Un imam sciita si è rifiutato di stringere la mano a un’insegnante della Platanus-Schule, una scuola privata di Berlino, dopo essere stato convocato per un colloquio in seguito al coinvolgimento di uno dei suoi figli in una zuffa in cortile. Diverse volte aveva ricevuto comunicazioni scritte relative ai problemi di comportamento del figlio. In questa circostanza, che lo ha visto presenziare insieme a sua moglie Dilek, l’imam Ucar avrebbe dovuto parlare con gli insegnanti per capire come gestire al meglio la situazione. La discussione ha però preso una piega imprevista quando la donna ha cercato di stringere la mano dell’uomo e lui si è rifiutato, sottolineando di non poterlo fare per ragioni religiose. Lei lo ha accusato di mancarle di rispetto e di misoginia e ha interrotto il colloquio. A quel punto lui l’ha denunciata, accusandola di xenofobia e di aver attaccato la sua libertà religiosa.
L’uomo è uno sciita ortodosso che viene dall’est della Turchia, ha studiato teologia nella cittá iraniana di Ghom e in quella irachena di Nadschaf e vive in Germania da quindici anni. Parla cinque lingue, ma sostiene di non aver ancora avuto il tempo di studiare il tedesco, essendo molto impegnato. Sua moglie, invece, cresciuta nel sud della Germania, lo parla fluentemente.
Nella loro ricostruzione dei fatti, resa alla Rbb i coniugi hanno sostenuto di aver subito spiegato, appena entrati nell’ufficio degli insegnanti, di non poter stringere la mano delle persone di sesso opposto presenti nella stanza e di aver a questo punto ricevuto pressioni sgradevoli, senza che si parlasse minimamente delle ragioni per cui si erano presentati al colloquio. In base a quanto dichiarato dall’uomo, per quattro volte l’insegnante gli avrebbe chiesto di stringerle la mano, dichiarando di esigerlo per una forma di rispetto normale in Germania. L’Imam sostiene di aver rifiutato, ma in modo gentile, sorridendo e ponendosi una mano sul cuore e spiegandole che quel gesto di saluto esprimeva la più alta forma di rispetto, nella sua cultura e religione. La donna avrebbe a quel punto bruscamente posto fine all’incontro. La coppia dichiara di aver aspettato una settimana le scuse della scuola e di aver alla fine deciso, dopo aver constatato che non sarebbero arrivate, di consultare un legale e di denunciare il fatto alla polizia. I due coniugi, che sostengono di essere stati offesi e discriminati, hanno anche ritirato i loro due figli dalla scuola, nella quale dichiarano di non riporre più alcuna fiducia.
Entrambi sostengono che il comportamento dell’insegnante si basi sul pregiudizio e sulla mancanza di rispetto verso altre religioni ed esprima di fatto una forma di xenofobia, che descrivono come sempre più preoccupante in Germania. La moglie accusa l’insegnante di aver urlato a entrambi “dovete adattarvi alla cultura tedesca” e aggiunge di essersi sentita discriminata insieme a suo marito, il tutto in presenza del loro figlio. La scuola non ha voluto commentare nel dettaglio quanto accaduto, ma ha dichiarato di essersi resa disponibile a dialogare con i genitori, anche senza la formalitá della stretta di mano, e sostiene di aver comunicato la cosa sia a loro che al loro legale, senza però ricevere risposta. I coniugi hanno infatti considerato la lettera con cui questa disponibilità è stata espressa non sufficiente a riconoscere loro quella dignità che sentono lesa. Sostengono che per loro l’integrazione consista nel seguire le leggi, non nell’adeguarsi alla cultura del Paese che li ospita, e che potrebbero stringere la mano di una persona del sesso opposto solo ove vi fosse, appunto, un obbligo di legge.