Carmen Consoli, l’abitudine di tornare a Berlino
di Mattia Grigolo
Ricordo precisamente l’istante in cui ascoltai per la prima volta Carmen Consoli. E’ il 1998, io sono minorenne e mio padre fa zapping sull’autoradio, mentre andiamo al mare. Io ho quindici anni e quindi ora posso mandare mia madre nei sedili posteriori, insieme a mio fratello, ed io sedermi davanti, nei sedili dei passeggeri. La radio passa la musica di Lucio Dalla, di Battiato. La radio passa ancora Francesco Guccini. Poi, ormai in Versilia, a pochi chilometri dalla casa al mare, sento questa voce meravigliosamente malinconica cantare di qualcuno che sa benissimo che il cielo è piccolo e il mare è limpido e di una lei che vorrebbe tentare, ma si sente confusa e felice. Sono folgorato, guardo la strada scorrere veloce attorno a noi, in quell’estate che non ricordo altrettanto bene. Mio padre dice: “Ma come canta questa? Ha dei problemi alla voce?”
Il suo nome è Carmen Consoli ed io l’ho amata. Forse soltanto in quell’istante impreciso di caldo e asfalto ed io troppo piccolo per accorgermi di non essere davvero grande quanto pensavo. Quella voce imperfetta che dal suo difetto trova la magia di arrivare in punti lontanissimi e altissimi. Il suo nome è Carmen Consoli, catanese, la canzone “Confusa e Felice” ha gareggiato al Festival di Sanremo 1997, l’anno prima. Io non lo sapevo. Lei non ha vinto nulla. Il giorno dopo chiedo a mio padre di comprarmi il cd, sul lungomare. Lo ascolto tutta l’estate, sul bagnasciuga. Ogni sua canzone è una mia lettera d’amore che regalo al mare.
Il 5 dicembre 2015 Carmen Consoli sarà a Berlino, al Franz Club, per “L’abitudine di Tornare Tour“. Quella ragazzina con i capelli tagliati corti e la frangetta irregolare in alto sulla fronte, ora è diventata una donna, ma non ha smesso di fare ricerca vocale, di cavalcare quella sua particolarità incredibile, che ha lasciato il segno ora.
“L’abitudine di Tornare” è l’ultimo album composto dalla siciliana, un nuovo esperimento in cui la cantante si cala nella parte di “cronista” della società attuale, impastata nei suoi problemi di sempre. Un album coraggioso, che lascia spazio anche a canzoni più introspettive, sempre sorrette dal piglio bizzarro dell’autrice e compositrice.
Insomma, l’attesa è grande, per lei e per me. Per quelle parole d’amore che non ho mai scritto e che le onde si sono portate via, lungo tutti questi anni, dall’Italia a Berlino. Dal 1997 ad oggi.
Mario Venuti
Mario Venuti
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