di Lucia Conti
Si abbattono le polemiche sulla gestione mediatica della protesta della comunità russa a Marzahn e sugli sviluppi finali della vicenda.
Smentita dalla polizia di Berlino la notizia dello stupro di gruppo subito da una tredicenne di lingua russa e denunciato da un video recentemente diffuso online e visto da milioni di persone.
Il video mostra una protesta organizzata dalla comunità russa fuori da un centro rifugiati di Marzahn, protesta avente ad oggetto la presunta inazione della polizia nella ricerca dei colpevoli.
Il Berliner Zeitung aveva già parlato della scomparsa e del ritrovamento della ragazzina, datando i fatti rispettivamente all’undici e al dodici gennaio, ma la diffusione del video sui social e altri media ha in seguito amplificato la notizia, arricchendola di particolari agghiaccianti.
A peggiorare la situazione un servizio di Channel 1, canale statale russo che ha dato voce in prime time alla presunta zia della tredicenne, la quale ha parlato di uno stupro durato trenta ore e denunciato invano alle forze dell’ordine.
Un’altra donna, apparentemente cugina della vittima, ha parlato invece di tre uomini dall’aria mediorientale e dal tedesco incerto e di un adescamento in macchina seguito da uno stupro di gruppo. Raggiunta dalle critiche di chi mette in dubbio le sue parole, rese durante un rally organizzato dall’NPD, la donna ribadisce quanto già espresso e sostiene che la ragazzina sia stata interrogata dalla polizia per tre ore senza genitori, chiaramente insinuando che possa essere stata condizionata.
Il fatto che le dichiarazioni della donna siano state rese durante un evento organizzato da un partito di estrema destra, ha fatto in ogni caso sorgere il sospetto che i militanti dell’NPD possano aver avuto un ruolo non marginale nella protesta di Marzahn. Di sicuro il clamore suscitato ha alimentato non poco quel clima di sospetto maturato in Germania dopo le aggressioni avvenute a Colonia la notte di san Silvestro.
La polizia di Berlino si è infine espressa con un comunicato ufficiale in cui ha confermato la scomparsa e il ritrovamento della minore, ma ha negato sia il rapimento che lo stupro.
“Ci è giunta voce di un grande interesse nato in relazione al caso della tredicenne che si dichiarava scomparsa in Marzahn-Hellersdorf” si legge testualmente “confermiamo sia la sua scomparsa che il suo ritrovamento, ma le indagini condotte dal nostro LKA (Landeskriminalamt) escludono sia il rapimento che lo stupro”.
La polizia ha inoltre chiesto comprensione e dichiarato di non poter divulgare ulteriori dettagli per la stessa sicurezza della ragazza e della sua famiglia. Ha quindi rivolto un appello generale affinchè il tema sia trattato con grande delicatezza, soprattutto sui social network.
La vicenda ha creato forti polemiche che hanno investito in primis Channel 1, canale che in Germania è guardato da circa sei milioni di russi e che già nel 2013 era stato fortemente criticato per aver riportato la falsa notizia della crocifissione di un bambino di tre anni da parte di alcuni soldati ucraini. Molto severo a questo proposito è stato Leonid Bershidsky, che su Bloomber View ha sostanzialmente accusato Putin di “usare attivamente la crisi legata ai migranti e la diffidenza dei russi residenti all’estero per destabilizzare i governi che gli sono ostili, incluso quello della cancelliera Merkel”.
L’avvocato Martin Luithle ha invece annunciato, in un’intervista per Deutsche Welle, di aver scritto alle autorità per far aprire un’indagine sul servizio andato in onda su Channel 1. Anche se il canale non è sotto la giurisdizione tedesca, infatti, il corrispondente da Berlino Ivan Blagoi avrebbe violato le leggi che disciplinano i crimini commessi per odio razziale e religioso.