“Non ho paura di nulla”: in memoria di Oliver Rath
di Cristian Luca Andrulli
Parlare di Oliver Rath, scomparso lo scorso agosto, è forse un mestiere per pochi eletti. “Pochi tra i tanti fan di Oliver sanno distinguersi e solo i suoi amici davvero stretti conoscono bene la vita di un uomo che si è fatto da solo, un uomo fragile che ha reso Berlino bohémien”.
Oliver Rath, nato il 14 aprile 1978 ad Heidelberg, è stato un fotografo tedesco.
Cresciuto a Friburgo ha iniziato la sua carriera come produttore musicale. Conosciuto con lo pseudonimo “Al Kaporn“, ha tentato la fortuna come DJ girando anche un video musicale, ma a causa di un’insoddisfazione latente legata al settore si è dedicato per caso alla fotografia come “autodidatta”. É stato il premio ottenuto nel 2001 a New York, “Il Red Bull Music Academy“, a fargli scoprire il suo vero interesse nei confronti della fotografia, interesse al quale si è dedicato fino alla fine.
Ho visto Oliver Rath un paio di volte e non gli ho mai chiesto nulla, avrei voluto fargli qualche domanda dopo una bella sbronza. Avendo assistito a molti dei suoi eventi l’ho seguito cercando di capire il suo stile. Uno stile, il suo, che analizza il quotidiano e che descrive lo show-business soprattutto berlinese, in grado di trasformare la noia comune in passione. Nessuna scuola gli poteva insegnare la follia creativa che risulta allo stesso tempo così reale e tangibile nei suoi lavori. Le sue sono immagini forti, “maniacali“, di rottura e in cui si può trovare un certo umorismo. Si tratta di un linguaggio dell’immagine “duro e ruvido”, un linguaggio senza allegati diplomatici o compromesso dallo stile, ma alimentato con temperamento non controllato ed elegante e un sottile senso per la semantica. Oliver Rath è un maestro delle piccole cose che spingono una buona immagine a diventare un’immagine eccezionale. Foto controverse che raccontano la quotidianità nascosta di vite solo apparentemente normali.
Dal 2010 viveva e lavorava principalmente a Berlino, dove ha aperto nel 2012 una galleria per la fotografia e l’arte moderna che si chiama “Rathgallery”. La sua galleria, in Rosenthalerstraße 66, è gestita da sua moglie, la gallerista Tina Tröbs. È inoltre collegata all’Hotel Amano, in cui sono esposte anche fotografie di Oliver Rath. Oliver Rath è un po’ Helmut Newton, un po’ Terry Richardson, un po’ Martin Parr, ma soprattutto è Oliver Rath. Stiamo parlando di un uomo che ha fatto della sua vita nella capitale della Germania la sua fotografia e che, con la sua fotografia, ha arricchito la vita di Berlino. Nel suo libro “Berlin Bohème”, un libro fortemente voluto e desiderato, si possono trovare tutti gli scatti, una raccolta di ritratti ironici e sexy, glamour e dissacranti della città.
Le immagini di Rath vanno dalle opere istantanee a quelle concettuali, ispirati dall’idea di libero arbitrio. Scatti dinamici, umoristici, visibilmente refrattari e produzioni spettacolari caratterizzano la sua vocazione. Le sue immagini, spesso provocatorie, mostrano celebrità, la scena di Berlino e modelli in eccesso. Un mondo perduto, il suo, che trova spazio in disegni vivi, disegni di recitazione allegri ed euforici al tempo stesso. Una volta, in seguito ad una conversazione per un’intervista, disse: “Non ho paura di nulla…”. Non di rado, i suoi modelli sono fotografati nudi. In un’altra intervista sull’arte concettuale ha detto: “Tutto è proibito e malvagio, mi emoziona. La personalità pura si mostra senza maschere e veli”. Secondo ARD, “Scena Artist” e “New Pop Artist”, Oliver Rath è stato “uno, il tutto fotografato e tutti”.
Oltre ai berlinesi sconosciuti che l’artista ha fotografato, ha avuto molti volti noti di fronte alla lente, come ad esempio l’allenatore di calcio Jogi Löw, Palina Rojinski e Joko Winterscheidt o il frontman HP Baxxter, la modella erotica Micaela Schäfer, stelle come Boris Becker, Wilson Gonzalez Ochsenknecht e Jürgen Vogel, ma anche il guru della moda Karl Lagerfeld.
Rath ha fotografato anche grandi marchi per beneficenza, come Adidas. Sul suo blog le nuove immagini sono state pubblicate ogni giorno, mostrando i vari aspetti della nostra vita quotidiana. “Le foto sembrano fotogrammi di scene di film con attraverso coreografie previste, oggetti di scena e gli attori di un perfetto cast”. Il suo blog, nel giro di poco, è diventato popolare e seguito su Facebook da 31.000 fan.
Oliver Rath non soltanto ha osato come produttore musicale, fotografato tutto e tutti da professionista, ma ha dipinto alcune delle sue opere come il ritratto di Marlene Dietrich. Resta l’emblema di una società berlinese che non perdona e che ti lascia spesso senza respiro, ma con la voglia di emergere.