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Perché promuovere l’insegnamento dell’italiano in Germania

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Monaco: Stati Generali della lingua italiana in Germania

L’Adi è un’associazione che cerca di promuovere in ogni sede l’insegnamento dell’italiano in Germania ed è aperta a tutti i docenti di italiano e a quanti vorrebbero diventarlo, dagli asili nido alle Volkshochschulen, passando per le scuole elementari, i licei, le università e gli istituti privati. L’8 aprile ha organizzato a Monaco gli Stati Generali della lingua italiana in Germania. Abbiamo intervistato l’attuale presidente dell’associazione, Livia Novi, ex insegnante e lettrice universitaria e responsabile del Dipartimento di lingue romanze alla VHS di Monaco. Come e quando nasce la vostra associazione?

Siamo nati sei anni fa da un gruppo di lettori universitari, in Baviera. Essendoci in Baviera più italiani che nel resto della Germania, ci sono anche più lettori e più corsi per lettori. In seguito sono entrate nel direttivo anche persone non bavaresi.

Quanti sono i membri?

Sei membri di direttivo e circa ottanta soci, tutti insegnanti di ogni tipo.

Come è nata l’idea di organizzare gli Stati Generali della Lingua Italiana in Germania?

Due anni fa, nell’ottobre del 2014, a Firenze hanno avuto luogo gli Stati Generali della Lingua Italiana e contestualmente è stato pubblicato un libro in cui si diceva che la Germania sarebbe il Paese in Europa con il maggior numero di persone impegnate ad apprendere l’italiano, ma noi sappiamo, sulla base della nostra esperienza, che non sono tutte rose e fiori.
Molti italiani stanno venendo in Germania perché pensano di poter trovare una collocazione professionale insegnando italiano, ma la cosa non è semplice come sembra, anche perché gli insegnanti sono, in questo caso, per il 90% incaricati che sono pagati solo per le ore di lezione, quindi si tratta comunque di un lavoro precario.

Quindi a voi non risulta questo presunto amore della Germania per la lingua italiana?

Sicuramente c’è un interesse, ma l’insegnamento dell’italiano nelle scuole e nelle università sta tornando indietro. L’apprendimento dell’italiano è soprattutto legato al turismo. Questo è comunque positivo, perché alimenta i rapporti commerciali con l’Italia, l’interesse per i prodotti italiani, etc., ma sarebbe importante che l’italiano diventasse sempre di più anche una lingua per la professione, anche perché ci sono tanti gruppi di italiani, nati e cresciuti bilingui, che potrebbero usare di più le loro competenze linguistiche.

Qual è lo scopo degli Stati Generali della Lingua Italiana in Germania?

Lo scopo è mettere attorno a un tavolo rappresentanti di tutte le istituzioni coinvolte nell’insegnamento dell’italiano, sia italiane che tedesche, e quindi scuole, università, centri di facoltà, Volkshochschulen, dipartimenti di italianistica, enti gestori che fanno corsi di lingua e cultura italiana per i bambini figli di italiani.
Stiamo cercando di capire in che modo si possano trovare sinergie e dove si possa intervenire per promuovere l’italiano nelle scuole e nelle università, rendendolo quindi non solo una lingua per il divertimento, il turismo e il tempo libero, ma anche una lingua viva, utile per il lavoro e per gli scambi commerciali e in grado di dare dei titoli. Ovviamente non risolveremo subito il problema, ma gli Stati Generali sono stati un buon inizio.
Ricordiamo che gli italiani che vivono in Germania sono circa 600.000, siamo la terza comunità di stranieri sul territorio.

Cos’ha di “speciale” l’italiano e perché dovrebbe essere studiato, in Germania?

L’italiano, e questa secondo me è la cosa più interessante, è lingua di cultura, oltre ad essere lingua di migrazione, ed è l’unica lingua in Germania ad avere questo “doppio ruolo”. Lo spagnolo non ce l’ha, il francese non ce l’ha, il turco non ce l’ha.

Il turco è diffusissimo

La lingua turca è più presente dal punto di vista dei numeri, ma è una lingua di migrazione, mentre la lingua italiana ha una grande tradizione come lingua di cultura, sin dai tempi del Grand Tour di Goethe. In Germania l’italiano era presente nelle università da prima degli anni anni sessanta e dagli anni sessanta viene insegnato nelle scuole come terza lingua.
Solo che questi due aspetti della nostra lingua, vale a dire essere contemporaneamente di cultura e di migrazione, non hanno mai trovato un vero punto di contatto, per cui, normalmente, ci sono al mattino i corsi di italiano per i tedeschi e al pomeriggio i corsi di italiano per bambini figli di italiani, quando invece le scuole bilingui, a Berlino, Monaco e Francoforte, riescono a integrare le due cose e in questo senso si dovrebbe lavorare. Il nostro scopo e far avere ai tedeschi un vero contatto con l’italiano, che non dovrebbe essere confinato al pomeriggio, nei corsi facoltativi, ma dovrebbe diventare materia curricolare.

