Berlino: fino a maggio mostra “Bourdin.Newton.Marino” alla Helmut Newton Stiftung
Foto e articolo di Layla Barkat
Se si ha voglia di un tuffo nel gl’amour pur di Berlino, è consigliabile visitare la mostra “Bourdin.Newton.Marino” alla Helmut Newton Stiftung, Zoologischer Garten. Aperta al pubblico il 1° dicembre 2017, sarà disponibile fino al 13 maggio 2018.
Non appena il visitatore inizia a camminare in quello spazio magico, viene letteralmente rapito dalla quantità di contenuti visivi creati dai grandi maestri della fotografia noti tutto il mondo, dalla struttura e dalla profondità di ogni singola fotografia di moda, surrealisticamente glamour.
Un’esperienza rinfrescante per tutti coloro che vivono nell’era di Instagram, l’era della condivisione ipocrita, che spesso scattano foto, magari con lo smartphone, fingendo di voler condividere l’immagine con il mondo. In realtà in questo caso il significato della parola “condivisione” viene fortemente distorto, poiché si basa solo sul bisogno egoistico di ottenere un feedback sui social e, forse, riuscire a farsi notare (per citare anche ciò che Angelo Marino ha detto durante la conferenza stampa).
Nella “June’s Room” si potrà trarre il massimo dalla contemporanea Insta-fever. La collezione di foto di Marino fatte con iPhone è resa eccezionale da stampe fisiche di altissima qualità su tela, che compongono una diapositiva a cinque immagini. Aspettatevi colori molto saturi e composizione perfetta, proveniente direttamente dal feed, per questo progetto del tutto rispettabile e a lungo termine (un anno circa) di Marino.
Le stampe si possono ammirare insieme al video ipnotizzante prodotto dal genio di Mike Figgis e Shelly Verthime, mostrato in un’altra stanza e composto da un collage di frammenti girati in diversi formati (super 8 e 35mm, e altri). La musica è composta interamente dalla grande Rosey Chan ed è capace di trasportare idealmente chi la ascolta in una dimensione più reale, vera, un universo in cui i ricordi “analogicamente” durano per sempre e lontano dalla vita istantanea in cui tutto può essere perso, cancellato e dimenticato in un batter d’occhio.
Guardando quel cortometraggio, mi sono chiesta se si potesse mai ri-produrre quel glamour così seducente, coinvolgente e traboccante con gli strumenti e le tecnologie digitali più attuali. La risposta è un chiaro NO: la tavolozza dei colori, la morbidezza sui contorni, tutto ciò che appartiene al film è una prerogativa esclusiva dei sali d’argento.
Nessun filtro digitale può eguagliare tale squisito codice estetico, questo è ciò che rende ogni singolo fotogramma così rilevante, prezioso e veramente glorioso nella sua bellezza eterna.
Ogni artista è rappresentato con i propri punti di forza: Helmut Newton si autodefiniva “A gun for hire”, un’arma a noleggio capace di scattare in qualsiasi condizione di luce, ed era un grande osservatore che basava la propria produzione artistica sulla disciplina e sulla struttura. Guy Bourdin è invece noto come “The image maker”, il creatore di immagini, con il suo peculiare leggendario e smisurato potere d’immaginazione e la capacità di ottenere il meglio da qualsiasi fotocamera e ambientazione. Angelo Marino è invece “Another story” un’altra storia. Ex assistente di Helmut, che eredita la profondità e la fluidità di contenuti del suo Maestro, mantenendo però la propria identità visiva e unicità.
Ringraziamo il Preussischer Kulturbesitz, Staatliche Museen zu Berlin, Helmut Newton Stiftung Berlin, Guy Bourdin Estates, Dr. Matthias Harder, Philippe Garner, Nadine Dinter PR.