Attentato a Berlino. Un camion si è schiantato contro il mercatino di Natale di Breitscheidplatz, nel distretto cittadino Charlottenburg. L’attacco ha causato 56 feriti e 12 morti, tra cui una ragazza italiana, la 31enne Fabrizia Di Lorenzo.
Attentato a Berlino: la dinamica
Intorno alle 20.20 un autoarticolato con targa polacca proveniente da Hardenbergstraße si è schiantato sulla folla presente e sulle bancarelle del mercatino, per poi fermarsi su Budapester Straße, nei pressi della Chiesa della Memoria.
Sul camion, proveniente dall’Italia e in particolare dal Piemonte, è stato ritrovato morto Robert Łukasz Urban, autista del mezzo, rapito e poi ucciso dall’attentatore, il tunisino Anis Amri. Urban è stato accoltellato e poi colpito alla testa con un proiettile. I documenti di Amri sono stati rinvenuti dalla polizia all’interno del mezzo. Ne è seguita la contestuale emissione di un mandato di cattura europeo.
Attentato a Berlino rivendicato dall’ISIS. Ucciso in Italia l’attentatore
L’orrendo attentato è stato rivendicato dal cosiddetto Stato Islamico in un video divulgato dall’agenzia di stampa Amaq, mentre Amri è stato ucciso in Italia e per la precisione a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, durante un controllo di polizia all’esterno della stazione ferroviaria cittadina.
Alla richiesta dei documenti, Amri aveva estratto dallo zaino una pistola calibro 22 e aveva colpito un agente alla spalla. L’altro poliziotto aveva risposto al fuoco colpendo al costato l’attentatore, morto sul posto nonostante l’intervento dei soccorritori.
La storia di Anis Amri
Amri era arrivato in Italia dalla Tunisia a 18 anni, nel 2011, dichiarando un’età inferiore a quella reale per risultare minorenne. Segnalatosi in varie strutture di accoglienza per un atteggiamento violento e pericoloso, era stato espulso nel 2015, ma una mancata risposta da parte della Tunisia aveva reso inattuabile il provvedimento.
Amri si era quindi trasferito in Germania illegalmente ed era arrivato a Berlino nel 2016. Nella capitale tedesca, dove si manteneva spacciando, aveva conosciuto Ahmad Abdulaziz Abdullah Abdullah, noto come Abu Walaa, un affiliato all’Isis che lo aveva convinto a radicalizzarsi.