Un caffè con Sven Lorig, celebre volto del Morgen Magazine (MoMa)
di Rosaria Anna Sabella. Foto di Layla Barkat
Un ritocco veloce al “make-up” e di nuovo una tempesta di click lo sommerge. Lui è quello al centro accanto a Dunja. Il resto della squadra tutt’intorno. Ai, flash, certo, è abituato. Talmente abituato che mentre viene immortalato, in questo giorno molto speciale, dai colleghi della stampa e dei social, estrae dalla tasca della giacca l’i-phone e, scherzando, si scatta un “selfie”.
Sven Lorig è solo uno dei re del MoMa, vale a (in realtà molte sono anche le regine) che ogni mattina, dal lunedì al venerdì, puntuali, immancabili, alle 5.30 danno la sveglia a milioni di tedeschi su ARD.
Il celebre programma di intrattenimento compie oggi 25 anni. In questo lasso di tempo l’avvento delle nuove tecnologie e l’interconnettività dei media hanno cambiato molte cose. Ma gli spettatori sono rimasti gli stessi. Dai giovanissimi agli anziani, passando per le casalinghe e i lavoratori, “quelli del MoMa” sono riusciti ad accalappiare livelli di audience pari ai Campionati del Mondo di calcio. I loro volti sono diventati rapidamente familiari, penetrando con discrezione e simpatia l’intimità delle pareti domestiche. Cosa alla quale i tedeschi sembrano tenere molto.
Lo abbiamo aspettato, Sven, che al termine del photoshooting ha risposto volentieri alle nostre domande.
Da giornalista a moderatore. Quanto è importante secondo lei, nella conduzione di un programma televisivo come il MoMa, il senso dell’umorismo?
Il senso dell’umorismo? Fondamentale! Soprattutto in un una trasmissione mattutina. Per dare una sferzata di energia positiva, per far cominciare bene la giornata. Non potrei farne a meno. Nemmeno nella vita. L’umorismo è gioia di vivere. E la gioia di vivere è contagiosa.
Quando e come ha deciso di diventare un giornalista? Che cosa voleva fare “da grande”?
Da bambino già volevo lavorare in radio. Il telecronista sportivo era la professione che più di tutte esercitava su di me un fascino irresistibile…
E lo ha fatto, no?
Sì, certo. L’ho fatto. È così che ho cominciato. Sono anche un ottimo giocatore! (sorride soddisfatto)
In passato i programmi televisivi di intrattenimento mattutini erano seguiti soprattutto dagli anziani e dalle casalinghe. Cosa è cambiato, in relazione al pubblico e nell’ultimo ventennio, con l’avvento di internet e dei social?
Non è così. Non per noi, non per il MoMa intendo. Il nostro pubblico è sempre lo stesso. Ed è molto vario. A prescindere dal progresso tecnologico.
Il MoMa ha ospitato di recente anche artisti italiani. È mai stato in Italia? Le piace il nostro Paese?
(si illumina) L’Italia… certo… (afferma assorto come a voler focalizzare qualcosa che appartiene al passato) Quando studiavo all’università di Düsseldorf tra le mie materie preferite c’erano storia e arte. A Roma e in Toscana ho visitato con grande piacere le cattedrali romaniche e gotiche. Adoro l’Italia, la sua arte, la musica e naturalmente… la vostra cucina!
Ricorda qualche parola in lingua italiana?
Oh (esclama, e con un gesto della mano si schermisce) una sola: GRAZIE! (e ride)