Morbillo a Berlino: aumentano le campagne per la prevenzione
di Axel Jürs
Ufficialmente il morbillo sarebbe una delle classiche malattie infantili. Però è molto pericoloso anche per gli adulti non vaccinati. Nel corso degli ultimi decenni, quando quasi tutti i gentori vaccinavano i loro figli, i bambini hanno cominciato gradualmente a non contrarre più il morbillo o a prenderlo in forma molto più leggera. La vaccinazione contro ogni malattia serve e funziona sempre, infatti, su due livelli: a livello individuale protegge la persona vaccinata e a livello collettivo protegge tutti, soprattuto i non vaccinati, un criterio che in tedesco è chiamato Herdenschutz. Il termine vule dire sostanzialmente che più membri di un gruppo sono protetti, meglio funziona anche per coloro che non hanno potuto optare per la protezione individuale (bambini piccoli e donne incinte, ad esempio, non possono e non devono nessere vaccinati).
Purtroppo questa regola vale anche nell’altra direzione: meno persone sono protette tramite la vaccinazione, infatti, più grande diventa il rischio e la probalità, per chi non è protetto, di ammalarsi. Questo è quello che sta accadendo negli ultimi anni e anche nelle ultime settimane a Berlino, la roccaforte dello scetticismo verso le vaccinazioni non solo contro il morbillo ma in generale.
Il rifiuto delle vaccinazioni prese piede come nuova tendenza sociale e politica soprattutto negli anni novanta, a partire dalla caduta del Muro di Berlino (1989). I motivi erano vari: all’est c’era chi vedeva nelle leggi sulle vaccinazioni obbligatorie promulgate dalla DDR un simbolo dell’ingerenza universale dello Stato e del partito nella vita delle persone, in poche parole come l’ennesimo riflesso di un regime di controllo totale.
All’ovest invece lo scetticismo contro le vaccinazioni, non obbligatorie ma raccomandate e pagate dalla mutua, veniva usato da molti come protesta antiborghese e come espressione della volontà di recuperare un approccio più vicino alla natura e alle sue leggi. Di conseguenza, mentre c’era chi continuava a portare i bimbi ai controlli previsti e a sottoporsi alle vaccinazioni racommandate dal sistema sanitario, altri cominciarono a organizzare anche i cosiddetti e famosi Marsern-Parties (party del morbillo), feste per esporre i bimbi non ancora ammalati al contagio, attraverso il contatto ravvicinato con quelli che già avevano sviluppato la malattia.
Con internet è diventato ancora più facile organizzare o partecipare a questi party e in diversi gruppi di facebook si parlava di questa pratica in modo positivo, a volte anche entusiatico. Ma spesso l’approccio è anche decisamente semplicistico e non si parlava mai dei rischi o delle vittime della malattia, nè della correlazione tra protezione individuale e salute della comunità.
Queste feste hanno ottenuto negli ultimi tempi il risultato auspicato, quello cioè di far proliferare il morbillo. Da questo punto di vista hanno avuto successo.
Nelle prime settimane dell’anno sono state registrate infatti più di 20 infezioni, soprattutto nel distretto berlinese di Reinickendorf, ma da pochi giorni anche in altri distretti come Marzahn-Hellersdorf. Ad oggi siamo a 30., come riportato da Focus.
Tra gli infettati del 2015 si registra purtroppo anche un neonato ancora troppo piccolo per essere vaccinato, purtroppo morto per aver contratto l’infezione. Queste sono invece le statistiche relative al 2016., riportate da Rbb. Questa, invece, l’indagine del Tagesspiel.
Nel frattempo i politici, di quasi tutti i partiti, che si occupano di temi della salute, invitano pubblicamente i giovani adulti e i genitori di bambini a rivolgersi agli uffici medici per le vaccinazioni contro il morbillo e non esitano più a ricordare alla gente che non solo l’infezione porta rischi e consequenze gravi per la salute, ma che di morbillo si potrebbe anche morire: un fatto che tanti sembrano aver dimenticato in decenni di protezione comune.
È stata infatti lanciata una campagna politicamente trasversale con poster promozionali e spot televisivi per il controllo e l’attualizzazione dello status personale delle vaccinazioni: “Deutschland sucht den Impfpass” (La Germania alla ricerca del libretto di vaccinazioni).
Tanti medici intanto hanno cominciato a portare all’attenzione della cittadinanza i rischi della mancata vaccinazione e in alcuni casi anche a mostrare palesi segni di insofferenza verso le proteste sulle vaccinazioni alimentate soprattutto dai social media. Un pediatra berlinese, infatti, si è rifiuto di discutere dell’argomento e ha appeso un avviso piuttosto drastico rivolto ai genitori nella sala d’attesa del suo studio: “Non dovete vaccinare tutti i figli, ma solo quelli che volete che sopravvivano!”.
Un altra pediatra è diventato famoso per un frase rivolta a quei genitori che esprimevano la volontà di rinforzare la cosiddetta “capacità naturale di sopravvivere” dei loro figli e ai quali l’uomo ha infatti detto: “Ma lei farebbe attraversare suo figlio di quattro anni, col rosso, su una strada a sei corsie, per renderlo immune dai rischi del traffico?”.
Il tema è sicuramente fondamentale, non solo in Germania, ma anche in Italia, perchè riguarda direttamente la salute e la vita di moltissime persone.