Rifugiato siriano ringrazia la Germania offrendo il suo cibo ai senzatetto

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© Facebook / Tabea Bü

di Mattia Grigolo

Questa è una storia come altre migliaia ne conosciamo tutti, che fanno parte della normalità di questo buffo mondo. Una di quelle storie di cui nessuno scrive mai se non per un motivo molto preciso: il contesto. Forse – anzi, probabilmente – noi stessi ne stiamo scrivendo proprio per il contesto.

Cosa vuol dire?

Facciamo un esempio: provate a guardare dei telegiornali per due settimane consecutive, fate lo stesso con dei quotidiani, converrete con noi che le notizie hanno una tendenza ad onda –  anzi, ad ondate –  e converrete con noi che questi flussi non sono altro che dei riflussi, che per natura torneranno a se stessi scomparendo per poi rinnovarsi ciclicamente. Facciamo un esempio nell’esempio: i rifugiati, tutti i telegiornali parlano per settimana dei rifugiati. Attentati a Parigi, tutti i telegiornali e i quotidiani parlano per settimane degli attentati a Parigi. E’ giusto, badate. Più che giusto. L’informazione è anche questa e l’importanza di determinati accadimenti deve essere visibile, impattante.

Però succede anche che qualcuno fa uscire la notizia di una ragazza stuprata in una macchina e allora tutti i telegiornali e quotidiani, per giorni, buttano fuori notizie di ragazze stuprate. Allora il fruitore medio pensa che in un dato luogo e un dato periodo sono aumentati gli stupri e gli stupratori. Nella realtà dei fatti gli stupri ci sono sempre stati, purtroppo, ma l’informazione ha un suo flusso. E un riflusso. Quindi ci sarà un momento in cui non si parlerà più di stupri, ma la gente continuerà a stuprare e a subire stupri.

Non stiamo dicendo assolutamente niente di nuovo e neppure stiamo indagando su tematiche oscure, vogliamo solo dare il giusto peso alle cose, di modo che riflettano, invece che disperdersi in attimi.

L’argomento rifugiati è andato un poco scemando, ammettiamolo. Non se ne scrive più come prima. Siamo di nuovo qui a pensare al nostro orticello. Giustamente, sia mai. Però fino a qualche settimana fa riempivamo valigie di vestiti e cibo e li portavamo nei centri di accoglienza. Eh sì. Ora ci sono altre priorità. Giusto anche questo.

Non facciamo di tutta l’erba un fascio, però siamo l’informazione – in una minuscola misura – e abbiamo il dovere di raccogliere e compattare, seppur distinguere.

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© Facebook / Tabea Bü

Ecco, oggi abbiamo notato questa notizia, arrivata attraverso il Telegraph – pensa che giro – e nemmeno così nuova. Sempre sul pezzo. Allora ci siamo messi a pensare a questa cosa che abbiamo scritto qui sopra, questa perpetua nenia anche banalotta e salmodica.

Dunque se sei arrivato fino a questo punto dell’articolo senza cedere a giustificabili retropensieri, allora vuol dire che ciò che leggerai a seguire ti rimarrà impresso in un modo diverso. Forse, mica siamo qui a fare gli esperimenti, noialtri.

Detto questo.

Alex Assali è stato fotografato e postato su Facebook mentre – un tavolo da campeggio, due pentole, un mestolo e pochi altri utensili da cucina – prepara del cibo per strada e lo offre ai senzatetto di Berlino. L’intento di Alex è quello di ringraziare; è un rifugiato, fuggito da Damasco nel 2007, scappato come molti altri suoi parenti, amici, fratelli, connazionali.

Alex ha cercato una nuova vita in Germania e forse l’ha trovata. Probabilmente non era quella che si aspettava, ma ci chiediamo se davvero un rifugiato abbia la responsabilità di avere delle aspettative. Forse delle speranze, quelle si, di sopravvivere, di trovare una nuova vita. Forse molte altre speranze, che vanno in qualche modo a sostituire i sogni e gli incubi.

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© Facebook / Tabea Bü

Ecco, Alex è per quello che sta ringraziando e lo fa regalando ogni suo sabato mattina ai senzatetto, davanti alla stazione di Alexanderplatz. Pasti caldi a più di 100 persone bisognose. Fa sorridere, perché anche lui è un bisognoso. Questa è una parte dell’articolo scritta in modo da farvi pensare a delle cose. La riscriviamo: Fa sorridere, perché anche lui è un bisognoso.

In Siria la gente voleva ucciderlo e lui in Germania prova a salvare la gente, a suo modo. Il suo motto è “Restituire qualcosa al popolo tedesco“, anche questo lo abbiamo letto sul Telegraph. Vuole ridare a chi lo ha accolto.

Pensate un po’ a com’è bizzarra questa nostra vita, provate ad immaginare un mondo che sia al rovescio rispetto a quello che stiamo vivendo, non sapremmo concepirlo realmente, perché non possiamo avere idea di come incastrare nuovamente, ma al contrario, tutto quello che abbiamo così meticolosamente invertito e rovinato. Noi siamo così, siamo un’onda che si rovescia sul bagnasciuga e poi se ne va, poi torna, poi se ne va, poi torna, poi se ne va, poi torna, poi se ne va, poi torna. Siamo ciclici. Siamo inesauribili, nel bene e nel male.

Un’ultima cosa: Alex Assali non è il suo vero nome, l’ha cambiato dopo essere fuggito dalla Siria. Anche questo dovrebbe farvi pensare.