di Axel Jürs
Dopo mesi di discussioni estenuanti, la grande coalizione (CDU/CSU e SPPD) del governo federale della Germania ha finalmente deciso di nominare il ministro degli affari esteri Frank-Walter Steinmeier come candidato per la Presidenza Federale e successore dell’attuale presidente Joachim Gauck. In realtà Sigmar Gabriel (SPD) aveva già preso e pubblicato la decisione da tempo e anche la Merkel e Horst Seehofer avevano deciso di sostenerla, dopo una sfortunata ricerca di un’alternativa convincente della CDU/CSU e nonostante il parere negativo di alcune persone interne o vicine alla CDU/CSU.
Tra coloro che erano stati considerati papabili come successori di Gauck c’erano Norbert Lammert, Presidente del Bundestag, Norbert Weidmann, Presidente della Bundesbank, Petra Roth,ex-sindaco di Francoforte sul Meno, Wolfgang Schäuble ministro delle finanze, Prof. Wolfgang Huber, ex vescovo della chiesa evangelica di Berlino-Brandenburgo ed ex capo della EKD (Chiesa evangelica della Germania). Non si sa perché tutti questi possibili candidati abbiano dato una risposta negativa e in alcuni casi il rifiuto è stato una vera sorpresa, come nel caso di Norbert Lammert. Molti infatti pensavano che il presidente del Bundestag vedesse il suo ruolo al Parlamento Federale anche come una porta che un giorno gli avrebbe aperto il castello di Bellevue, sede berlinese del Presidente della Repubblica tedesca. Per alcuni è probabile che abbiano ritenuto la possibilità di essere eletti abbastanza irrealistica, anche se nella Bundesversammlung alla CDU e CSU insieme mancano meno di cento voti, per la maggioranza.
Così alla fine il socialdemocratico ministro degli affari esteri è stato proposto come candidato comune da CDU/ CSU e SPD alla Bundesversammlung, assemblea federale tra un mese esatto, il 12 febbraio 2017, e nella quale i tre partner della grande coalizione rappresentano la grande maggioranza di voti.
Il fatto che il presidente federale Joachim Gauck avesse annunciato quest’estate che non voleva ricandidarsi per i prosimi cinque anni, ha messo i partiti della grande coalizione in difficoltà riguardo al loro futuro: la Linke e anche alcuni esponenti dei ‘Verdi avevano proposto già diverse volte alla SPD di eleggere come presidente un candidato comune, presumibilmente anche come simbolo di una nuova coalizione federale in vista.
Spesso le elezioni nella Bundesversammlung hanno dismostrato il futuro politico della repubblica federale: nel 1969, per esempio, l’elezione di Gustav Heinemann fu il segnale della nuova coalizione ante portas tra la SPD di Willy Brandt e i liberali. È proprio per questo che si è detto che Horst Seehofer abbia voluto evitare una candidatura troppo vicina ai Verdi e abbia preferito lasciare spazio ai sociodemocratici e al loro candidato Steinmeier. L’unica eccezzione è rapresentata da Marianne Birthler, che già seguiva Gauck come capo della Stasi-Unterlagen-Behörde (Autorità per i documenti della Staatssicherheit della DDR), attualmente gestita da Roland Jahn.
Purtroppo all’ultimo momento la Birthler si è ritirata, dicendo di non sentirsi sicura di riuscire di adempire a un impegno di quel calibro. Gabriel si sarà forse sentito sollevato, perché, dopo la cancelliera, i conservatori avrebbero per la seconda volta collocato una donna in una posizione illustre, per la prima volta anche come BundespräsidentIN.
Sigmar Gabriel però, come capo della SPD, avrà forse fatto altri calcoli: con Steinmeier eletto presidente, infatti, sorge l’esigenza di trovare un nuovo ministro degli Affari Esteri. Considerando che proprio a gennaio finirà il periodo della presidenza del Parlamento Europeo di Martin Schulz (SPD), potrebbe essere un’idea felice introdurre Schulz nel governo della SPD federale e così corazzarsi in vista delle prossime elezioni contro la Merkel.
Un’altra possibilità: se Martin Schulz entrasse nella dimensione federale della politica tedesca, la Merkel potrebbe anche decidere che 12 anni di cancelleria le bastino. In qualità di “numero uno” del suo partito, inoltre, Sigmar Gabriel avrebbe il diritto di essere proclamato candidato socialdemocratico anche in una nuova coalizione di sinistra, secondo l’attuale modello berlinese.
Di tutto ciò Steinmeier ovviamente non si interessa molto. Figlio di un falegname e attualmente la personalità politica più popolare in Germania, il politico dell’SPD potrebbe avere la possibilità di andarsene conquistando una posizione molto importante e allo stesso tempo, una volta eletto, del tutto indipendente dalla lotta tra i partiti.
Già da giugno i sondaggi vedevano una chiara maggioranza di tedeschi favorevoli a una sua presidenza. Laureato in legge e scienze politiche, Steinmeier è sposato con Elke Büdenbender, giudice amministrativo, e ha una figlia studentessa universitaria. L’eventuale ruolo da “First Lady” di Elke Büdenbender è ancora tutto da discutere. Finora tutte le altre First Lady hanno smesso di lavorare dopo l’elezione dei loro mariti a Presidenti della Repubblica: una decisione che però non sarà facile per la Büdenbender, che svolge il mestiere di giudice con grande passione.
