi bruci bandiere “ufficiali”, non artigianalmente ricreate.
La risposta della politica, ad ogni modo, non si è fatta attendere.
Il sindaco Michael Müller ha dichiarato che chi abusa del diritto di manifestare per veicolare odio antisemita o razzismo non può invocare a suo sostegno il diritto alla libertà di espressione, che invece è legittimamente garantito a chiunque manifesti in modo pacifico e nel rispetto della legge.
La reazione di Angela Merkel, giunta lunedì, è stata durissima. “Noi ci opponiamo a ogni forma di antisemitismo e xenofobia” ha dichiarato la cancelliera, per poi aggiungere “lo Stato deve usare tutte le possibili misure legali per combattere queste azioni”.
Il ministro dell’Interno, Thomas de Mazière, ha invece dichiarato alla Bild che la Germania è profondamente legata ad Israele e alle persone di fede ebraica e che quindi non può accettare proteste contaminate dall’odio antisemita e dall’alterazione della legittima libertà di manifestare.