Prenzlauer Berg: tra passato antinazista e lotta alla gentrificazione
di Alessandro Campaiola
Il mattino successivo alla notte del 9 novembre 1989, quando il Muro che separava la Germania Ovest dalla Repubblica Democratica Tedesca (DDR) fu definitivamente tirato giù, un ormai noto quartiere della città di Berlino, Prenzlauer Berg, si svegliò probabilmente senza immaginare che la sua storia stava per evolversi radicalmente e il suo sviluppo per incrementarsi in una corsa senza sosta verso modernizzazione e popolarità.
Conosciuto come il “quartiere rosso” agli inizi del secolo scorso, Prenzlauer Berg giocò un ruolo chiave nella resistenza tedesca antinazista negli anni appena precedenti la seconda guerra mondiale.
Il 25 gennaio 1933, centomila persone marciarono lungo Schönhauser Allee per opporsi al regime di Hitler e alla sua inarrestabile ascesa. Lo stesso anno, nell’occasione delle ultime elezioni libere della Germania di quel tempo, il borgo fece registrare la più bassa percentuale di voti a favore del partito nazista di tutta Berlino (30% contro il 35% del resto della città) e largamente inferiore alla media nazionale (44%).
Lungo la stessa strada, arteria principale del luogo, sorge ancora oggi il Jüdischer Friedhof, secondo cimitero ebraico costruito in città. Durante il nazismo, il celebre luogo di culto venne saccheggiato e depredato di molti elementi decorativi dai soldati del Führer, e fu, inoltre, utilizzato qualche anno più avanti, nel 1944, come teatro dell’impiccagione di diversi oppositori. Infine, nei giorni appena precedenti il termine del conflitto, molte delle lapidi superstiti furono utilizzate dai tedeschi per costruire barricate volte a contrastare l’avanzare dell’Armata Rossa.
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Prenzlauer Berg fu anche scenario di una delle storie di maggior fascino di quegli anni bui, quella che vide protagonisti Otto e Elise Hampel. I due coniugi, a seguito della morte prematura del proprio figlio in forze presso l’esercito tedesco, devastati dal dolore, si opposero al regime distribuendo cartoline inneggianti al rovesciamento della dittatura.
Il noto scrittore Hans Fallada nel 1947 ne fece un romanzo che, ancora oggi, è considerato un capolavoro, oltre che un’eccezionale testimonianza della vita del quartiere sotto il Terzo Reich, “Ognuno muore solo”.
Primo Levi lo definì “il libro più importante che sia mai stato scritto sulla resistenza tedesca al nazismo”. Solo nel 2016, il volume fu adattato anche per il grande schermo cinematografico con il nome di “Alone in Berlin” (“Lettere da Berlino”, nella versione italiana).
Rifugio di artisti e dissidenti della DDR, Prenzlauer Berg versava in uno stato di profondo degrado, oggi, invece, il borgo vive di un ritrovato entusiasmo sviluppatosi all’indomani della caduta del Muro. Molte famiglie, infatti, dopo la riunificazione, scelsero di trasferirsi tra queste strade, portando un cambiamento sociale radicale che rese la zona la più frequentata da giovani e mamme, anche grazie ai numerosi negozi sorti dopo il 1990, con conseguente aumento degli affitti.
Non solo la Germania, però, è protagonista, tra i vicoli del quartiere. La zona, infatti, soprattutto negli ultimi anni, è meta sempre più ambita dai turisti francesi, che ritrovano i sapori e i profumi della propria terra tra i tanti caffè e ristoranti che si ispirano allo stile di vita dell’elegante Parigi.
Sede di chiese e sinagoghe di inizio ‘900 come la Segenskirche e la Synagoge Rykestrasse, in Prenzlauer Berg, sin dal 1840, sorsero tuttavia anche numerosi birrifici. Tra questi, spiccava il Pfefferberf, trasformato poi per la maggior parte in un noto centro culturale, sede dell’omonimo teatro, e il Prater, ancora oggi conosciuto ristorante, con un grande e frequentatissimo Biergarten immerso nella natura.
E, a proposito di verde, in questa zona nord-orientale di Berlino c’è uno dei parchi più famosi della città, soprattutto per ciò che riguarda il mercatino di antiquariato della domenica mattina, il Mauerpark.
Il grosso giardino, privo in realtà di numerosi alberi, fiori e vegetazione, vede nel suo valore storico la propria importanza. È qui, infatti, che sorgeva un lungo tratto di Muro, del quale è anche rimasta una traccia, ormai ricoperta da scritte e graffiti dei tanti ragazzi che si ritrovano nel fine settimana per suonare all’aperto e godere delle esibizioni di numerosi artisti di strada.
Il Mauerpark è, inoltre, sede del più famoso mercato delle pulci della città che, puntuale, si ripete ogni domenica mattina. Tra i numerosissimi stand, oltre ad assaggiare le pietanze tipiche della cucina teutonica come il currywurst, ci si imbatte in un nostalgico giro tra i cimeli della DDR che raccontano la Guerra Fredda, vecchie Polaroid o grammofoni di ancora certa utilità e gran fascino, oltre che in un colorato sfoggiare di borse e abiti a basso costo.
Quest’ultimo e il K77 rappresentano, però, gli ultimi sforzi di una resistenza all’imborghesimento della zona. Il complesso immobiliare residente al n.77 di Kastanienallee fa parte di quella serie di condomini occupati dagli artisti berlinesi dopo il 1989 per lo sviluppo culturale della zona.
L’ex fabbrica, ancora oggi adibita a questo uso alternativo, è palcoscenico di spazi di produzione artistica tra cui uno studio musicale, una sala da ballo, diversi laboratori manuali e un cinema, oltre che di luoghi di aggregazione come cucine, mense, biblioteche e sale TV.
Ma per quanto ancora questa nostalgica vena artistico-sociale riuscirà a resistere alla modernità che sembra conquistare ormai l’intero quartiere e trovare l’apprezzamento di abitanti e turisti? Se vi capiterà di passeggiare per questi splendidi luoghi di storia e cultura, siamo certi, non farete fatica a schierarvi dalla parte giusta.
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