La poesia che ha indignato gli studenti della Alice-Salomon-Hochschule perchè sessista

poesia

 

di Sara Bolognini

È dal 2011 che la poesia “Avenidas” dell’autore Eugen Gomringer spicca sui muri della facciata sud della scuola superiore Alice-Salomon a Hellersdorf. I versi sono brevi, in lingua spagnola, e i sostantivi che li compongono sono solo sei, che si ripetono in diverse variazioni, precisamente in otto combinazioni di due a due: avenidas (viali), flores (fiori), mujeres (donne), admirador (ammiratore).
Verbi non ce ne sono ed è proprio ciò che lascia al lettore uno spazio interpretativo. Che cosa guarda l’ammiratore? È osservatore dei viali, dei fiori e delle donne o è lui stesso parte della scena, perso nella contemplazione di un quarto, a noi sconosciuto elemento? È proprio questo “ammiratore” che sembra avere una posizione centrale in questa poesia, visto che il compositore ha deciso di lasciare alla parola l’ultimo posto, in evidenza, non accompagnata da altri sostantivi, non ripetuta più di una volta.

La scuola intitolata a Alice Salomon, a cui vengono insegnate materie sociali come educazione, istruzione e salute, ha dedicato la propria facciata al poema dopo che Gomringer ha vinto il premio per la poetica istituito dalla scuola stessa. L’istituto è sempre stato molto orgoglioso dei versi, volti a dare uno stampo artistico all’edificio. Alcuni studenti, tuttavia, non sembrano essere della stessa opinione.
Il collegio della scuola ha recentemente ricevuto una lettera aperta scritta dal comitato studentesco che denuncerebbe i versi come sessisti e volti a promuovere una tradizione artistica patriarcale, che vede le donne come puro oggetto di contemplazione e ispirazione per la creatività degli uomini. La protesta è stata accolta e sembra che la poesia verrà cancellata e scomparirà dalla facciata dell’edificio. Il bando per raccogliere le proposte su come ridecorare la parete sarà aperto fino al 15 ottobre.
Berlino è sempre stata una città particolarmente attenta al tema della parità dei sessi, ma la domanda sorge comunque spontanea: tendiamo a vedere del sessimo anche dove non c’è?