Blitz antiterrorismo a Berlino e la Germania che entra in guerra

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di Mattia Grigolo

Sono presenti solo Angela Merkel e la sua delfina e Ministra della Difesa Ursula von der Leven, il Ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier e il Vicecancelliere e leader SPD Sigmar Gabriel. Il summit viene convocato d’urgenza, la cancelliera usa parole dure, dirette, non fraintendibili:

“Non possiamo lasciare la Francia da sola.”

Dunque la Germania torna in guerra per la prima volta dopo il 1945, torna alle armi dopo anni in cui ha cercato di essere giusta – come spesso è riuscita a fare – così da sopperire a colpe immense di cui si è riempita inevitabilmente. La Merkel è stata già più volte ‘punzecchiata’ da François Hollande, come colei che ha preferito difendere i propri elettori e un popolo pacifista, piuttosto che aiutare una Francia in ginocchio e bisognosa di urgente aiuto. Hollande era ed è tutt’ora consapevole che la Germania è contraria ad imbracciare le armi, quantomeno la maggior parte degli elettori lo sono.

La Merkel ha replicato che è semplice ‘entrare in guerra’, è molto più difficile poi capire come e quando uscirne. Questo è sacrostanto e i vertici a Berlino si sono schierati con il popolo, con le persone, trovando – per la prima volta da molto tempo – la piena solidarietà. «Senza una risposta militare importante contro Daesh, consentita dalla risoluzione Onu, gli sforzi diplomatici che facciamo saranno totalmente inutili.» Così dichiara il Ministro degli Esteri tedesco Steinmeier.

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Poi la svolta decisiva ed improvvisa. Il summit d’urgenza con ‘i pochi intimi’ consiglieri di Angela e tutto cambia. Ora le dichiarazioni di Steinmeier sono molto più dirette ed incisive: «Senza un confronto militare con l’Isis non usciremo dalla situazione drammatica siriana.» Poco altro da aggiungere in quanto a intenti. Per la Germania è quasi un obbligo morale quello di aiutare la Francia mettendosi in prima linea, una nazione che chiede aiuto a tutta l’Europa per spartirsi gli immigrati e per risolvere il problema dell’eurozona, non può tirarsi indietro quando una nazione è chiaramente presa di mira dall’ISIS e sta affogando sotto ogni suo colpo. «Non possiamo stare a guardare mentre l’Isis si rafforza. E’ necessario l’intervento militare tedesco contro Isis».

«Invieremo in Siria dei tornado, una nave militare, airbus per i rifornimenti e diversi satelliti per le ricognizioni notturne.» Queste sono le ultime parole dure, ma molto chiare, che giungono da Berlino.

Intanto, ieri la Polizia si è adoperata in un blitz in una Moschea nel quartiere di Charlottenburg. Il sospetto iniziale è quello della pianificazione di un attentato, un imam marocchino di 51 anni, Abdul Qader, viene arrestato per sospetta incitazione ad unirsi all’ISIS. L’imam smentisce e viene rilasciato dopo qualche ora. A darne la notizia è in primis Bild, seguito a ruota da altri quotidiani nazionali tedeschi.

Un secondo raid avviene a Britz, a sud di Neukölln, i sospettati sono due, un tunisino e un siriano. Vengono fermati su un furgone perché la Polizia rinviene un oggetto sospetto. Tutta la zona viene evacuata per precauzione, circa 120 persone da sedici palazzi.

Il sospetto generale è quello che si stesse preparando un attentato, ma non a Berlino, bensì a Dortmund. La moschea sarebbe stata luogo di transito e scambio di materiale esplosivo e armi. Nell’operazione sono stati impiegati centinaia di poliziotti e artificieri.

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