Come cambierà il volto di Alexanderplatz? Venticinque anni di studi, riflessioni e progetti
di Riccardo Militti e Gabriele Rosso (Tour Guide Berlin)
In epoca contemporanea, risale già al 1993 il dibattito per la rigenerazione e la riqualificazione urbana dell’area di Alexanderplatz e proprio il 1993 fu l’anno in cui venne pubblicato il bando di concorso internazionale per l’allestimento e la riqualificazione architettonica dell’area in questione.
Per rinfrescare la memoria, ricordiamo che l’area di Alexanderplatz è stata fino al secolo scorso, e precisamente dal 1949 al 1989, centro della vecchia capitale socialista.
Alla competizione, svolta in due fasi (la prima fase fu avviata già nel 1992) furono invitati 16 grandi studi di architettura, ma solo 14 di questi presentarono le loro rispettive proposte progettuali.
Furono gli architetti tedeschi Hans Kollhoff e Helga Timmermann ad aggiudicarsi il primo premio.
Il masterplan prevedeva la realizzazione di 13 torri alte 150 metri l’una e anche se ad oggi non è mai stato realizzato, sarebbe stato sicuramente un modello di sviluppo di città europea di cui gran parte della comunità degli architetti sarebbe sandata fiera.
Il progetto non è stato comunque mai stato realizzato e da allora la piazza non ha subito rilevanti cambiamenti formali: sono infatti stati realizzati solo alcuni edifici tra cui un centro commerciale, l’Alexa, un cinema, Cubix Berlin, un nuovo hotel e altre strutture di carattere commerciale, sicuramente importanti, ma che di fatto non hanno modificato l’assetto complessivo dell’area.
Le strutture più importanti rimangono ancora quelle costruite duranti gli anni ’20, l’Alexanderhaus e la Berolinahaus disegnate dall’architetto Peter Behrens, e gli edifici risalenti all’epoca della DDR, costruiti tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70, tra cui la famosa torre della televisione, che con i suoi 368 metri è ancora la struttura più alta costruita nella capitale tedesca.
Oltre alle famose strutture realizzate nell’area del Marx Engels Forum, erroneamente considerata ancora Alexanderplatz, vi sono altri edifici che meritano la nostra attenzione. Nella breve Memhardstraße vi è una serie di edifici che è stato ribattezzato MEMI. Il complesso residenziale è un tipico esempio di edilizia costruito duranti gli anni conclusivi della DDR, infatti è stato ultimato nel 1984. Il sistema adottato è il WBS70: questo particolare sistema costruttivo è stato il più diffuso non solo a Berlino Est, ma anche nella Germania Est. Questo Plattenbau (questa è la definizione di queste strutture in tedesco) è composto da pannelli prefabbricati di cemento armato, posti in loco e montati. Rispetto ai primi anni ’50 o ancora alle tecniche edilizie tipiche degli anni ’60, questa tipologia costruttiva è improntata a un “pauperismo” stilistico ed estetico che le connota e le differenzia rispetto alle fasi precedenti.
La volontà da parte della città di Berlino di proseguire con i piani di sviluppo dell’area non si è mai arrestata.
Frank Gehry già qualche anno addietro (2015) aveva vinto il bando di concorso internazionale per la realizzazione di un grattacielo da ultimarsi già quest’anno o comunque entro e non oltre il 2018. Attualmente i lavori non sono ancora iniziati e l’area preventivata, all’incrocio tra Otto-Braunstraße e Alexanderstraße, risulta ancora essere recintata in attesa di futuri sviluppi.
Se ultimato, questo sarebbe il terzo progetto dell’architetto americano a Berlino. Gli altri due sono la sede berlinese della DZ-Bank a Pariser Platz, davanti alla porta di Brandeburgo, e la Pierre Boulez-Saal dietro allo Staatsoper Unter den Linden. L’edificio progettato per Alexander Platz dovrebbe raggiungere un’altezza di 150 metri ed ospitare 39 piani: l’opera di Gehry diventerebbe così la più alta struttura a carattere residenziale in città. È facile notare diverse analogie compositive con il grattacielo realizzato a Manhattan, L’8Spruce Street o NewYorkbyGehry.
Il colore adottato per questo progetto a Berlino è il giallo, colore che si imporrebbe facilmente sugli edifici presenti nell’area circostante. Sono stati concepiti 3 “blocchi” di differente altezza: quello più alto sarebbe quello centrale, quello inferiore il più basso e quello sommitale di altezza intermedia. Una serie di volumi e linee irregolari connotano questo progetto. La volontà di imporre un proprio oggetto architettonico è chiara: non c’è intenzione alcuna di inserirsi o di adeguarsi al contesto, caratteristica in questo caso che contraddistingue l’architetto californiano.
Arrivando ai giorni nostri, l’anno scorso è stata decisa la realizzazione di un grattacielo che dovrebbe sorgere accanto al centro commerciale Alexa, vicino al Berliner Congress Center e alla Haus des Lehrers.
