La bambola, una cartolina dal parco di Steglitz

franz kafka photo
Photo by Nick Kenrick.
  • di Nora Cavaccini

Se dico Steglitz, il pensiero comune probabilmente vaga da qualche parte nella Berlino Ovest residenziale e benestante, dove lo shopping si affolla intorno alla Schloßstraße. A me, invece, viene in mente un aneddoto.
Si dice che un giorno del 1923, proprio passeggiando nel parco di Steglitz, un signore avesse incontrato una bambina.
La bimba piangeva perché aveva perduto la sua bambola e nel suo pianto infantile vibrava l’eco di quanto terribile, e insicura, può rivelarsi immediatamente la vita. La forza di quelle lacrime era tale, e la profondità così straziante, che l’uomo – solitamente riservato e intento a condurre un tipo di vita schiva e umbratile – si fermò.
Non riusciva a riscuotersi dall’urto di quella tristezza, di quel pianto innocente per la perdita, come quando ci si dispera per la morte di qualcuno, si prova pena, e il tempo pare farsi d’un tratto umido e piovoso.
E così, per calmare la bambina, il signore si inventò una storia.
Le disse che la bambola non si era perduta ma che invece, mossa dalla curiosità di vedere il mondo, era partita per un lungo viaggio e aveva mandato una lettera per lei, che lui stesso le avrebbe recapitato all’indomani.
Rapita da quella fantasia, la bambina si placò; i pensieri tristi passarono sul suo volto come le nuvole nel cielo. E si mise ad aspettare quella lettera.
L’uomo invece rincasò e trascorse la notte a scriverla.
Ma cosa contenessero quelle parole, rimane un trastullo dell’immaginazione.
Forse anche questa storia è solo una fantasticheria e non ci fu nessuna bambola e nessuna bambina in un giorno qualunque nel parco di Steglitz.
Tuttavia, a molti piace pensare che quella cartolina speciale fu consegnata il giorno dopo da quel signore.
Il suo nome era Franz Kafka.

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Photo by judith74

Photo by Nick Kenrick.

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