Crescere a Berlino est: la storia di Michael #3
Michael è un giovane avvocato nato nel 1975 e cresciuto a Friedrichshain, Berlino est. Dopo la caduta del Muro la sua generazione è stata la prima ad avere un diploma unificato (prima i sistemi scolastici erano ovviamente divisi). Ha studiato giurisprudenza alla Humboldt Universität, a Roma e a Cittá del Capo. Durante il suo praticantato per diventare Volljurist è stato tre mesi presso l’ambasciata tedesca a Pechino, ha quindi lavorato come assistente di ricerca all’universitá di Amburgo ed è stato un funzionario pubblico nel Meclemburgo-Pomerania Anteriore.
Oggi lavora nell’amministrazione della Freie Universität di Berlino ed è tornato a Friedrichshain, dove vive con il suo ragazzo, i due figli che hanno insieme e la madre dei bimbi.
Michael ha visto crollare il Muro di Berlino quando si preparava a entrare nell’adolescenza e ha deciso di fare con noi una lunga chiacchierata su quel periodo. Ci ha parlato di colori, sapori e sensazioni che non ci sono più, di un’altra Berlino e della storia di una Germania divisa, il tutto alternando la consapevolezza dell’etá adulta alle percezioni che aveva da piccolo.
Vi proponiamo quindi un bellissimo viaggio in un passato che non c’è più, ma che ancora resta saldo nella memoria di chiunque l’abbia vissuto. Lo dividiamo in diversi capitoli, che vi porteranno, passo dopo passo, nel cuore della DDR.
Sono nato a Berlino est, a Friedrichshain, e come bambino non sapevo nient’altro. Per questo per me era normale vivere in una città grigia e piuttosto brutta, che per la maggior parte consisteva di Plattenbau e in cui solo pochissimi colori sembravano esistere. Anche i musei dell’”Isola dei musei”, che oggi sono ereditá culturale mondiale sommamente apprezzata, erano a quel tempo molto tristi e a causa dell’inquinamento e anche piuttosto anneriti. Oggi Il Neues Museum è vanto del centro di Berlino. Quando ero bambino mi ricordava invece, piuttosto, una sorta di rovina nera che si trovava tra il Palazzo della Repubblica, che era un edificio di vetro marrone-rossastro con l’emblema della DDR (martello, compasso e gambi di segale) affisso sulla facciata, ed il Bode-Museum, alla fine dell’Isola dei musei.
Il Palazzo della Repubblica fu abbattuto dopo “die Wende” (processo di inesorabile cambiamento che portò alla fine della DDR tra il 1989 e il 1990, ndr) e nel punto in cui si trovava si cominciò a ricostruire il palazzo reale degli Hohenzollern, che i comunisti, dopo la fine della guerra, avevano fatto esplodere per ragioni ideologiche. Esistevano inoltre anche altre zone, in cittá, in cui ancora esistevano edifici semi-distrutti dalla guerra e non ancora ricostruiti. Altre rovine erano state semplicemente abbattute e rimpiazzate da orribili Plattenbau.
D’altro canto gli urbanisti della città, all’est, non dovevano confrontarsi con una societá critica verso il loro lavoro, come invece sarebbe stato normale all’ovest, e in questo modo riuscirono a realizzare molti dei loro strani e inquietanti sogni di presunta modernitá urbanistica. Se ricordo Alexanderplatz, dove oggi il tram corre di nuovo e ai confini della quale stanno costruendo delle case, ricordo un vasto, freddo e ventoso spazio vuoto, nel quale nessuno voleva stare. Oggi ad Alex c’è sempre qualcosa che accade e molte persone si incontrano lì, mentre in passato, la sera o la notte, c’era semplicemente un gran mortorio.
Quando avevo quattro anni i miei genitori, le mie sorelle ed io ci siamo trasferiti da Friedrichshain a Hohenschönhausen, in un appartamento di cinque stanze in un Plattenbau di 11 piani, con riscaldamento centralizzato e “acqua calda corrente che usciva dal muro”. Tutte le case, in quell’area, avevano lo stesso aspetto, cioé erano grandi cubi di cemento. In tutto questo grigio c’erano due cubi blu: due scuole e un asilo. Oltre a questo c’erano anche un cosiddetto “club-trattoria”, dove a mezzogiorno i ragazzini potevano mangiare e in serata potevano andare anche gli adulti (anche se non conoscevo nessuno che ci andasse volontariamente, per quanto era brutto), una HO-Kaufhalle (era il tipico supermercato dell’est, la parola supermarket non esisteva), e una piscina. La Kaufhalle, il club e la piscina avevano tutti degli strani tetti ondulati, che erano molto caratteristici.
Ad ogni modo i palazzi dell’est sembravano tutti uguali, non importava dove andassi, all’interno della DDR, Rostock, Ostberlin, Magdeburg o Dresden, dappertutto c’erano case dello stesso tipo. Dietro la mia scuola c’erano strade con i cosiddetti Altbau, case costruite negli anni trenta o forse anche prima. Erano un po’ più piccole delle altre e con l’intonaco marrone, erano anche decisamente meno brutte dei Plattenbau. Qualcosa che all’epoca non sapevo e che adesso è universalmente noto è che esattamente in quest’area c’era la famigerata prigione della Stasi. A quel tempo probabilmente pochissime persone erano informate di questo fatto. E se penso a questo oggi, inizio a realizzare anche un paio di cose. Nelle scuole, in ogni classe, c’era una specie di libro collettivo con una lista degli studenti e, accanto a ogni nome, anche la professione dei genitori. Vicino al mio nome, dopo il nome di mio padre c’era scritto “fisico” e dopo quello di mia madre c’era scritto “commerciante”. Vicino ad altri c’era scritto “parrucchiera”, “muratore” o “artigiano”. Vicino ad altri ancora c’era invece scritto “impiegato” e questo significava che i genitori in questione lavoravano per il Ministero dell’Interno o per il Ministero per la Sicurezza di Stato. Nella mia classe c’erano molti “impiegati” tra i genitori e oggi penso che probabilmente un paio di loro lavorassero nella prigione della Stasi. Questo é un pensiero davvero strano.
Di seguito i link per chi abbia voglia di leggere tutti i capitoli della storia di Michael:
Crescere a Berlino est: la storia di Michael #1
Crescere a Berlino est: la storia di Michael #2Crescere a Berlino est: la storia di Michael #3Crescere a Berlino est: la storia di Michael #4Crescere a Berlino est: la storia di Michael #5Crescere a Berlino est: la storia di Michael #6Crescere a Berlino est: la storia di Michael #7