Lutto per la cultura italiana: un ricordo di Tullio De Mauro
di Mario Camillo Nardicchia
Tullio De Mauro ci ha lasciato alla vigilia dell’Epifania. Il grande linguista, classe 1932, nato a Torre Annunziata (Napoli) si laureò alla Sapienza di Roma in Lettere Classiche nel 1956. Iniziò presto la carriera di docente nella sua terra d’origine, all’Università Orientale di Napoli, assistente di Glottologia del titolare di cattedra, l’illustre e dottissimo Walter Belardi, sino al 1960.
Fu qui che feci la sua conoscenza, io nelle vesti di studente-lavoratore, che si manteneva mantenevo facendo l’istitutore (10 mila lire al mese più vitto e alloggio) al Convitto Nazionale “Giordano Bruno” di Maddaloni, Caserta, lui studioso mingherlino e acuto, osservatore di fenomeni linguistici a vasto raggio.
L’esame biennale di Glottologia, all’epoca, era lo scoglio più duro per gli iscritti al Nuovo Ordinamento nella sede di Via Mezzocannone, proprio di fianco all’Università Centrale, a due passi da Piazza del Gesù Nuovo, dove Vittorio De Sica girava alcuni suoi film con Sofia e Marcello e noi studenti facevamo a gara per farci prendere come comparse per la ricompensa di 50 lire!
Tullio De Mauro era un desaussuriano convinto e aveva tradotto “Cours de linguistique générale”, l’opera fondamentale, anche per noi studenti, del famoso linguista ginevrino Ferdinand De Saussure. Soprattutto sapeva interpretarla e spiegarla con facilità per cui, agli esami, dinanzi ai due cardini della Glottologia di allora (De Mauro e Walter Belardi), chi aveva seguito costantemente ed attentamente non poteva non meritare un bel “30”.
Il Professore si trasferì poi alla Sapienza di Roma, al Dipartimento di Scienza del Linguaggio, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia.
Nel 2000 Giuliano Amato lo chiamò a far parte del suo secondo Governo con l’incarico di Ministro dell’Istruzione. Pochi mesi dopo il giuramento, Tullio De Mauro venne in visita all’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara e tenne un discorso nell’anfiteatro della Facoltà di Lettere al Campus di Madonna delle Piane, sottolineando la necessità di investire di più sulla scuola, aumentando anche il salario agli insegnanti, tra i meno remunerati dell’Unione.
Andai a salutarlo e gli ricordai i vecchi tempi all’Orientale di Napoli, lui docente ed io studente: ripercorremmo nella mente tanti momenti di vita giovanile, di spensieratezza, in quella Napoli così ricca di fascino e di misteri; ricordava tutti i suoi colleghi docenti: Fabio Cupaiolo, latinista, Nino Accaputo, francesista, Paolo Scarano, storico, Giuseppe Carlo Rossi, iberista (spagnolo e portoghese), Teodor Onciulescu, esperto di filologia romanz e, ovviamente, il suo maestro Walter Belardi, grande amico e collega di Antonino Pagliaro alla Sapenza, al quale Tullio De Mauro subentrò con grande merito.
Le opere di Tullio De Mauro sono numerosissime, così pure le lauree honoris causa da parte di atenei di tutto il mondo e le sue conferenze a ogni latitudine del pianeta. Su tutte svetta il suo “Dizionario della Lingua Italiana”, che continuava ad aggiornare personalmente on line.
Addio professore! Ti salutiamo con l’ultimo pensiero di Ferdinand de Saussure, tratto dalla sua monumentale e fondamentale opera che è alla base della tua formazione e di ciò che hai saputo insegnarci: “la linguistique a pour unique et véritable objet la langue envisagée en elle-même et pour elle-même”.