di Sara Bolognini
Cosa succede ai sospetti terroristi una volta finiti in prigione? Il Berliner Morgenpost spiega che il trattamento per questi “incarcerati speciali” non è in realtà diverso da quello a cui gli altri normali detenuti devono adattarsi.
Per prima cosa viene testata dai servizi sociali la loro sanità mentale e relativa capacità di intendere e volere. In caso emerga un’instabilità mentale interverrà ovviamente il personale medico.
Si prenderanno poi delle misure speciali di sicurezza, applicando dei limiti alla vita che il sospetto condurrà in prigione: alcuni esempi di queste restrizioni potrebbero essere l’obbligo di indossare un’uniforme istituzionale invece che i propri vestiti e il divieto di spostarsi senza l’accompagnamento di una scorta.
Da non ignorare è anche il tema del pericolo suicidi. Per questo motivo, ogni cambiamento sospetto nel comportamento degli incarcerati viene riportato, al fine che si possano predisporre le relative misure preventive. Ciò richiama il caso del suicidio del terrorista siriano Dschaber al-Bakr nelle prigioni di Lipsia, episodio che ha sollevato pesanti critiche alla giustizia sassone e dubbi sulla corretta gestione del sistema carcerario in casi simili.
Per quanto riguarda la capitale, il numero di sospetti terroristi nelle carceri berlinesi ammonta a dieci.