Giovedì scorso il Parlamento tedesco ha approvato a larga maggioranza una nuova legge che considera l’espressione del dissenso, il cosiddetto “no”, sufficiente per qualificare uno stupro come tale, anche se la vittima non reagisce fisicamente. Si discute inoltre della possibilitá di inasprire le pene legate alla molestia sessuale e alle aggressioni di gruppo.
Voci critiche hanno più volte sottolineato il fatto che la Germania sia stata per anni fortemente in ritardo rispetto alla media europea, per quanto concerne la tutela delle vittime di stupro. Basti pensare allo “stupro coniugale”, diventato un reato, in Germania, solo nel 1997.
La nuova legge, approvata tra gli applausi dei deputati, classifica inoltre il palpeggiamento come un reato a sfondo sessuale e rende molto più facile punire le aggressioni di gruppo. In base alla precedente legge, definita nella sezione 177 del codice penale, veniva ritenuta essenziale, al fine di identificare uno stupro, una reazione fisica della vittima. Il semplice fatto di aver esternato il dissenso, in poche parole di aver detto “no”, non era ritenuto sufficiente a stabilire la colpevolezza dell’imputato.
L’inadeguatezza di questa legge ha consentito a molti colpevoli di farla franca, assunto confermato da uno studio del 2014, effettuato su una base di 107 casi dall’Associazione tedesca dei centri di consulenza per le donne e di assistenza in caso di stupro (BFF). Gli autori dello studio avevano dichiarato che in ogni singolo caso valutato, le aggressioni sessuali erano state commesse inequivocabilmente contro la volontà della vittima e che il dissenso era stato comunicato verbalmente all’aggressore. Nonostante questo, quasi regolarmente, o i casi non erano arrivati in tribunale oppure non avevano portato a una condanna. A questo si associava una critica della legge all’epoca ancora in vigore, perchè incentrata troppo sul fatto che la vittima dovesse dimostrare di aver reagito fisicamente e perchè incapace di dipingere realisticamente il vero scenario in cui spesso gli stupri hanno luogo.
In base al sito tedesco n-tv news, solo uno stupro su dieci è denunciato e dei casi che arrivano in tribunale, solo il 10% si conclude con una condanna. “In passato ci sono stati casi in cui le donne sono state stuprate, ma i colpevoli non hanno pagato” ha detto il ministro federale della famiglia, delle donne, degli anziani e dei giovani, Manuela Schwesig. “Il cambiamento nella legge aiuterà a incrementare il numero delle vittime che scelgono di denunciare gli aggressori”, ha aggiunto, “ridurrà il numero di procedimenti penali archiviati ed assicurerà che gli stupri vengano adeguatamente puniti”. Le nuove norme imporranno la valutazione giudiziaria alla luce di tutti i segnali fisici e verbali che qualificano un dissenso e questo significa che, in teoria, dire “no” potrebbe già provare lo stupro.
L’impulso definitivo all’approvazione di questa legge è stato dato da un notevole numero di casi che hanno sollevato il problema davanti ai media e all’opinione pubblica. Il caso delle aggressioni sessuali che hanno avuto luogo la notte di capodanno a Colonia, per esempio, hanno profondamente sconvolto i tedeschi, anche se le conseguenze penali sono state scarse e molti sono rimasti allibiti dopo aver appreso che, ancora una volta, l’aggressione sessuale poteva essere provata, in base alla legge, solo in caso di attiva resistenza fisica della vittima. L’indignazione collettiva, in quella circostanza, ha fatto partire una campagna veicolata dall’hashtag “NeinHeisstNein” (no significa no).
Un altro caso piuttosto famoso in Germania riguarda due uomini assolti dall’accusa di aver drogato e stuprato la modella tedesca Gina-Lisa Lohfink, nonostante avessero caricato in rete un video dell’intero atto, in cui la donna dice ripetutamente “fermatevi” e “no”. Non solo gli uomini non sono stati perseguiti, ma la Lohfink è stata condannata a pagare una multa di €24,000 per falsa testimonianza. La donna ha fatto appello e il caso è stato paragonato allo stupro che negli Stati Uniti ha avuto luogo all’universitá di Standford e alle accesissime proteste che ne sono seguite.
I promotori della campagna di sensibilizzazione sul tema, dicono che la nuova legge é un primo passo, ma che va comunque migliorata, perché non garantisce comunque una protezione adeguata per le vittime che non possono chiaramente comunicare il loro dissenso, per esempio quelle che sono state drogate o sono in stato di incoscienza per motivi vari. Esattamente quello che é successo nel succitato caso dell’universitá di Stanford.
L’attivista Kristina Lunz sostiene che il principio ispiratore dovrebbe esprimersi nella frase “sì significa sí”, prospettiva adottata dalla legge del 2015 approvata in California, che fissa lo standard legale, al fine di qualificare i casi di stupro, nell’espressione del consenso, oltre che in quella del dissenso. La Lunz ha inoltre dichiarato di ritenere semplicemente inaccettabile il fatto che la maggior parte degli stupri in Germania sia rimasta, finora, impunita.