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Biciclette bianche per ricordare: il 2016 ha segnato un record di ciclisti morti, a Berlino

bike accident in Berlin photo
Photo by loop_oh©

di Alessia Del Vigo

La striscia di asfalto rosso chiaro che segnala la pista ciclabile sembra non essere abbastanza, alle volte.
Di sicuro così è stato lo scorso 23 ottobre nei pressi del mercato generale di Moabit, dove è avvenuto un incidente mortale ai danni di una ciclista. Un autoarticolato che veniva da Beusselestraße e si accingeva a girare a destra, infatti, ha agganciato la ciclista, che andava diritta.
Come monito è stata collocata una bicicletta bianca, giusto poche settimane fa. È la prima delle diciassette “bici-fantasma” con le quali l’Allgemeine Deutsche Fahrrad (AFDC) segnala i diciassette incidenti mortali avvenuti nel corso del 2016. Una bicicletta per ogni ciclista morto lo scorso anno a Berlino, così ha precisato Daniel Pepper dell’ADFC. Il 2016 vanta questo record negativo: un numero così alto non si registrava dal 2003.
“È qui che è accaduto” spiega Pepper, che quella domenica di ottobre arrivò sul posto, quando il corpo della ciclista era già stato portato via, mentre la bici ancora giaceva al suolo, schiacciata a terra e con l’intelaiatura accartocciata su se stessa.

L’ADFC si occupa di registrare e analizzare gli incidenti mortali nei quali sono coinvolti ciclisti, per trovare soluzioni e migliorare la situazione. Il bilancio del 2016 è tragico per Berlino: rispetto al 2015 il numero delle vittime è cresciuto del 70%. “Il rischio più grande è rappresentato dai veicoli mentre si apprestano a manovre verso sinistra o destra” continua Pepper. La seconda causa di sinistri si conferma la mancanza dell’adeguata distanza di sicurezza. Altri casi invece esulano anche da queste circostanze, come quando un 76enne è caduto rovinosamente nei pressi di Grünewald, senza essere stato agganciato o distratto da altri veicoli, o come nel caso della donna passata con il semaforo rosso in mezzo a Straße des 17. Juni.
Nessuna vittima è stata coinvolta in un incidente perché circolava senza luci, come si potrebbe banalmente pensare – mentre sette delle diciassette vittime risultano nella fascia di età superiore ai 65 anni.

Il punto uno della lista resta quello sopraenunciato: autoveicoli, specialmente autoarticolati, che girano a destra o a sinistra senza prima guardare nello specchietto retrovisore, come sottolineato da Jürgen Saidowsky dell’ADFC. Quello che spesso accade è che i finestrini delle cabine di molti autoarticolati restano almeno parzialmente coperti da tendine, usate dagli autisti per le lunghe soste, durante le quali si riposano e dormono. In fase di guida le tende vengono tirate da un lato, ma questo non risulta sufficiente, riducendo di molto la visuale. Visuale che non manca mai, se si guarda negli appositi specchietti retrovisori.
L’ADFC si impegna in prima linea per trovare soluzioni di sicurezza aggiuntive. Si pensi alla tecnica dell'”assistente alle manovre”, che monitora l’area di manovra accanto all’autoarticolato, per evitare collisioni. Insomma non tutta la colpa è degli autisti, sebbene non tutti i membri della categoria si comportino responsabilmente sulla strada. L’inimicizia nei confronti dei ciclisti sembra purtroppo molto diffusa e non soltanto tra gli autotrasportatori: alcune delle bici-fantasma commemorative sono state deturpate o addirittura rubate.
Ad ogni modo, di sicuro cercare un contatto visivo con l’autista di un mezzo che si trova in procinto di girare o che circola accanto a noi, mentre pedaliamo per strada o sulla pista ciclabile, sembra essere l’antidoto più efficace a incidenti gravi e, purtroppo, mortali.

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