AperturaI Only Come Out at Night

I only come out at night: clubbing e alienazione a Berlino

Hackescher Markt, 2.30 am

Uno stronzo, ecco cosa sono.
Impudente, presuntuoso, schifiltoso, arrogante.
Quando da adolescente venivo guardato con derisione e curiosità perché un po’ troppo stravagante, tra me e me pensavo “come ti permetti!”, proseguendo per la mia strada. Una strada fatta di basole centenarie, un percorso stretto e storto, tuttavia affascinante, antico, greco, e poi turco e ancora normanno. Sono un isolano orgoglioso ed impetuoso.

Spesso la notte mi scivola di mano e non posso che goderne. Non ho mai preso così tanti taxi come in quest’ultimo anno. La notte è buia e il tempo è invisibile nell’oscurità. Via di corsa ad uno spettacolo burlesque, tra tette strizzate nel reggiseno a spilli, conigli blu su zeppe trasparenti, copie di Marilyn Monroe che ammiccano, stronzi qualunque che si trovano lì dopo una giornata di lavoro alla Berlinale. E io do via il mio numero di telefono per un bacio. Baby, io non rispondo mai al telefono.

Prenzlauer Berg, 4 am

Taxi. È notte, è ancora notte, è sempre notte. Non so nemmeno dove mi trovo esattamente, da un locale ad un altro senza fare un passo. Ero a Kreuzberg, sono a Prenzlauer Berg. Attraversiamo la strada e lasciamo anche questo locale, andiamo da una simpaticissima dj con una voce molto bassa. Mi piace la sua voce. Vive in un attico in una bella zona. Non ricordo bene la sequenza, ad un certo punto una batterista che sostiene di essere andata a letto con Tarantino dice qualcosa accanto al tavolo da pranzo, la sua amica, o come qualcuno mi ha detto, la sua ragazza, mi prende per mano, mi porta su per le scale e mi toglie il bicchiere, poi siamo distesi sul tappeto e mi riprende la mano, io recupero il bicchiere e verso del vino. Sono dei bellissimi calici anni cinquanta.

Le pareti sono tappezzate di vinili, ci sono due piastre collegate ad un mixer e qualcuno mette musica. E infine arriva la luce, entra e ci spoglia tutti. E io chiedo se non sia un problema che la musica vada avanti dalla notte a volume sostenuto. È tutto okay, mi dice la voce bassa. Un altro bicchiere di vino e sto parlando con un dj londinese che non ricordo di aver visto entrare. A tarda mattina andiamo via e passeggiamo per strada, ci rendiamo conto di dove ci troviamo, ci abbracciamo e ci baciamo. È stata una piacevole serata.

Klosterstraße, 2.45 am

Taxi. Mi trovo a Schillingstraße, fendo l’aria con un braccio e sono in auto. Non reggo le luci su di me, tutte le attenzioni degli sconosciuti. Il tassista è un uomo sulla cinquantina ed è piuttosto discreto, finché non arrivo a destinazione. Solo a quel punto mi guarda DAVVERO, nota il trucco e non immagina cosa indossi sotto i vestiti. Mi chiede in che tipo di posto mi abbia portato e cosa succeda lì. Io rispondo che “è un posto, c’è un evento”. È così stupido, me ne rendo conto, ma non posso confessargli perché scappo continuamente da me stesso.

Sono quasi le tre di notte e c’è da aspettare. Mad Kate si esibirà fra poco. Kate è un’artista americana, il corpo è il suo principale mezzo di comunicazione. Mi ha detto dove si terrà la release del nuovo album, non vedo l’ora che esca. Lei è una donna dolcissima e amo il suo accento.

Nell’attesa ascolto i Black Angels. Ultimamente sono ossessionato dal rock psichedelico. Uno sconosciuto mi sta accanto, attira la mia attenzione, mi volto e lui mi bacia. Si sente autorizzato a rifarlo, ma glielo impedisco. Sto gelando e lui parla senza sosta. Io tremo e lui ancora parla. Sibilo. Mi chiede se il problema sia che non mi piaccia. È inarrestabile. È italiano e gli rispondo in romano: “parli a mazzetta, te devi sta’ zitto!”. Lui non parla più e io me ne dimentico. Deve essersi allontanato, non mi importa, anche se, ripensandoci adesso, mi spiace essermi rivolto a lui in quel modo.


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Ed è mattina. Non so mai che ora sia. Mi affretto su per le scale, esasperato dalla presenza della luce diurna. Di notte siamo tutti più belli. Esco. Lascio la notte ed entro nel giorno. Mi ha detto “alla prossima!”. Sono fiducioso.

1978551_10152332656702884_8991540083716097930_oEin Arschloch è un verme metropolitano che vive soprattutto di notte.
Ama l’anatomia, l’arte e, paradossalmente, la campagna.
Odia i tovaglioli di carta, la plastica e svegliarsi al mattino.
Nightwalker, musicista, post-modern dj, D.I.Y. creative.
Ich bin kein Künstler, ich bin ein Arschloch.

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