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Qualcuno ha clonato il Muro di Berlino migliaia di volte

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© Erdal Inci

di Daria Tombolelli

Qualcuno ha costruito un muro a Berlino. In Alexanderplatz, accanto alla torre della tv, poco più in basso.

Ma non c’è da temere, perché stavolta sarà diverso. Questo muro non abbraccia la città, non la taglia in due, non la ferisce. Piuttosto la prende per mano e la porta su, in alto, la lascia svettare sopra il resto, sulle luci, le macchine, le persone.

E poi, all’improvviso, viene giù.

Cade su se stesso disintegrandosi, spinto dalla forza di gravità. Ne rimane solo un cumulo di macerie, composto di piccole tessere, come un gigantesco domino.  E se ci avviciniamo vediamo che queste tessere altro non sono che blocchi di quella stessa struttura, moltiplicati per migliaia di volte e uniti insieme. Il piccolo nel grande, la parte per il tutto, la sineddoche di un simbolo che si frantuma.

Tutto questo accade nel mondo fantastico di Erdal Inci, giovane fotografo turco, straordinario artista della clonazione del se e del video loop.

Già lo scorso anno Erdal, dopo aver trascorso un periodo nella capitale tedesca, aveva utilizzato la città come cornice per alcune delle sue opere, dando vita ad una serie di gif animate in cui esseri umani si muovono, seguendo pattern ripetuti, in alcuni luoghi della città trasformandosi di fatto in automi senza origine e senza scopo.

Sempre allo stesso periodo risale anche questo splendido video loop della celebrazione per i 25 anni della caduta del muro. Un flusso continuo di palloncini che si staccano da terra il 9 Novembre del 2014, liberati nel cielo scuro di una Berlino emozionata ed emozionante.

Questa volta, in “Berlin Wall : A Data Visualization”, l’artista riprende ancora il muro, il suo concetto e la sua estrema concretezza e li unisce.

Sul sito ci conduce attraverso l’evoluzione temporale dell’opera ed inizia scrivendo:
Quando pensiamo al Muro di Berlino, nonostante sappiamo quale fosse la sua lunghezza, non riusciamo a visualizzarne facilmente le dimensioni reali”.
Poi, ci racconta che, con questa idea in mente, inizia delle ricerche di base e scopre che la struttura- tra il 1961 e il 1989 ha attraversato diverse fasi di costruzione, in modo che fosse sempre più solida e sempre più difficile da attraversare. Decide di utilizzare la forma dei blocchi della cosiddetta “quarta generazione”. A questa fase, iniziata nel 1975, appartengono, infatti, i frammenti rimanenti a Berlino e in altre parti del mondo, il che rende la loro tipica forma ad L la più conosciuta e la più rappresentativa.

Legge poi che i blocchi erano 45.000, in cemento armato rinforzato, alti 3.6 metri e larghi 1.5 metri.

Decide quindi di realizzare un modello tridimensionale di un singolo segmento e duplicarlo, appunto, quarantacinquemila volte, componendo tutti i pezzi a formarne in proporzione uno singolo della stessa forma. Simula poi al computer il collasso della struttura come è possibile vedere nel video seguente. L’effetto è davvero impressionante.

Attualmente, è alla ricerca di uno sponsor per stamparne in 3D una versione in scala 1:1 alta quindi 3.6 metri. Lo spettatore, di fronte all’opera completa, potrebbe quindi contemporaneamente riconoscerne facilmente la forma, da lontano, e nella sua interezza, ad uno sguardo ravvicinato.  

Sul suo tumblr è possibile scorrere anche tutte le altre opere, video e immagini in movimento, molte delle quali ambientate nella città in cui vive stabilmente: Istanbul.

Fonti:

I Heart Berlin

Erdal Inci

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