Nuovi stimoli e la Berlino di oggi. Intervista a Crin, street artist italiano che lascia Berlino
di Paola Moretti.
Giampiero Di Lorito, in arte Crin, nasce nel 1979 a Pescara. A trent’anni lascia il posto fisso e le comodità di casa e si trasferisce a Berlino per realizzare il suo sogno: dipingere. Ora che il capitolo tedesco sembra si stia per concludere, è l’occasione giusta per tirare un po’ di somme. In questa intervista Crin ci racconta la sua esperienza nel mondo della street-art berlinese.
Da Pescara a Berlino, come è stato il tuo primo impatto con la città?
Il motivo che mi ha spinto a venire a Berlino è stata la curiosità. Avevo sentito parlare più volte del fermento artistico e della dinamicità di questa città, al punto da voler vedere con i miei occhi se fosse vero. Poi, una volta sul posto, sono stato piacevolmente sorpreso. Berlino mi è piaciuta subito, la sentivo giovane e piena di potenziale. Sembrava si potesse costruire qualcosa di nuovo, sembrava aperta a chiunque vi portasse nuove idee. Era così in effetti. Parlo al passato perché credo che la situazione sia cambiata rispetto a quando sono arrivato io, nel 2009. Berlino ora è cresciuta, si è adeguata alle altre capitali europee, è molto più popolare. Ciò rende più difficile intraprendere un proprio percorso da zero in confronto a sei anni fa. Sicuramente è ancora la città delle possibilità, ma mi sembra si stia gradualmente saturando.
Cosa ti ha dato Berlino che in Italia ti mancava?
Tempo, ispirazione e visibilità. In Italia lavoravo 8 ore al giorno 6 giorni su 7. Non avevo modo di dedicarmi ai miei progetti personali e la trovavo una cosa frustrante. Qui invece sono riuscito a crearmi uno stile di vita che mi ha permesso di concentrarmi completamente sull’arte. Poi la città in sé, i suoi abitanti, la sua storia, il clima, praticamente ogni suo aspetto sono stati fonte di ispirazione. E’ come se mi si fossero risvegliati i sensi quando mi sono trasferito qui. Infine visibilità perché Berlino è una grande meta europea e non solo turistica. La città attira chi si interessa di arte e musica, ma anche gli appassionati di cultura e storia, insomma una grande varietà di persone. Ciò fa sì che le mie opere vengano viste da un pubblico vasto e nomade, non per forza residente a Berlino. E’ una grande opportunità per uno street-artist.
“Street-Artist” è un termine un po’ vago, come lavori esattamente?
Dipende. Quando ho a disposizione grandi superfici, come ad esempio muri cittadini o pareti interne, dipingo prevalentemente con gli spray. Altrimenti lavoro principalmente su tela usando colori acrilici e marker. Spesso però uso anche tavole di legno e cartoni usati come supporti.
Qual è la tua giornata tipo a Berlino?
Tempo permettendo, la mattina, prima di andare al mio atelier, passeggio e faccio foto.Il resto della giornata la passo nel mio studio a lavorare. La sera a volte capita di incontrare amici in qualche locale o andare a mostre in giro per la città. Niente di fuori dal comune.
Qual è stata la tua formazione professionale?
Diciamo che è stata piuttosto varia. Ho cominciato con il liceo artistico, più tardi ho seguito un corso di disegno per animazione ed un altro di video making. Ci tenevo a lavorare sia con il digitale che con il manuale. Successivamente ho lavorato facendo lo scenografo e le riprese video per una compagnia teatrale indipendente: i Teatri Offesi. Infine ho lavorato sei anni come grafico pubblicitario e professionista in stampe digitali flatbed. Il mio ultimo lavoro era interessante perché utilizzava questa tecnologia di stampa in piano che permette di stampare su tutti i materiali, vetro, legno, pelle, eccetera. In questo modo potevo sperimentare l’effetto delle mie grafiche su diversi supporti. Ma ad un certo punto mi sono reso conto che preferivo concretizzare le mie idee piuttosto che realizzare quelle dei clienti.
