di Letizia Chetta
Questo 2016 è stato a tratti folle, costellato da una serie di fatti talvolta importanti, talvolta gravi, talvolta solo paradossali e da ritmi implacabili. Pensiamo alla nuova frenesia dei tanti per PokemonGo, unita all’ansia elettorale americana, al prosieguo della guerra in Libia e in Siria, alla violenze perpetrate su Aleppo. Lo scorso otto agosto a tutto questo si è aggiunto, a Berlino, un episodio preoccupante. Si tratta dell’incendio avvenuto in uno degli alloggi per i rifugiati (Flüchtlingsunterkünfte) a Berlin-Buch, nel distretto di Pankow, che ha portato all’intossicazione di sei persone, seppur senza gravi conseguenze, e all’evacuazione di 170 profughi, costretti a spostarsi in un alloggio di emergenza nella Glienicker Straße, a Treptow-Köpenick.
Manfred Nowack, presidente dell’ AWO1 di Berlin-Mitte, afferma che l’alimentatore della corrente elettrica è stato danneggiato e che il fastidio dovuto ai cattivi odori sprigionati dal fumo risultava intollerabile. Le cause del fatto rimangono tuttavia ancora piuttosto confuse, nonostante la reazione di alcuni manifestanti del NPD, partito di estrema destra, possa dare adito all’ipotesi che si tratti di un incendio doloso. Gli estremisti, infatti, in serata avrebbero esibito e affisso slogan come “Deutschland uns Deutschen” (la Germania a noi tedeschi), rimossi poco dopo da normali cittadini, indignati per il gesto.
Secondo Frank Henkel, senatore dell’interno appartenente alla CDU, non sarebbe ancora possibile stabilire con certezza se si tratti di un fatto motivato politicamente o di un incidente. La SPD e die Linke si dicono sinceramente scossi e interpretano invece l’accaduto come qualcosa di inequivocabile, vale a dire come un’azione compiuta da persone sicuramente consapevoli della possibilità di ferire o uccidere gli abitanti del rifugio, che finora accoglieva poco più di 300 persone. È lì infatti che, di mattina, si è verificato l’incendio, che si è sviluppato al piano terra di uno dei tre palazzi di Berlin-Buch, fino a toccare appartamenti del primo e del secondo piano. Fortunatamente, il resto del complesso non ha subito danni.