“Guida alla Berlino ribelle”: storia di una città che non si è mai piegata
“Guida alla Berlino ribelle” è la sesta delle interessantissime guide ribelli Volan. In libreria a partire dal 12 giugno 2017, è a cura di Teresa Ciuffoletti e Roberto Sassi e di fatto ricostruisce la storia della ribellione di Berlino attraverso i luoghi che l’hanno vista maturare ed esprimere i suoi valori destrutturanti.
“Berlino è davvero una città ribelle: ribelle al suo stesso destino” spiega Giuseppe Culicchia nella prefazione, “Capace di risorgere dalle proprie ceneri, di reinventarsi ogni volta, di non darsi mai per vinta. Di non morire mai”.
E questo è incredibilmente vero.
Si può dire infatti che Berlino sia nata ribelle, affondando le sue radici anarchiche su inclinazioni anticonvenzionali che hanno cominciato a manifestarsi fin dal tardo Medioevo, quando Cölln (storico quartiere di Mitte) e Berlino si allearono per contrastare le aggressioni esterne e conservare la loro indipendenza.
Una menzione a parte merita anche la storia di Hans Kohlhase, mercante tedesco che merchant che, rifiutando la sopraffazione di un nobile sassone, iniziò una faida contro l’intera Sassonia, rompendo la pace stipulata nel 1495 e finendo giustiziato sulla ruota nel marzo del 1540.
Nell’800, la capitale tedesca espresse fermenti che culminarono nei moti insurrezionalisti e con i prodromi delle battaglie per i diritti delle donne e degli omosessuali. Ai primi decenni del ‘900 risalgono la Repubblica di Weimar e il suo edonismo anarchico, il dadismo, il cabaret e l’arte che il regime nazista, successivamente, avrebbe stigmatizzato come “degenerata”. Non a caso lo stesso Hitler non amò mai la capitale tedesca, a cui preferì sempre Monaco, e Berlino d’altro canto ricambiò spesso l’ostilità del dittatore.
Questa guida di fatto mostra una sorta di “mappa raccontata” della ribellione, individuandone i luoghi simbolo, come la Porta di Brandeburgo o Alexanderplatz, ma non mancano neanche le periferie dei distretti normalmente trascurati dai turisti.
I capitoli sono tutti appassionanti e ricchi di curiosità e aneddoti. Si parla praticamente di tutto, di storia, di politica, di musica, di costume. Si parla delle lotte operaie del 1919, a Lichtenberg, del primo sit-in della storia della Germania, che ebbe luogo il 22 giugno del 1966 presso la Freie Universität di Berlino.
Si parla di Einstein, odiato dal nazionalsocialismo, che gli imputava addirittura di propagandare una non meglio definita “fisica ebraica” e tenacemente incline a rispondere con il suo valore, senza mai piegare la testa.
Si parla di Marlene Dietrich e dello scompiglio che creò, in una società dominata dalla morale comune, con la sua immagine androgina e il carattere spregiudicato dei personaggi che interpretava sullo schermo. Nel film “Marocco”, del 1930, baciò una donna vestita da uomo. Fu uno dei primi baci omosessuali della storia del cinema e quindi uno scandalo, per l’epoca.
Piaceva segretamente ad Hitler, che guardava tutti i suoi film, anche se erano proibiti. Lei tuttavia respinse tenacemente il corteggiamento del Führer e si rifiutò sempre di tornare in patria (nel frattempo era emigrata negli Stati Uniti) e per questo motivo Hitler prese a definirla “una iena”.
Si parla della Erlöserkirche e dei punk di Berlino Est, si parla dell’arte scandalosa di Hans Bellmer e si parla anche di David Bowie, che nel 1987, in un’indimenticabile performance di fronte al Reichstag, dedicò “Heroes” ai berlinesi della Repubblica Democratica Tedesca, radunati dietro al Muro per ascoltare il concerto. Ed è probabilmente per via di questo episodio che l’11 gennaio 2016, all’indomani della morte dell’artista, il Ministero degli Esteri tedesco ha ricordato Bowie con un tweet, ringraziandolo per aver contribuito ad abbattere il Muro.
Oltre a parlare di luoghi e di episodi, quindi, “Guida alla Berlino ribelle” allinea moltissimi ritratti di noti esponenti dell’arte, della cultura e in generale di tutti quei protagonisti del loro tempo e della storia di Berlino e che possono senz’altro essere definiti ribelli.
A parte i personaggi già menzionati, trovano spazio nell’appassionante ricostruzione della guida anche Bertolt Brecht, Karl Marx, Edvard Munch, Filippo Tommaso Marinetti e tantissime altre figure che hanno trovato nella capitale tedesca una fonte inesauribile d’ispirazione.
Note sugli autori
Teresa Ciuffoletti vive a Berlino e si occupa di traduzione. Collabora con la rivista di geopolitica “Eastwest”.
Roberto Sassi è sociologo urbano e autore freelance, tra i fondatori del blog “Libernazione”. Vive e lavora a Berlino.