La Germania chiede scusa per il genocidio compiuto in Namibia, ma nega un possibile risarcimento

Zentralbild Generalleutnant Lothar von Trotha, der Oberfehlshaber der Schutztruppe in Deutsch-Südwestafrika, mit seinem Stabe in Keetmanshoop während des Herero-Aufstandes 1904. 8932-05
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Generalleutnant Lothar von Trotha, der Oberfehlshaber der Schutztruppe in Deutsch-Südwestafrika, mit seinem Stabe in Keetmanshoop während des Herero-Aufstandes 1904.
8932-05

Nel mese di luglio il governo tedesco ha annunciato che si scuserá con la Namibia per l’orrenda rappresaglia, ben presto diventata una strage di vastissime proporzioni, conclusa ai tempi del dominio coloniale della Germania (durato dal 1884 al 1915).


legge anti-discriminazione

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Tra il 1904 e il 1905 la forte discriminazione razziale, unitamente ai soprusi perpetrati dai coloni tedeschi ai danni degli indigeni, produssero una rivolta iniziata da due gruppi etnici locali, Herero e Nama. In seguito alla ribellione vennero trucidati 123 civili tedeschi.

Si verificò a quel punto una sanguinosa repressione. Il Kaiser infatti inviò 15.000 uomini ai comandi di Lothar von Trotha, a cui fu affidato il compito di soffocare la rivolta in modo spietato ed esemplare.

In uno degli ordini emessi von Trotha dice chiaramente “Ogni Herero trovato entro il confine tedesco, che sia armato o no, che stia pascolando animali o no, dovrà essere ucciso. Non si accettino all’interno dei nostri confini neanche donne e bambini: respingeteli indietro o fucilateli”.

Decine di migliaia di Herero e Nama vennero trucidati, moltissimi, chiusi in campi di prigionia, morirono di stenti e di malnutrizione. Fu un vero e proprio genocidio, come esplicitamente dichiarato a luglio da un relatore del parlamento tedesco, che ha parlato anche di una “guerra razziale”. È facile verificare numericamente questo dato, considerando che su 80.000 Herero che vivevano in Namibia al momento della rivolta, solo 15.000 sopravvissero. Molti cadaveri vennero inoltre decapitati e i teschi inviati in Germania per studi di carattere medico. Dal 2011 la Germania ha cominciato a restituirli.

Per tutte queste ragioni il governo tedesco è fermamente intenzionato a scusarsi con la Namibia, come confermato da una portavoce del ministro degli esteri. L’obiettivo finale è una risoluzione parlamentare che formalizzi una volta per tutte questa assunzione di responsabilità storica.

È stato però sottolineato il fatto che queste scuse non debbano intendersi come presupposto di un obbligo legale della Germania a un risarcimento economico. Berlino motiva questo rifiuto sostenendo di aver già versato centinaia di milioni di euro di aiuti per lo sviluppo della Namibia, dal momento della sua indipendenza dal Sudafrica e quindi dal 1990 in poi.

L’ultimo genocidio di cui Berlino ha avuto modo di occuparsi in parlamento, prima di prendere posizione circa quanto accaduto in Namibia agli inizi del secolo scorso, è stato quello armeno.

In giugno è stata infatti approvata dal Bundestag una risoluzione che ha riconosciuto lo sterminio organizzato degli armeni da parte delle truppe ottomane, tra il 1915 e il 1916 La cosa ha causato una crisi diplomatica con la Turchia e determinato l’inviperita reazione di Erdogan, che ha definito la decisione un “errore storico”.

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