Questa è una metropoli che è stata più volte bombardata

Sonnenallee - Foto di Pietro Romeo

di Pseudonimo

Anche a Berlino da una ventina di giorni è il 2016. Purtroppo è arrivata pure qui la mezzanotte del 31 dicembre 2015. Cose che succedono un po’ dappertutto; anche se non dovrebbero succedere da nessuna parte e in particolar modo sulla Sonnenallee.

Kaboom!

Sonnenallee - Foto di Pietro Romeo
Sonnenallee – Foto di Pietro Romeo

Petardi: sto pensando da ore ormai cosa può esserci di più ridicolizzabile, ma mi vengono in mente solo l’hockey su prato e la margarina.
Però almeno ora capisco a cosa si riferiva quel tizio intervistato quando disse:

– Questa è una metropoli abituata a rinascere dalle proprie ceneri, visto che è stata più volte bombardata –

Insomma, è vivamente sconsigliato andarsene in giro a zonzo tra i quartieri berlinesi l’ultimo giorno dell’anno, perlomeno se non si è provvisti di immortalità.
Io l’ho fatto e posso assicurare di aver rischiato la pelle in egual misura solo quella volta in cui mi ritrovai  tra gli spacciatori di Scampia con addosso un maglioncino a rombi turchese.
Non sono dunque ciò che si può definire un appassionato di esplosioni, come del resto nemmeno un praticante. Ma devo ammettere che in adolescenza solevo agire diversamente. Non tanto per scelta personale, ma dell’Istituto Autonomo Case Popolari.

Assegnazione Appartamento 5 – Condominio Via Quasimodo 13 – Lotto F – Scala B

Come dire, in un palazzo in cui la delinquenza era considerata un’avanguardia del novecento e la latitanza un modo alternativo di farsi desiderare, non potevo di certo decidere di comportarmi civilmente accendendo solo innocue fiaccolette.
L’ultimo dell’anno perciò, piuttosto che dosare la noce moscata sul purè di contorno al cotechino, lo trascorrevo anch’io ad innescare bombe a mano con cattive compagnie al fine di distruggere infrastrutture comunali e cabine telefoniche.
Il nostro pusher di petardi – ma in effetti di qualunque cosa infrangesse i dieci comandamenti – si chiamava Attilio: aveva 17 anni, una Vespa Special e una scritta tatuata sull’avambraccio che non lasciava spazio alcuno al dibattito sulla parità dei sessi.

– La donna che tradisce non merita perdono –

Una constatazione che non prendeva in considerazione le eventuali sfumature del caso, evitando dunque di valutare i motivi – probabilmente più che legittimi – per cui la signorina in questione poteva essere stata portata all’infedeltà.
Era un maschilista, ma con le idee chiare.
Il suo negozio di articoli criminali era un bunker parecchio inculato tra le campagne: talmente lontano, per dire, da ogni forma di centro abitato, che la civilità più vicina ad esso era quella azteca.

Mi capitò più volte di trascorrere con lui interminabili minuti lì dentro. La paura di essere murato vivo in una parete di calcestruzzo, colpevole com’ero di aver proseguito gli studi dopo le elementari, non credo fosse solo una mia infondata paranoia.
Sarà per questo che adesso detesto ogni fenomeno di combustione? Probabile; ma ad ogni modo è un peccato, alla luce del fatto che a Berlino non è necessario flirtare con la mafia e rischiare la vita per rifornirti di ordigni.
Qui i botti di fine anno li trovi in vendita praticamente dappertutto: persino in Apoteke.
Di solito i farmacisti li posizionano ironicamente accanto a cicatrizzanti di diverso tipo, suscitando in me emozioni che in un certo senso definirei positive.

farmacia photo
In alto, l’insegna di un rivenditore di razzi perforanti e tintura di iodio.

Da Edeka, invece, c’è da dirigersi direttamente al reparto ortofrutta. Il tritolo e le granate stanno in uno scaffale a parte, già, ma appena accanto agli ingredienti per il brodo vegetale e alle rape rosse bio.
E’ questa una mossa di marketing che onestamente trovo geniale, in quanto estende il bacino d’utenza coinvolgendo all’acquisto pure le vecchiettine coi reumatismi.

