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Rifugiati in Germania: in discussione l’identità del paese?

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Photo by European Council

La cancelliera Angela Merkel ha affermato che il governo si attende, per il 2015, un numero complessivo di rifugiati pari circa a un milione, modificando al rialzo le precedenti previsioni in base alla quali il loro numero sarebbe stato pari all’incirca a 800.000. In un recente incontro con i capi di stato europei la cancelliera avrebbe descritto con parole drastiche la situazione del proprio paese, ponendo un ultimatum sulla necessità di trovare misure unitarie per affrontare il fenomeno immigrazione e minacciando, in caso contrario, di chiudere le frontiere. L’accordo raggiunto con i capi di stato prevederebbe la predisposizione di un piano suddiviso in 17 punti, che presuppone un aumento delle capacità ricettive di ogni paese, l’incremento dei controlli alle frontiere e la fine del passaggio incontrollato dei rifugiati attraverso le medesime.

L’irrigidimento della cancelliera sul fronte immigrazione ha probabilmente due cause principali: il timore di perdere parte del proprio elettorato, come dimostrerebbe i recenti sondaggi sulle proiezioni di voto, e l’acuirsi della contrapposizione all’interno del partito con l’anima bavarese, la CSU. Nei giorni scorsi, infatti, il Presidente della Baviera, Horst Seehofer, ha minacciato la cancelliera di mettere in campo misure di protezione autonome per bloccare il flusso di migranti proveniente dalla confinante Austria qualora Berlino non intervenisse radicalmente per arginare il flusso migratorio oramai divenuto insostenibile. I Länder, in materia di immigrazione, non hanno sostanzialmente alcun potere e quindi non è ancora chiaro come potrebbe concretizzarsi la minaccia di Seehofer, che tuttavia pone un doppio problema alla cancelliera, non solamente di tipo politico: come allentare il flusso di migranti, che sta realmente mettendo in difficoltà le autorità amministrative in più parti del paese, e come evitare una spaccatura interna al partito.

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Photo by Libertinus

Le contrapposizioni all’interno della CDU/CSU non lasciano peraltro indifferente l’alleato di governo, la SPD, il cui Presidente Sigmar Gabriels (nonché vicecancelliere e ministro dell’industria), forse preoccupato per la tenuta della coalizione, ha affermato che la mancanza di unità all’interno della CDU/CSU rappresenterebbe un pericolo per la democrazia e favorirebbe l’ascesa dei partiti della destra radicale (Pegida). Perché questo timore? La risposta che molti danno è che la contrapposizione all’interno del governo su un tema così caldo potrebbe ridurre la fiducia dei cittadini nei confronti dei rappresentanti politici; gli esponenti di questa tendenza non ritengono infatti, come fanno altri, che sia al contrario l’assenza di alternative a ridurre l’interesse nei confronti della politica e ad aumentare l’appiattimento di una società, rendendola più debole nei confronti di qualsiasi fuga estremista.

E tuttavia per i tedeschi il problema, in questa fase della loro storia, è realmente decisivo e attiene anche all’identità del paese: come comportarsi nei confronti di quest’ondata migratoria che non pare essere destinata a calare? Certamente la Germania non sarà più in grado di accettare tutti coloro che vogliono entrare, sebbene chiunque è consapevole che non esista alcun interruttore che possa essere semplicemente chiuso o aperto. Sulle possibili soluzioni il dibattito è aperto, ma in questo momento qualsiasi proposta sembra distante dalla possibilità di concretizzarsi: porre dei tetti al numero di rifugiati sembrerebbe la risposta più ovvia, così come provare a imporre a livello europeo (soprattutto nei confronti dei sempre più riluttanti paesi orientali) una maggiore collaborazione, mentre istituire delle zone di transito in territorio tedesco o degli hotspot in Grecia appare più irrealistico.

Di certo qualcosa sarà fatto.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul blog di pavel chute.

PAVEL CHUTE è nato a Milano nel 1970. È laureato in Scienze Politiche e in Lingue e Letterature Straniere e ha vissuto a lungo in Inghilterra e in Germania (Berlino, Costanza, Colonia) dove ha studiato Africanologia. Lavora come traduttore e ha iniziato recentemente a scrivere racconti e brevi romanzi.

UNA FINESTRA SULLA GERMANIA è una rubrica rivolta agli italiani che vivono in Germania e a coloro che sono interessati a questo paese, raccontato in modo oggettivo, senza schieramenti, riconoscendone per quanto possibile pregi e difetti. Il tutto con un linguaggio semplice, ma diretto.

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