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Pole dance a Berlino: uno sport in forte ascesa

Lee Tom è una pole dancer e viene da Tel Aviv. È la fondatrice e il main trainer del “Pole flow Berlin“, dove insegna pole dance, anche ai principianti, e tiene corsi di flessibilità basati sullo yoga e sul pilates, con elementi di balletto classico.

Pole Flow Berlin © Cesare Zomparelli
Pole Flow Berlin © Cesare Zomparelli

Sei una pole dancer, qui a Berlino. Dove e come ti esibisci?
Vengo da Tel Aviv ed ero solita esibirmi molto, lì. A Berlino la mia attività è ancora sporadica, mi sono esibita al Kater Blau e dovunque potessi portare il mio palo. Il problema è che qui le persone a volte hanno dei pregiudizi verso la pole dance. Altri tipi di danza sono maggiormente diffusi e meno equivocati. Con la pole dance è un po’ più difficile, ma ci sto lavorando.

A Tel Aviv la pole dance è più diffusa che a Berlino?
A Berlino è un fenomeno ancora relativamente nuovo. A Tel Aviv la pole dance è diffusissima e devi lottare per farti strada. Ci sono moltissime pole dancer e lavorano tanto, ci sono gare, eventi collegati, corsi e una grandissima esposizione della disciplina, anche nel mainstream, se consideri che persino gli MTV Music Awards hanno una sezione di pole dance. A Berlino ci sono meno professionisti e più principianti (cosa che va benissimo, per me) e molte persone che non sanno cosa sia. Alcuni ti dicono “ah, sei una pole dancer! Quindi lavori in uno strip club!”, ma non c’entra nulla. Sono due cose completamente diverse.

Pole Flow Berlin © Cesare Zomparelli
Pole Flow Berlin © Cesare Zomparelli

Molte persone fraintendono?
La pole dance è uno sport, che richiede fatica e tantissimo esercizio. Tra l’altro credo che non si potrebbero gestire i ritmi del training che facciamo, lavorando in un night club.

Cosa ti ha portata qui in Germania?
Tante ragioni. Intanto portare la pole dance a una latitudine in cui è poco nota è una cosa che ha senso, perché ci sono molte più possibilità di sviluppare questa disciplina. E poi Berlino è molto centrale, ci sono tanti europei e americani con cui si può collaborare, organizzando per esempio workshop e altri eventi, e in generale ci sono molte più possibilità in questo senso che in Israele, dove c’è più competizione. A Berlino ci sono così tante cose da fare e progetti da sviluppare!

Quando hai deciso di diventare una pole dancer e perché?
Quando avevo più o meno ventun’anni ed ero ancora all’università. Avevo comunque un background “tecnico” sin dai tempi delle superiori, quando frequentavo la scuola d’arte ed ero nella sezione danza. La danza è sempre stata una parte importante della mia vita. L’università è stata dura perché non potevo ballare quanto mi sarebbe piaciuto. Studiavo biologia e chimica, lavoravo in laboratorio, facevo ricerche sull’hiv e pensavo “ma io non voglio fare il biochimico, io voglio ballare!”. Così ho cominciato a guardarmi intorno, come ti dicevo a Tel Aviv la pole dance era promossa moltissimo e quindi mi capitava di vedere foto sui social media o che gli amici mi dicessero: “prova!”. E poi ho saputo che a Gerusalemme avevano aperto questo studio in cui davano lezioni veramente economiche e così ho provato. Da lì tutto è andato avanti velocemente.

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