Purtroppo l’italiano, nei ginnasi, soprattutto nel nord della Germania, sta tornando indietro. Non è più presente. In alcuni Länder, come la Bassa Sassonia, non esistono scuole di italiano eppure c’è una presenza italiana fortissima. A Wolfsburg, la città della Volkswagen, che è abitata da moltissimi italiani, si trova una Gesamtschule bilingue italo-tedesca, ma nel resto della Bassa Sassonia l’italiano come materia curricolare non viene insegnato nelle scuole. Infatti non esiste un Fachseminar d’italiano che si occupa della formazione degli insegnanti e nelle due università in cui si può studiare italiano (Osnabrück e Göttingen) non si può farlo come Lehramt, ma solo come Ergänzugsfach per i ginnasi.

Technische Universität Berlin photo
Photo by visitBerlin

Qual è il vostro rapporto con Berlino?

Ci sono dei legami tra Berlino e alcuni membri del direttivo e una di loro è lettrice alla Humboldt. Nel 2012, proprio a Berlino, abbiamo organizzato un convegno. Da lì siamo andati a Bamberg e Dresda, quest’anno saremo ad Osnabrück, Bassa Sassonia. Cerchiamo comunque di essere presenti in tutta la Germania. A Berlino torneremo sicuramente.

Che ne pensate dell’insegnamento dell’italiano a Berlino?

Sappiamo da una nostra socia che a Berlino, allo Sprachenzentrum della TU (Technische Universität), sono stati eliminati dei corsi di italiano e pare abbiano in programma di eliminarli tutti. Questo è assurdo, perché sempre più italiani si trasferiscono nella capitale tedesca, ma a quanto pare si sta ritenendo sempre più spesso che l’italiano sia una lingua inutile e su cui si possa risparmiare, anche se, come ho detto prima, gli insegnanti lavorano prevalentemente per incarichi e vengono pagati solo per le ore di lavoro svolte, quindi questi corsi costano poco, poche migliaia di euro a semestre.

Anche a Berlino, insomma, si sta andando indietro e l’insegnamento dell’italiano viene conservato solo nelle strutture dove viene appreso per ragioni turistiche, a livelli bassi, mentre nelle università si ha l’idea che non serva quanto l’inglese o lo spagnolo.

In Germania si studia più lo spagnolo, dell’italiano?

Sì, sicuramente, soprattutto nelle scuole. L’interesse per l’italiano, in Germania, c’è, ma dobbiamo vigilare per non regredire e soprattutto dobbiamo far passare il messaggio che la nostra sia una lingua utile e importante.

In realtà io ho incontrato molti tedeschi capaci di parlare l’italiano, da quando mi sono trasferita in Germania. Questo mi ha molto stupita!

È una questione anche un po’ generazionale, l’interesse è espresso più che altro da persone dai cinquant’anni in su. Questo perché negli anni ottanta e novanta c’è stato il boom dell’italiano, per via di tutti i rapporti che c’erano tra l’Italia e la Germania. Ora però questa tendenza è un po’ in inversione, tra i ventenni e in generale tra i più giovani si fa molta più fatica a trovare qualcuno che parli italiano.

Quali sono le vostre prossime iniziative?

Intanto, attraverso gli Stati Generali, speriamo di entrare in contatto con chiunque voglia sostenere il nostro progetto. Siamo un’associazione volontaria di persone che lavorano e nel tempo libero si occupano di questo tema, che riteniamo importante. Speriamo di creare anche un rapporto con le istituzioni, sia tedesche che italiane, e devo dire che già abbiamo suscitato dell’interesse perché Fausto Panebianco, il consigliere dell’ambasciata italiana addetto alla politica culturale, ha partecipato all’evento ed espresso il suo interesse.

Come vuole concludere questa nostra intervista?

L’importante è mettere in evidenza il fatto che ci siano tanti insegnanti di italiano. Questo rende assolutamente necessaria una politica linguistica ad hoc. Il mercato delle lingue è un mercato come gli altri e la lingua è un veicolo promozionale eccellente per promuovere l’immagine di un Paese ed è esattamente quello che fa la Germania con il Goethe-Institut, per esempio. Anche noi avremmo i numeri per farlo, ma abbiamo bisogno di coordinare gli sforzi e quindi speriamo che gli Stati Generali abbiano offerto e offrano spunti per riflettere sull’argomento e trovare prospettive future di cooperazione.

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