Si è tenuta ieri, a Berlino e in altre grandi città europee, la “March for Europe”

March for Europe

di Axel Jürs

Finalmente anche chi non vuole perdere i vantaggi dell’Europa moderna ha deciso di muoversi e di rendersi visibile. Parlando di Europa moderna parliamo di una moneta più o meno comune, di frontiere interne più o meno aperte e di una qualità della vita più o meno alta. Questo vuol dire che a volte questi vantaggi valgono più per alcuni e meno per altri, ma vuol dire anche che dopo la Brexit e in prossimità di regimi sempre più autoritari vicini ai confini, come ad esempio Russia e Turchia, l’Europa della UE assume un’importanza e una valenza anche simbolica molto più significativa.
Da qui deriva, per molti, la necessità di vivere e difendere i valori che l’Europa moderna ha ricevuto in prestito dalle generazioni che l’hanno costruita.

È questo il senso della “March for Europe“, che si è tenuta ieri, 25 marzo, a Berlino e in diverse altre grandi città europee e che celebra l’anniversario dei sessant’anni dei “Trattati di Roma“, che segnano l’inizio ufficiale della Comunità Europea.
Questa comunità doveva diventare, in prospettiva, un’entità senza frontiere e con cittadini capaci di percepirsi come europei con radici diverse esattamente come, 150 anni fa, si percepivano simili e diversi toscani, umbri, calabresi e pugliesi ma anche, pochi anni dopo, i tedeschi provenienti dalla Baviera, dalla Sassonia, da Amburgo o dalla Vestfalia.
Per la prima volta da anni la gente ha associato questa marcia alla volontà di ricostruire un’Europa dei cittadini, esprimendo la convinzione che i populisti che si oppongono all’idea di un’Europa unita siano gli eredi di coloro che, 180 anni fa, erano a favore delle guerre tra i popoli europei.
Per questa ragione, nella giornata di ieri, a Berlino ha avuto luogo la marcia, che è partita alle ore 11.55 da Bebelplatz, per poi snodarsi verso la Porta di Brandenburgo. Sembra apparentemente un percorso troppo breve per “salvare” l’Europa unita, ma come dice un proverbio cinese: “anche i viaggi più lunghi cominciano col primo passo”.

Breve sintesi sui “Trattati di Roma”
-furono firmati il 25 Marzo del 1957 dai PrimiMinistri/Presidenti del Belgio, della Francia, della Germania, dell’Italia, del Lussemburgo e dei Paesi Bassi (la cosiddetta “Europa dei Sei”). Tra di loro il presidente del consiglio italiano, Alberto Segni, e il cancelliere tedesco, Konrad Adenauer.
-consistevano di due parti: il contratto sulla Comunità Economica Europea (CEE) e la formazione di istituzioni sovranazionali per unire l’Europa, e la parte sulla cooperazione per la ricerca pacifica dell’energia nucleare (EURATOM).
-seguivano lo stesso principio del trattato del 1951 sulla cooperazione nei settori del carbone e ferro/acciaio, che erano stati fondamentali per la preparazione delle due grandi guerre nei precedenti quarant’anni, per assicurare che quei due settori non fossero più usati in senso nazionalistico e bellicoso.
-prevedevano la formazione di istituzioni europee che ancora oggi esistono, anche in forme più forti e potenti di quelle previste, come il Parlamento Europo, Il Consiglio Europeo, La Corte Europea.