Povera ma sexy: Italia-Belgio
Il telecronista ha una voce piatta e apatica e indugia nelle pause. Lunghi minuti di silenzio tra un passaggio e l’altro della palla.
Si sta giocando Italia-Belgio e in questa kneipe di Spandau siamo in otto: io, il mio amico, tre tedeschi a un tavolo, due alle slot machine, e un vecchietto già ubriaco che non la smette di bere e di sorridere mostrando i denti.
È da poco finito un concerto alla Zitadelle, la gente è defluita calma, tornando a casa, mentre noi si sosta in questo posto abbandonato da dio e dove solo il vecchietto sembra aver trovato il suo. Beve, biascica parole, molte delle quali sono incomprensibili e sgangherate.
Nessuno tifa Italia, ci mancherebbe, e quando il Belgio fallisce un goal anche lui grida: Scheiße!
Al mio sguardo bellicoso risponde con la solita risata interrotta, che ha qualcosa di zoologico e di rupestre: sembra quasi che nitrisca.
In una zona remota del volto, si affaccia come una ferita la sua solitudine, ma nessuno ci fa caso e lui, ad ogni modo, è contento che stasera ci siano dei forestieri.
Campana, ciliegia, re: la slot machine carica un ennesimo tris a vuoto e Pellè segna un goal, quasi sul finale della partita.
Un tizio anonimo lancia allora imprecazioni, forse per l’ulteriore gettone sprecato, forse perché l’Italia ha segnato e qualcuno alle sue spalle sta esultando volgarmente.
Spandau – la vecchia città – intanto rimane fuori; il sole cala sulla Zitadelle portando via con sé il cielo cremisi e segnando il termine del giorno.
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