La reazione tedesca alle dichiarazioni di Netanyahu
di Emanuela Barbiroglio
Chissà cosa sarà passato per la testa del primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu quando al Congresso Sionista Mondiale ha deciso di dichiarare: «Hitler non voleva sterminare gli ebrei».
Il progetto della Shoah gli sarebbe stato suggerito dal palestinese Muḥammad Amīn al-Ḥusaynī (1897-1974), Gran Muftī di Gerusalemme e leader nazionalista del Mandato britannico della Palestina. Secondo questa teoria, al-Ḥusaynī avrebbe persuaso Hitler che il genocidio fosse meglio della deportazione per non ritrovarsi milioni di ebrei in territorio palestinese. Non contento, Netanyahu si è persino preso la briga di riportare un fantomatico dialogo fra i due nel novembre 1941, dai toni da commedia: – Cosa dovrei farmene di loro? – Bruciarli.
L’intenzione del premier israeliano, più che scagionare la Germania, era evidentemente addossare le colpe storiche sul popolo islamico in quanto tale. Per difendersi dalla critiche, è andato anche oltre: «Non intendevo assolvere Hitler dalla sua responsabilità, ma mostrare che il padre della nazione palestinese voleva distruggere gli ebrei anche senza occupazione». Col risultato di attirarsi un fiume di critiche e la dura risposta del leader laburista Isaac Herzog, che sulla sua pagina Facebook ha definito quella di Netanyahu “una distorsione storica pericolosa”.
E certo non si può ignorare il ruolo che durante la Seconda Guerra Mondiale ebbe il Gran Muftī, fondamentalista, antisemita e coinvolto nel reclutamento delle truppe straniere delle Waffen-SS (i reparti combattenti delle SS). Il professore Dan Michman, direttore dell’Istituto di Ricerche sull’Olocausto alla Bar-Ilan University e direttore dell’Istituto Internazionale di Ricerca dell’Olocausto a Yad Vashem, però sostiene che l’incontro fra i due leader avvenne dopo che la soluzione finale era stata adottata.
Il problema è che, nel contesto degli scontri violenti attualmente in corso tra israeliani e palestinesi (rispettivamente, 10 e 46 morti negli ultimi mesi), fare una dichiarazione che contiene gravi errori di valutazione, allo scopo dichiarato di soffiare sul fuoco di quegli scontri e tirare in ballo l’olocausto per banalizzarlo è un’azione terroristica.
Ma la cancelliera tedesca ha risposto all’offerta di Bibi durante il loro incontro a Berlino mercoledì: no, grazie. Ecco il testo del discorso con cui Angela Merkel ha espresso la sua ferma accetazione della responsabilità esclusiva tedesca.
«Per il Governo Federale, ma anche per me stessa, posso dire che noi siamo consapevoli della responsabilità, la responsabilità dei nazionalsocialisti per la rottura con la civiltà che è stata la Shoah.
Siamo convinti che questo vada sempre, col passare del tempo, trasmesso alle future generazioni, per esempio nella formazione scolastica.
Perciò non vediamo nessuna ragione da parte nostra per modificare la nostra versione della Storia, specialmente in questo caso.
Concordiamo sulla responsabilità tedesca per la Shoah».
Per il giornalista del “Die Welt” Alan Posener è stato uno shock ascoltare un leader ebreo cercare di sminuire il ruolo di Hitler nell’Olocausto: “La sua interpretazione della storia ha i segni dell’opportunismo che definisce tutto il suo comportamento. Scagionando i tedeschi e incriminando un musulmano, spera di farsi più amici tra gli islamofobi europei. La sua motivazione è comprensibile, ma sbagliata. Tutti i razzisti sono anche antisemiti alla fin fine”, ha scritto.