– Un prodotto così poco distante dal sedano equo e solidale non può essere pericoloso, né tantomeno compromettente per la mia reputazione ultraterrena. –

Pensa così ogni nonnina Schwartz, mentre fa incetta di bombe a mano pure lei.
Insomma, la delinquenza non esiste; è piuttosto un mero fenomeno cognitivo che avviene nella mente del consumatore: se i botti li vende Attilio nel suo bunker imboscato è criminalità, se invece gli stessi botti li smercia Edeka si tratta di commercio al dettaglio.
Eccovi svelato uno dei segreti della grande distribuzione; nella fattispecie, lo stesso che permette di vendere impunemente roba come i ravioli in scatola e i risotti istantanei.

Comunque questa storia delle nonnine reumatiche con la fregola del petardo non l’ho tirata fuori mica a caso: ne incontro una in fila alla cassa dietro di me, proprio il 31 dicembre scorso. Porta in braccio il quantitativo di esplosivo sufficiente a far detonare un cavalcavia nei pressi di Capaci e fa finta di essere stanchissima per passarmi avanti.
Respira affannosamente, poi si ferma e mi guarda con gli occhi di chi cerca compassione e sa che la troverà.
Mi muovo per esaudire il suo desiderio, ma finisce che non ci capiamo e si verifica perciò una di quelle situazioni tipo in cui i due protagonisti sincronizzano a tal punto i propri gesti da bloccare le sorti intere dell’universo per decenni.

Avete presente, come quando vi telefonate tu e la tua ragazza nello stesso istante.
Io mi sposto a destra per facilitarle il transito e lei si sposta nella stessa direzione per facilitare il transito a me, allora mi risposto verso sinistra e lei fa la stessa cosa, dunque mi fermo in attesa che faccia il prossimo passo e lei pure.
Finché ovviamente, non ci schiantiamo l’un l’altro addosso.
Le conseguenze sono molte, ma la principale è la caduta libera della sua spesa esplosiva verso il pavimento.
Sono istanti lunghissimi in cui il supermercato intero si ferma, rassegnato a questo punto a gustarsi la propria imminente fine.
Come norma impone in questi casi, ci dedichiamo perciò tutti a farci passare davanti la nostra vita o quantomeno i suoi attimi più significativi, prima di morire.
E così, mentre la vecchiettina reumatica sta rivedendo il momento in cui scoprì per la prima volta che Brooke di Beautiful tradiva Ridge con Thorne, mi sintonizzo anch’io sul mio canale mnemonico, ma mi appare in sovrimpressione solo il monoscopio Rai che segnala la fine delle trasmissioni. Una vita avara di emozioni, ragazzi.

Monoscopio fine trasmissioni
In alto, quello che appare quando mi scorre tutta la vita davanti.

Poi, finalmente, il materiale detonante impatta sul terreno.
Le mie aspettative epiche, come sempre, rimangono deluse: non scoppia nulla, se non un pacco di uova che schizzando a fiotti combina un casino indelebile sui miei pantaloni.
La vecchietta si scusa costernata porgendomi un rimedio assolutamente sproporzionato alla gravità della situazione: un fazzoletto.
La ringrazio in modo volutamente stronzo, utilizzandolo per soffiarmi il naso.
Poi torno a casa e mi metto a friggere melanzane, mentre la città comincia a scoppiettare in modo piuttosto iracheno.

*Pseudonimo*

profiloQuando ero piccolo tutti avevano un sogno nel cassetto, e invece io ce l’avevo nel portaoggetti della Clio. In ogni caso non s’è ancora realizzato, quindi inutile parlarne. Vivo in questo pianeta da trentasei anni e a Berlino da circa quattro. Dal 2006 in poi ho peggiorato qualitativamente riviste su abbonamento (Progress, Progress Viaggi, All about Italy), webzine (Bazarweb, Fuoribusta), riviste settoriali (Cinemabendato, Wundergammer, Fermentobirra Magazine), cartacei satirici (Mamma) e testate nazionali (Il Fatto quotidiano). Nel 2009 la giuria specializzata del Premio Franco Solinas ha erroneamente giudicato interessante un mio trattamento cinematografico dal titolo “Guarda e passa”, segnalandolo altrettanto erroneamente ai produttori.
Per il Mitte curo la rubrica “Welche sauce?” dal sottotitolo giustamente poco pubblicizzato“Kebab e altri punti di vista fuorvianti su Berlino”
Utilizzo le residue energie vitali nel tentativo di elaborare una maldestra poetica fotografica (www.pietroromeo.net). Attualmente sono inoltre impegnato a vivere la biografia di un altro e a non accontentarmi di quello che ho.