Ieri sera, intorno alle 19.40, la polizia ha fatto irruzione nel più grande bordello di Berlino, Artemis, ad Orsteil Halensee.
Circa novecento, tra ufficiali di polizia e agenti del fisco, sono entrati in azione. Le accuse sono di evasione fiscale, traffico di esseri umani e lavoro nero.
Con la sua media di circa 110.000 ospiti l’anno e un’estensione di 3000 mq, con piscina, tre saune e fino a cento prostitute attive, Artemis non è soltanto il principale promotore locale del sesso a pagamento, ma anche una meta del turismo sessuale internazionale. Presente addirittura in calendario una giornata speciale per i pensionati.
Sei persone sono state arrestate, tra loro i fratelli S., responsabili della sauna, e due domestiche. Coinvolti nell’operazione sette pubblici ministeri e perquisiti sedici immobili, tra cui un ufficio a Kurfürstendamm.
Al momento dell’irruzione, all’interno del club c’erano circa 220 persone. Trovati inoltre circa 100.000 euro. Chiusa la strada di accesso all’autostrada A10, direzione nord.
A quanto pare l’operazione è scattata dopo circa sei mesi di indagini riservatissime.
I gestori del bordello di lusso, aperto dal 2005, dichiarano ufficialmente che le prostitute fossero tecnicamente indipendenti, mentre i dati raccolti mostrerebbero il contrario, vale a dire la presenza di condizioni da lavoro dipendente, come turni veri e propri, controllo dei prezzi e sanzioni.
Artemis verrà ufficialmente chiuso giovedì.
Bene! In casa nostra, cosa aspetta la Guardia di Finanza a far rispettare in maniera vasta e prorompente i dettami dell’articolo 36 comma 34bis della Legge 248/2006 a riguardo della prostituzione tassata, come indicato nelle Sentenze della Cassazione n. 10578/2011 e 18030/2013? In effetti, grazie alla suddetta normativa, tutte le meretrici in Italia, dalla stradale alla escort, devono pagare le tasse con tanto di relativa partita IVA aperta. Questo sarebbe la salvezza delle casse erariali dello Stato.