Come immagini sarebbe andato il tuo percorso artistico se fossi rimasto in Italia?
Credo che sarebbe stato simile per certi versi. Sicuramente avrei abbandonato il posto da grafico, dal momento che sentivo il forte bisogno di impegnarmi sui miei progetti personali. Poi probabilmente mi sarei spostato a Roma, la cui offerta culturale è sicuramente più ampia di quella che offre Pescara. Lì avrei ripreso a dipingere. Poi ovviamente avrei incontrato persone e situazioni differenti rispetto a quelle che mi sono capitate a Berlino.
Come è andata a Berlino a livello di incontri, contatti ed esperienze nel mondo artistico locale?
Berlino è una città che convoglia un numero impressionante di persone da tutto il mondo, soprattutto in campo artistico. Questo mi ha dato modo di venire a contatto con artisti internazionali, collaborare e condividere esperienze con loro. Ciò non può che arricchire e far crescere a livello artistico e personale. Per quanto riguarda gli eventi, le situazioni che mi piacciono di più sono i festival e le mostre collettive, che sono appunto l’occasione perfetta per conoscere nuova gente. Ho partecipato ad Artbase, la prima edizione al sanatorio di Grabow See e la seconda a Teufelsberg. Alcuni degli organizzatori hanno successivamente messo in piedi Graffiti Lobby, durante il quale sono andato a dipingere nelle RAW Gelände. Con l’organizzazione Mitwandler ohne Grenzen ho invece fatto un murales sulla Gneisenaustraße. Poi ho partecipato ad una mostra collettiva allo Stattabad, Artaq, ed alla mostra SIAL- Urban Art exhibition, sempre in una piscina e centro sportivo in disuso, la SEZ di Prenzlauerberg. Queste sono alcune tra le esperienze che ricordo con più piacere.
Secondo te quali sono i vantaggi e gli svantaggi di Berlino per la carriera di un artista?
In primo luogo penso che già soltanto dire “artista da Berlino”, faccia drizzare le orecchie agli interlocutori. Come ho già accennato prima, la città è una grande vetrina. Tutti passano di qui e spesso, molta di questa gente, viene apposta perché interessata all’arte e alla street art. Essere sui muri di Berlino ti fa guadagnare visibilità. Lo svantaggio maggiore forse è che c’è molta competizione. Ci sono veramente tante persone che vogliono fare arte e, se da una parte è positivo per crescere e dialogare con chi fa cose simili alle tue, dall’altra è difficile emergere.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
A livello puramente lavorativo al momento sono in contatto con una galleria di Londra. Stiamo cercando di elaborare un progetto da realizzare nel 2016, ma è tutto ancora in fase embrionale.
In termini più ampi ho intenzione di spostarmi. Sento che ho esaurito il mio tempo a Berlino. Questa città mi ha dato molto e mi ha insegnato tantissimo, ma adesso penso di aver bisogno di un cambio di scenario. Mi servono nuovi stimoli, nuovi paesaggi, nuove sfide.
Cosa consiglieresti ad un artista appena arrivato a Berlino?
Consiglierei di sfruttare al massimo questo posto, allacciare contatti, conoscere gente, cercare visibilità. Credo che Berlino possa considerarsi un trampolino di lancio per iniziare a farsi conoscere. Sicuramente qui non c’è un grande mercato per l’arte, le opere poi si vendono altrove. Per questo consiglio di cercare soprattutto di entrare in contatto con la grande comunità artistica locale, per poi continuare a cercare nuovi stimoli, senza aver paura di spostarsi altrove.
Dopo sei anni ti consideri soddisfatto della tua esperienza a Berlino?
Sicuramente, penso di essere riuscito a prendere tutto quello di cui in questo periodo avevo bisogno. Soprattutto tempo per me stesso, per capire come e che direzione prendere. Adesso però cerco altro, qualcosa che qui non trovo più.
I lavori di Crin si possono vedere qui