L’edificio alto 150 metri e ospitante 39 piani potrebbe diventare così la seconda più alta struttura della città, seguita solamente dalla confinante torre della televisione.
Il progetto è stato realizzato dallo studio d’architettura tedesco Ortner&Ortner Baukunst, fondato a Düsseldorf nel 1978 dai fratelli Laurids e Manfred Ortner, entrambi originari di Linz e con alle spalle un bagaglio culturale e professionale non indifferente.
La loro attività professionale è presente in Europa nelle sedi di Vienna, Berlino e Colonia.
I lavori per la realizzazione dell’opera dovrebbero concludersi nel 2019 e, se portati a termine, concretizzerebbero la prima fase di sviluppo dell’area dal 1993.
La società russa MonArchGroup, con sede a Mosca, è responsabile dell’operazione ed il costo preventivato è di circa 160/180 milioni di euro.
In un’intervista rilasciata da Markus Penell ai microfoni della radio RBB24, il direttore della sede berlinese dello studio Ortner&Ortner Baukunst afferma che l’edificio tende a coniugare in maniera armonica aspetti dell’architettura russa construttivista con quelli della modernità tedesca.
Esso rappresenta perfettamente la tendenza architettonica contemporanea della città di Berlino e della Germania in generale, definibile come la “Neue Sachlichkeit”.
Con questa definizione si vogliono sottolineare diversi aspetti architettonici e culturali della tradizione tedesca.
Fondamentale è in questo caso lo stretto legame con l’architettura degli anni ’20 e dei primi anni ’30, l’architettura disegnata ed edificata dal Bauhaus e costruita duranti gli anni della Repubblica di Weimar, dal 1919 al 1933. Parliamo di strutture la cui chiarezza formale è accentuata da linee rette, verticali od orizzontali che siano, volumi pieni, eliminazione di qualsivoglia elemento strutturale estetizzante. Riassumendo in due parole, chiarezza e sinteticità.
Il progetto prevede 4 “blocchi” costitutivi: uno orizzontale, che è la base della struttura, e gli altri tre verticali. I tre segmenti centrali dell’opera sono, il primo e il terzo uguali, e il secondo, quello in mezzo, speculare agli altri due. Questa sovrapposizione crea sporgenze e rientranze che connotano la tendenza ascensionale dell’opera, ma che conferiscono anche una caratteristica di solidità e stabilità.
Scopo dichiarato di questi interventi urbani non è la pretesa, come per le autocrazie globali arabe o le nascenti tigri asiatiche, di edificare strutture più alte che siano emblema di uno strapotere economico, ma di adeguarsi al contesto globale di cui ovviamente la città fa parte.
Il grattacielo è diventato sinonimo di globalizzazione come lo sono stati prima il vapore, la ferrovia, l’utilizzo del ferro o del cemento armato.
Questo brevissimo riepilogo dei fatti è solo per ricordare che a Berlino nel corso degli ultimi 28 anni, ovvero dal 1989, data in cui è crollato il Muro, sono stati realizzati diversi grattacieli il cui stile differisce notevolmente. In sintesi, questa varietà della produzione architettonica di Berlino è la perfetta rappresentazione della ricchezza del patrimonio storico, architettonico e urbanistico della città, la quale difficilmente si arresterà nel brevissimo periodo.
In ogni caso, quello che bisogna fare è saper visualizzare le realtà molteplici che ci appiano sotto forma di stimoli di diversa natura. La città in questo caso è l’emblema di questa concentrazione di stimoli: visivi, auditivi, olfattivi, tattili, del gusto. A questo punto bisognerebbe saper trovare risposte efficaci ai cambiamenti enormi del passato e a quelli legati all’immediato futuro e questi progetti, che forse vedranno la loro realizzazione nei prossimi anni, ci imporranno indubbiamente altre analisi.
Bisognerebbe essere in grado di osservare con attenzione e provare ad immaginare spazi urbani più inclusivi e democratici, partecipativi, luoghi dove operare in maniera incisiva e radicale.
Non è solamente un problema formale. Bisogna infatti essere protagonisti delle nostre vite, a partire dalle città in cui nasciamo e moriamo, perché sono appunto le città che condizionano il nostro stile di vita.
Il Progetto Tour Guide Berlin è un’esperienza 2.0 condotta dal suo founder Riccardo Militti, che mira alla diffusione di un nuovo prodotto turistico e promozionale della città di Berlino, con particolare attenzione alla sua architettura contemporanea.
Il focus dell’osservazione è l’abitazione, mentre la condivisione del progetto attraverso social e media tende a creare un network di figure altamente specializzate e interessate a questo particolare ambito di osservazione.
Tour Guide Berlin getta così le basi per iniziare un processo di valorizzazione e promozione della città altamente qualificato, utilizzando il viaggio come strumento di diffusione.
Ad oggi, il progetto Tour Guide Berlin conta la collaborazione di Gabriele Rosso (guida turistica certificata della città di Berlino) e di Andrea Capuano (architetto), oltre al suo founder Riccardo Militti (architetto).