Un altro problema è l’ars oratoria del candidato alla presidenza. Secondo la costituzione tedesca (Grundgesetz), il Presidente della Repubblica ha solo funzioni rappresentative. Di conseguenza i discorsi dei presidenti sono considerati molto importanti, in quanto possono indicare punti deboli della politica e porre questioni meno discusse ma fondamentali. Steinmeier, invece, è abile nella lingua diplomatica, ma non è affatto noto per la capacità di fare discorsi di grande effetto. Al contrario, le sue posizioni hanno finora espresso piuttosto una retorica moderata. Dipenderà dunque anche dai suoi ghostwriter se Steinmeier riuscirà a passare dal suo consueto “dire poco con tante parole” al “dire tanto con poche parole”.
Steinmeier fu capo del Ministero degli Esteri per ben due volte: dal 2005 al 2009, durante il primo governo di grande coalizione guidato da Angela Merkel, e dal 2013 fino ad oggi. La sua carriera politica iniziò già con il governo della Bassa Sassonia, quando Gerhard Schroeder diventò primo ministro e lo nominò capo della Staatskanzlei (Cancelleria della Bassa Sassonia). Nel 1998 lo seguì a Berlino per diventare Kanzleramtsminister (Ministro della Cancelleria Federale), per aiutare anche in questioni strategiche.
Steinmeier è visto come “architetto” della grande riforma sociale, la cosidetta “Agenda 2010”, che nel 2005 costava il potere al secondo governo di Schröder, dopo gravi perdite di voti alle elezioni regionali nel Land del Nord Reno-Westfalia. È stato anche questo il motivo per cui die Linke non ha supportato la candidatura di Steinmeier come candidato comune della sinistra e come simbolo di una nuova coalizione federale, che sarebbe composta dalla SPD, dalla Linke e dai Verdi. I Verdi hanno peraltro definito Steinmeier una persona integra ma, allo stesso tempo, un candidato del “Weiter so!” (prosecuzione dello status quo), che invece loro vorrebbero rivoluzionare.
La Bundesversammlung, che si incontra esclusivamente in occasione delle elezioni di un nuovo presidente, è composta da 1.260 membri, tra i quali i 630 deputati del Bundestag più altrettanti delegati dei Länder. I partiti dei Länder inviano sia parlamentari sia personaggi conosciuti come scrittori, artisti o sportivi.
Nella Bundesversammlung la CDU/CSU rappresenta il gruppo più forte, con con più di 540 voti. Per una maggioranza assoluta ci vogliono 631 voti. Avrebbe una maggioranza nella Bundesversammlung anche una coalizione di sinistra (SPD, Linke, Verdi) e anche una coalizione “nera-verde” (CDU/CSU e Verdi), che però Horst Seehofer (CSU) voleva evitare a tutti i costi.
Per la Bundesversammlung sono previsti al massimo tre scrutini (adesso è più probabile uno scrutinio, con un candidato nominato della grande maggioranza), da tenersi in un’unica giornata. Viene dichiarato eletto il candidato che consegue la maggioranza assoluta dei voti dei membri dell’Assemblea, al primo o al secondo scrutinio. Dal terzo è sufficiente la maggioranza relativa, ed è molto probabile che i candidati in precedenza proposti dalla CDU/CSU non credessero di poter avere la maggioranza assoluta né volessero correre il rischio di perdere in un terzo scrutinio, anche se la candidatura è comunque una cosa onorevole e il fatto di non aver vinto non ha mai rovinato nessuna carriera politica.
Una cosa sola potrebbe ancora rovinare la candidatura del candidato comune della grande coalizione: il “fantasma” di Murat Kurnaz, che fu prigionero a Guantamo dal 2002 al 2006, senza processo e senza sentenza. Quando gli americani scoprirono che Muraz non aveva niente a che fare col terrorismo islamista, offrirono di farlo tornare come cittadino tedesco in Germania. Il capo della Cancelleria federale di quel tempo, Steinmeier, appunto, rifiutò tuttavia il rimpatrio di Kurnaz, nato e cresciuto in Germania in una famiglia di origine turca.
Solo nel 2005 Angela Merkel, nuova Cancelliera, la trovò un’ingiustizia e riuscì finalmente ad accordarsi con gli americani sul ritorno di Kurnaz a Brema. Murat Kurnaz potrebbe quindi diventare un bel peso sulla candidatura Steinmeier e potrebbe anche servire come scusa per non votarlo a tanti conservatori, scontenti dalla decisione della Merkel di non avere nominato un loro candidato.
Per completare questo elenco di possibilità e previsioni, non stona la citazione popolare di Goethe, che si trova alla fine della sua poesia “Il pescatore”. Di sicuro la citazione potrebbe descrivere la situazione attuale del candidato Steinmeier, sostenuto finalmente dalla Cancelliera. La poesia finisce così:
Sie sprach zu ihm, sie sang zu ihm (Parlava a lui, cantava per lui)
Da war’s um ihn geschehn (e lui si innamorò)
Halb zog sie ihn, halb sank er hin (Per metà lei lo tirava, per metà lui si lasciò cadere)
Und ward nicht mehr gesehn (E non si vide più)
Come possiamo interpretare questi versi in relazione alla candidatura di Steinmeier? Forse Steinmeier dovrebbe stare attento. La volle Unterstützung, il supporto assoluto di Angela Merkel, è infatti visto come uno dei rischi maggiori che i politici della capitale tedesca possano correre.