Unconventional Berlin Diary: Volkspark Friedrichshain e l’airone con la swagger

by Angela Fiore
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Finalmente è primavera e sono andata al Volkspark Friedrichshain con mio fratello. “Non c’è niente da fare”, ho detto mentre sorseggiavo una cioccolata in un orario in cui passeggiano solo anziani con il deambulatore, “le belle giornate mettono di buon umore perchè la luce solare stimola la serotonina“. Venti minuti dopo, raggiunto un laghetto con anatre e anatroccoli che sembrava un olio su tela, enunciavo la seguente massima: “sarebbe meglio morire in primavera perchè in primavera tutto sembra bello, anche la fine. Non sono affatto d’accordo con quanto dice De Andrè ne La guerra di Piero“.

“Quelle anatre vivono senza preoccupazioni. Chi sta meglio di loro?” ha rilanciato mio fratello in una surreale variazione di Salinger. “Ma esiste la felicità, senza vera consapevolezza?” ho ribattuto, “se fossimo nutriti e idratati ma non coscienti, potremmo davvero dirci felici?”. Mio fratello ha risposto “non sottovalutare il coma“.

Nel frattempo, mentre la serotonina continuava a dilagare, un airone cinerino faceva sfoggio di sé con una certa fascinosa sfrontatezza. Per questo motivo lo abbiamo ribattezzato l’airone con la swagger. Solo, aggraziato, immobile nella luce del mattino, ignorava completamente di essere un archetipo e un’idea senza tempo, l’immagine dell’airone da millenni.  Bellissimo.

Io non ho questa innocenza e quindi non partecipo della stessa eternità, in verità mi trascino dietro la vita come una busta dell’immondizia, come tutti i sapiens sapiens. Wolfie mi consola e mi vizia con porzioni abbondanti di chili con carne e salatini che normalmente ingurgito davanti a vecchi film, mentre ricevo grattini con la bramosia di questo lemure.

Non risolverò i miei problemi, ma vivo dei bei momenti.

by Angela Fiore
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Glossario.

Wolfie: essere di genere indefinibile. Per metà Ziggy Stardust, per metà Kurt Cobain, per metà la mia metà.

Mio fratello: coinquilina e amica di lunghissima data. Ci chiamiamo reciprocamente “fratello” e parliamo di noi al maschile.

Il bambino: per il mondo è “Ein Arschloch”. Per me è semplicente “il bambino”.

♠”Frühling” (Vier letzte Lieder)”–Richard Strauss♠

lucoLucia Conti ha collaborato con diverse webzines, curando rubriche di arte, cinema, musica, letteratura e interviste. Per “Il Mitte” ha già intervistato, tra gli altri, due sopravvissuti ad Auschwitz-Birkenau e Buchenwald e ha curato un approfondimento sull’era della DDR, raccogliendo testimonianze di scrittori, giornalisti, operatori radiofonici e musicisti. Ama visitare mostre e chiese in tutta Europa, con una particolare predilezione per Bruegel, Van Gogh e Caravaggio e per l’architettura gotica. Tra i registi apprezza in modo particolare Bergman, Wiene, Kitano, Fellini e Lars von Trier e adora l’ultimo Polanski. Per quanto riguarda la letteratura ha una vera ossessione per Kafka e in particolare per “La metamorfosi”, che ama rileggere a cadenza regolare e che produce su di lei uno stranissimo effetto calmante. Privatamente scrive cose che poi distrugge. Con il nome d’arte di Lucia Rehab è frontwoman della band Betty Poison, di cui a volte ha documentato i tour negli USA, in Europa e in Giappone. Attualmente vive e resiste a Berlino.

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