Pop-Kultur 2016: Neukölln come il mondo
di Antonio Galietta
Dieci location differenti a coprire ogni angolo del quartiere di Neukölln, che più che un quartiere sembra essere una città nella città, con la sua variegata componente straniera. Queste sono le premesse del Pop-Kultur Festival, che ha avuto luogo la settimana scorsa a Berlino. La tre giorni berlinese si è aperta con il discorso di presentazione tenuto dagli organizzatori e dal sindaco di Neukölln, Franziska Giffey, che ci ha tenuto a sottolineare quanto questa manifestazione, tenutasi l’anno scorso al Berghain, si sia svolta quest’anno nel posto giusto, dato l’enorme tasso di immigrazione registrato nella zona, e anche nel momento giusto, aggiungerei io, considerando l’imminenza delle elezioni.
All’interno del festival si sono tenuti dei workshop a cui hanno partecipato oltre 200 “talenti” da ogni angolo del mondo, selezionati da un’attenta giuria. Tutto questo ha dato carattere ancora più cosmopolita al festival, con decine e decine di ragazzi pronti a scambiare idee, a dispensare consigli, a condividere attese, aspettative e sogni, tutto nel nome della musica e dell’arte in senso più ampio. Tra loro la dj australiana che improvvisava col musicista jazz indiano, la ragazza di Londra che manifestava i suoi dubbi sul fatto che la città inglese potesse essere il posto ideale in cui esprimersi, oltre a sudafricani, congolesi, sudamericani, danesi, olandesi, italiani, francesi, russi e persone e artisti ti tante altre nazionalità.
Gli eventi (live, talk, proiezioni di film, interviste, workshop) organizzati tra Passage Kino, SchwuZ, Vollgutlagers, Huxleys, Heimathafen, Keller, Prachtwerk, Young Arts Neukolln, KinderKunsteZentrum e Hofperle, sono stati tantissimi e diversamente interessanti. Tra i live da segnalare sicuramente quello dell’americana Frankie Cosmos che ha infiammato il Keller con la sua energia e simpatia, nonostante una ruota bucata nel suo viaggio verso Berlino, oppure la regina della musica turca Selda Bağcan, che insieme alla band israeliana Boom Pam ha portato all’Huxley tanti ragazzi e adulti pronti a danzare al ritmo di sonorità arabe, oppure gli statunitensi Algiers, che venerdì 2 settembre hanno dato sfogo a tutta la loro stramberia all’Heimathafen.
Non sono mancati momenti di riflessione, come l’intervista al giornalista inglese Jon Savage, grande conoscitore di musica punk, che ha raccontato le sue esperienze londinesi degli anni ’60 e l’ambiente musicale di quel periodo, oltre a esprimere profondo disgusto per il risultato del recente referendum che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Oppure i messaggi di Selda Bağcan che, dal palco, ha esortato il mondo a virare verso sinistra” e a lottare per la pace e la vera democrazia nella sua nazione.
Come dice il suo stesso nome, il Pop-Kultur è stato sì un festival di cultura popolare, ma anche un festival che ha portato arte, integrazione e fratellanza nel particolare momento storico che stiamo vivendo e che, più che mai, ne ha bisogno.