Eike Schmidt e i nuovi Uffizi: tante idee e un grande amore per l’Italia
di Pasquale Episcopo
La restituzione agli Uffizi dell’Adorazione dei Magi di Leonardo, avvenuta nello scorso mese di marzo, è stata accompagnata dalla pubblicazione del volume “Il cosmo magico di Leonardo” realizzato per descrivere l’esperienza di cinque anni e mezzo di restauro compiuto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, ne ha curato la prefazione. In essa lo storico dell’arte tedesco elogia il magnifico lavoro dei restauratori dell’Opificio e cita, tra i vari interventi di conservazione, quello del “consolidamento della carpenteria della pala, cui si è dedicato un mago del legno che il tutto mondo ci invidia, Ciro Castelli”.
Quest’ultima frase racchiude in sé la migliore risposta alle polemiche e alle critiche di cui è stato fatto bersaglio il ministro dei beni culturali Dario Franceschini a seguito della decisione di affidare a esperti di nazionalità straniera, tra cui Eike Schmidt, la direzione di alcuni dei più importanti musei italiani. Affermare che Ciro Castelli è un restauratore “che tutto il mondo ci invidia” sgombra il campo da ogni dubbio su come Eike Schmidt interpreti il mandato ricevuto e si senta perfettamente a casa sua nelle sale del prestigioso museo italiano.
Per rendersene conto basta sentirlo parlare, nel suo italiano impeccabile, e vedere come gli brillano gli occhi quando descrive le opere che i “nuovi” Uffizi, rinati con lui, custodiscono o quando racconta i progetti già avviati o quelli previsti per il futuro. Di tutto ciò Eike Schmidt ha parlato in un incontro che ha avuto luogo all’Istituto di cultura di Monaco il 4 ottobre scorso.
Con due milioni di visitatori all’anno le Gallerie degli Uffizi sono tra i musei più visitati del mondo. Dietro questo numero c’è il grande sforzo organizzativo e logistico necessario per rispondere adeguatamente all’interesse che il vasto pubblico nazionale e internazionale manifesta nei confronti delle opere del museo, gran parte delle quali riguardano l’arte fiorentina e il rinascimento italiano.
Eike Schmidt ha sottolineato che “uno dei problemi è quello dell’affluenza dei visitatori, che non si distribuisce uniformemente nel corso dell’anno, ma si concentra nel periodo che va da marzo a ottobre e raggiunge picchi in concomitanza con l’arrivo di gruppi numerosi. Tra questi quelli che arrivano a Livorno con navi da crociera, che raggiungono Firenze in autobus e che alla visita degli Uffizi dedicano un tempo limitato che di solito non supera i 50 minuti”.
In passato le cose andavano anche peggio. Con Schmidt alcune delle opere di maggior interesse sono state riallocate e distribuite in modo da creare nuovi percorsi e flussi più scorrevoli. Anche i tempi di apertura sono stati oggetto di variazioni con l’obiettivo di attrarre il pubblico in orari diversi da quelli di punta. Schmidt ha parlato del buon rapporto che, grazie anche alla riforma di Franceschini, si è stabilito tra gli Uffizi e le istituzioni. Con la riforma l’Italia ha costruito un sistema museale nazionale che ha dato maggiore autonomia ai musei, ma ha anche “fortemente migliorato il collegamento tra musei e territorio. Anche noi ci siamo collegati in una maniera del tutto nuova con il territorio. Con le Marche ad esempio. Dopo il terremoto abbiamo mandato la Venere di Urbino (opera di Tiziano, ndr) ad Urbino. Per la prima volta dopo 400 anni l’opera è potuta uscire dal museo. Sempre dalle Marche abbiamo fatto venire delle opere recuperate nelle chiese distrutte e le abbiamo esposte in una mostra da marzo a luglio. Un euro del costo del biglietto è stato destinato alla ricostruzione. Alla fine abbiamo raccolto 649.000 euro. Col vecchio sistema questo sarebbe stato impossibile. L’anno scorso abbiamo mandato un Caravaggio a Lampedusa (l’Amorino dormiente, ndr) in occasione dell’apertura del museo dell’isola con una mostra sulla migrazione. Anche questo sarebbe stato impensabile fino a qualche anno fa”.
Il museo in questione è il Museo della Fiducia e del Dialogo per il Mediterraneo inaugurato il 3 giugno 2016 dal presidente Sergio Mattarella e le opere sono rimaste esposte fino al 3 ottobre, anniversario del drammatico naufragio in cui morirono 368 persone. L’Amorino dormiente fu realizzato nel 1608 a Malta, dove Caravaggio fuggitivo era giunto per chiedere asilo. Il quadro si presta più di altri a rappresentare il dramma della migrazione perché il bambino simboleggia la speranza e l’amore necessarie per contrastare l’indifferenza di cui è oggetto il dramma dei profughi.
Schmidt ha poi parlato del grande lavoro fatto per la digitalizzazione degli Uffizi, nonché del ruolo di internet e dei social media nel creare e promuovere l’immagine del museo. Recentemente è stato aperto il nuovo sito www.uffizi.it e anche il logo delle Gallerie è stato ridisegnato avviando una procedura di tutela a difesa della sua unicità e che lo rendesse legalmente inimitabile. Contestualmente è stata chiesta ed ottenuta alle autorità di polizia la chiusura di gran parte di falsi siti che vendevano biglietti a prezzi maggiorati.
