di Nicola di Fiordo
Il mese di ottobre, con piccoli ma precisi segnali, prepara Berlino al lungo inverno che la aspetta.
L’aria improvvisamente diventa fredda e tagliente obbligando ad indossare sciarpa, guanti ed indumenti pesanti se si decide di uscire in bicicletta, le coppie si abbracciano più strette camminando lungo il Maybachufer, la pioggia scolora le giornate e le facciate delle Altbauwohnung.
Domenica scorsa il cielo era grigio, nuvole scure minacciavano il torpore sonnolento dei berlinesi e tutto il corredo atmosferico faceva pensare ad un interminabile pomeriggio da trascorrere con il sapore del tipico spleen delle giornate di festa.
Berlino non è una città prevedibile e regala sempre insolite sorprese, alle 15.00 in punto il sole ha deciso di mostrarsi proprio sopra Hermannplatz, scaldando con i suoi raggi obliqui una folla di persone radunata proprio al centro della piazza: i partecipanti alla Trans*March.
Centinaia di persone si sono infatti date appuntamento nella controversa e discussa piazza di Neukölln, richiamate dall’appello lanciato via Facebook dalla giornalista ed intrattenitrice Kaey.
L’argomento della sicurezza e della visibilità delle persone trans e di tutte le altre che non si identificano in una cosidetta “mainstream Geschlechterzuordnung” viene spesso, secondo l’organizzatrice, messo in secondo piano anche durante le manifestazioni istituzionali dell’orgoglio gay (Christopher Street Day, ad esempio) e per tale motivo un raduno che faccia luce sulla discriminazione e le diverse forme di emarginazione delle persone trans* é di estrema importanza.
Kaey ci ha accolto con la sua coloratissima chioma e un grandissimo striscione con il tricolore Trans* azzurro-rosa-bianco, che risplendeva illuminato dai raggi obliqui del sole autunnale.
Le motivazioni di una Trans* March berlinese sono subito giunte forti e chiare attraverso i discorsi di Kaey e di alcuni partecipanti alla manifestazione, in base ai quali c’è ancora molto da fare .“Per noi è sempre fünf nach zwölf” è stato detto al microfono e per questo motivo si rende necessaria una sempre maggiore alleanza e una reciproca assistenza.
Non è passato molto tempo, ad esempio, da quando le persone Trans* non sono più obbligate alla sterilizzazione per poter procedere, sui propri documenti, alla rettifica del proprio stato civile (Gleichstellung von Homo und Transsexuellen). Kaey su questo tema è stata molto risoluta auspicando, inoltre, un’ulteriore semplificazione di questa procedura.
Al termine degli interventi di altri convenuti, il corteo ha cominciato a snodarsi in modo composto, allungandosi su tutta Kottbusser Damm e arrivando lentamente ad Heinrichplatz sotto ad un cielo clemente che, solo in lontananza, tratteneva nubi cariche di pioggia.
Alcuni dei partecipanti sventolavano la famigerata Rainbow Flag, altri portavano fieri striscioni raffiguranti unicorni e vari slogan ad effetto come “La tolleranza non è uguale all’accettazione” o “Trans Pride”, mentre qualcuno, dalle finestre dei palazzi, lanciava cuori di carta sul corteo che avanzava sempre più numeroso.
Passanti curiosi si sono fermati ai bordi dei marciapiedi per capire cosa stesse succedendo, flemmatiche signore anziane passeggiavano incuranti della musica ad alto volume fermandosi sorridendo e salutando con la mano i personaggi colorati che componevano il corteo.
Dopo un intervento della trans*rapper FaulenzA e l’apparizione di un vero e proprio “magico” arcobaleno regalato dal cielo berlinese, dopo tre ore di festa è giunta l’ora del commiato.
Kaey, circondata dai manifestanti, ha salutato emozionata ringraziando tutti per la solidale “passeggiata” domenicale, augurandosi e augurandoci un nuovo appuntamento per il prossimo anno; in quel momento la temperatura ha cominciato ad abbassarsi e il vento a farsi sentire sopra le nostre teste.
Una volta riparato nel tepore e nello sferragliare della U-Bahn, la mente ha cominciato ad affollarsi di immagini e suoni della Trans*March: i capelli rosa di Kaey, la sincerità del sorriso della bellissima ragazza di colore che per tutto il tempo ha manifestato al mio fianco saltando e ballando senza sosta, l’entusiasmo di Karsten, sessantenne di Amburgo conosciuto durante la manifestazione, che ha raccontato il suo passato di militante nelle fila di alcuni movimenti pacifisti sparpagliati nel territorio tedesco.
Una sola frase, un solo pensiero ha cominciato a formarsi nella mia testa mentre, lentamente, si avvicinavano l’Oberbaumbrücke ed il capolinea di Warschauer Strasse: “Who are you to judge me?”.