Rifugiato gay a Berlino: “Ho ancora paura”

Photo by culturetastic©
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Nascere gay nel posto sbagliato può rendere la vita una lotta continua. Bashar era un cantante pop piuttosto affermato, in Iraq. Con il successo, peró, si sono diffusi pettegolezzi sulla sua omosessualitá e l’uomo è stato costretto prima a nascondersi, poi a emigrare. La prospettiva di poter vivere in pace e senza sentirsi minacciati è comune a molti omosessuali e transessuali provenienti da aree mediorientali. Molti di loro approdano proprio a Berlino, dove la loro speranza di non dover più nascondersi trova il conforto di un ambiente libero e rispettoso delle diversità.
Purtroppo, però, non è escluso che anche nella capitale tedesca si verifichino episodi inquietanti. Lo stesso Bashar racconta infatti di aver trovato rifugio in un centro per rifugiati lgbt e di aver assistito, una notte, a un attacco da parte di persone che urlavano insulti in arabo, mentre altre, aggredite, sanguinavano dal volto.
Anche durante la breve intervista rilasciata alla giornalista di Channel 4 (e che potete seguire nel video che alleghiamo), si sentono a un tratto insulti in arabo casualmente rivolti al suo indirizzo, mentre Bashar mangia in  un ristorante in compagnia della donna. A lanciarli è un uomo che siede poco distante da lui e che evidentemente trova normale offenderlo in pubblico. “Per questo non parlo arabo” dice Bashar “potrebbero esserci seri problemi, se lo facessi. Al momento parlo solo in inglese”.

A quanto pare, le stesse contraddizioni che in alcuni Paesi del Medio Oriente vedono persone omosessuali e transessuali discriminate, aggredite, molestate o legalmente perseguite nella loro nazione, tendono a riprodursi anche all’interno di contesti occidentali in cui la migrazione ha trasferito dinamiche di sicuro non rappresentative dell’intera comunitá di riferimento, ma comunque reali e preoccupanti. Nell’intervista Bashar dichiara di sentirsi ancora minacciato e parla di paure radicali, come quando teme che possa accadere “qualcosa di brutto” durante il Gay Pride a cui si appresta a partecipare, anche se alla fine decide di esserci perché pensa sia importante, “anche se dovessi morire”. A questo proposito aggiunge: “non voglio che la mia vita si fermi a causa di queste persone”.
In Siria e in Iraq migliaia di omosessuali e transessuali sono scampati a terribili persecuzioni. “Un mio amico è stato immobilizzato e colpito al volto con una pietra diverse volte”, riporta Bashar, aggiungendo “tutto quello che voglio è un lavoro e un piccolo appartamento in cui sentirmi sicuro”.
E di sicuro gli auguriamo con tutto il cuore di continuare ad essere se stesso e a vivere felice come sembra essere nel video del Pride, in cui sorride e dice con slancio “I love you, Berlin”.