Senza nascondere una punta di orgoglio Eike Schmidt ha sottolineato il successo dell’idea di mettere su Instagram ogni giorno una nuova opera accompagnata dalla relativa descrizione e da riferimenti storico-letterari. “L’iniziativa ha già raggiunto la cifra di 80.000 “follower” individuali, un numero modesto se confrontato a quelli di musei come la Tate Gallery di Londra o il Museum of Modern Art (MOMA) e il Metropolitan di New York e tuttavia notevole se si considera il breve tempo trascorso dal lancio dell’idea”. Un’idea che è finalizzata a far conoscere anche gli aspetti meno noti del museo. “Gli Uffizi sono un museo unico al mondo non solo per i tesori del rinascimento toscano e fiorentino. Grazie all’eredità di Vittoria della Rovere abbiamo capolavori della pittura veneziana e centro italiana, abbiamo la collezione più ricca di autoritratti di ogni epoca, abbiamo la più grande collezione di pittori olandesi al di fuori dell’Olanda”.
Durante l’incontro una persona del pubblico ha chiesto ad Eike Schmidt di citare un’opera d’arte che a lui piace in modo particolare. “Spesso mi capita di accompagnare delegazioni e anche capi di Stato a vedere le opere del Botticelli. Tra i quadri del grande artista fiorentino ce n’è uno meno noto che con piacere mostro ai miei ospiti. Si tratta della Calunnia. È un quadro con centinaia di micro-scene bellissime, molto più ricco della Nascita di Venere, che ha tante figure allegoriche ed è pieno di drammaticità. La bellezza di questo quadro, tutt’altro che astratta, è basata sulle proporzioni e sui canoni del Rinascimento. Il quadro in sé è una narrazione che non finisce con i personaggi rappresentati in primo piano ma continua nell’architettura dello sfondo, piena di rilievi, di figure e di statue dipinte di bronzo dorato. Alcune di queste figure sono riconoscibili, altre non sono ancora state decifrate. Questo quadro lo guardo quando arrivo la mattina e sono solo. E ogni volta cerco di scoprire qualcosa di nuovo”.
Prima di concludere aggiungiamo un paio di note di commento alle parole del direttore. La prima riguarda l’attualità della Calunnia di Sandro Botticelli. L’opera fu infatti realizzata, nel 1496, quando l’artista era sotto l’influsso filosofico-religioso di Girolamo Savonarola, personaggio ante litteram rispetto a Martin Lutero e alle sue famose “tesi” di cui in questi giorni ricorre il 500esimo anniversario.
La seconda nota di commento riguarda l’Adorazione dei Magi di Leonardo di cui abbiamo parlato all’inizio dell’articolo. Al termine del restauro l’opera è stata al centro di una mostra che ha avuto luogo agli Uffizi da marzo a settembre scorsi. Insieme all’Adorazione di Leonardo è stata esposta quella di Filippino Lippi al quale i frati di San Donato in Scopeto, chiesa ubicata fuori le mura di Firenze andata distrutta nel 1529, si erano rivolti dopo che Leonardo era partito per Milano lasciando incompiuta l’Adorazione a lui commissionata dagli stessi frati. Con le due Adorazioni sono stati esposti tre quadri di Filippino Lippi, raffiguranti rispettivamente San Donato, Sant’Agostino e, insieme, Sant’Ubaldo e San Frediano, e inizialmente corredo della chiesa di San Donato in Scopeto, dove rimasero fino alla distruzione della chiesa.
Quest’ultimo quadro ha una storia recente che merita di essere menzionata. Dopo una lunga permanenza in Inghilterra, durata fino all’inizio del secolo scorso, e dopo essere passato di mano varie volte, se ne erano perse le tracce. Nel novembre del 2016 è riapparso, privo di attribuzione, nella casa d’aste Karl&Faber di Monaco di Baviera, dove è stato posto in catalogo al prezzo di 3000 euro. Solo grazie all’intuito e alle ricerche di Heike Birkenmaier, esperta d’arte antica della Karl&Faber, è stato possibile attribuire il quadro a Filippino Lippi, cosa che è avvenuta pochi giorni prima dell’asta e che ne ha fatto centuplicare il prezzo in fase di aggiudicazione.
Questo episodio apre uno squarcio di luce sulla fitta rete di collegamenti che caratterizza il mondo dell’arte. Un mondo fatto di esperti, storici, restauratori, collezionisti, mercanti, galleristi, case d’aste e musei, piccoli e grandi, sconosciuti o prestigiosi che siano. Se depuriamo questo mondo dagli interessi economici che lo influenzano, ciò che rimane è l’arte e il suo contributo alla cultura e alla comprensione della storia dell’animo umano. Ma l’arte ha bisogno di attenzioni e cure costanti. Nella sua prefazione a “Il cosmo magico di Leonardo”, Eike Schmidt lo dice senza mezzi termini: “Se queste grandi figure di restauratori e di esperti, se l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze con le sue strutture hanno potuto portare a termine un’operazione di questa portata, è stato anche grazie alla generosità degli Amici degli Uffizi che ne hanno coperto le spese, in un gesto di amicizia verso le Gallerie e verso l’umanità”.
Photo by laser2k