A Berlino un tribunale si è pronunciato dando ragione a tre persone che avevano affittato le loro seconde case su Airbnb, di fatto ammorbidendo quella che è stata fino ad ora un’applicazione estremamente rigida della legge vigente. Ricordiamo infatti che in base alle disposizioni attuali è vietato affittare interi appartamenti sul celebre portale. Questa disposizione, che prevede pene pecuniarie fino a 100.000 euro e ha fatto crollare le inserzioni di circa il 40%., è stata preceduta e seguita da accese polemiche.
Il motivo di questo giro di vite è stato più volte reso esplicito da chi ne ha determinato o seguito l’iter. In poche parole la crescita della domanda di appartamenti da parte di chi si trasferisce a Berlino si contrappone, al momento, a una sensibile diminuzione dell’offerta, che a sua volta determina un contestuale aumento dei prezzi. Quello che si critica è il fatto che molte case teoricamente disponibili vengano invece costantemente affittate ai turisti, proprio grazie a siti come Airbnb.
La decisione giudiziale succitata, però, ha dato ragione a tre ricorrenti, che vivono rispettivamente nel nord della Germania, in Danimarca e in Italia, e che hanno deciso di affittare i loro appartamenti di Berlino. Il giudice ha infatti statuito che affittare una seconda casa che altrimenti non sarebbe usata non crea una vera perdita in termini di reale disponibilità di alloggi.
Questo però non significa che in tribunale si debba dare per scontata un’interpretazione favorevole alla generica pratica dell’affitto su Airbnb. Lo hanno imparato bene i quattro manager di stettore che a giugno si sono rivolti al giudice contestando alla nuova legge il fatto di essere lesiva del diritto di proprietá e quindi incostituzionale. L’istanza è stata infatti respinta con la motivazione che la lesione non sussista e che la regolamentazione del fenomeno imposta dalla legge sia giustificata dal pericolo che gli spazi abitativi di Berlino possano diventare, nel tempo, sempre più indisponibili.