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Rifugiati a Berlino. Un vademecum

Syrian refugees on an overcrowded dingy land on the Greek island of Kos after crossing part of the Aegean Sea from Turkey to Greece, early May 26, 2015. Hundreds of mainly Syrian and Afghan immigrants on Tuesday landed on the Greek island of Kos in the south-eastern Aegean Sea. REUTERS/Yannis Behrakis      TPX IMAGES OF THE DAY
© REUTERS/Yannis Behrakis TPX IMAGES OF THE DAY

di Nora Cavaccini

Davanti alle foto e alle notizie che si susseguono vorticose sull’emergenza dei migranti, sulle migliaia di profughi che perdono la vita in mare o che affrontano viaggi in condizioni aberranti pur di fuggire dalla guerra e dalle dittature, credo che il sentimento sia per molti comune e condiviso.

All’empatia e alla pietà per chi soffre, alla paura, allo sdegno per chi assume in materia posizioni razziste e xenofobe, si affianca la frustrazione dinanzi a politiche spesso inefficienti e fallimentari, e la sensazione d’impotenza di chi, pur sentendo in sé il bisogno di aiutare, non sa bene come muoversi o cosa fare esattamente. Mantenere l’attenzione sul tema, non voltarsi dall’altra parte, rimanere informati su quanto sta accadendo in Europa, confrontarsi con gli altri, assumersi la piena responsabilità di ciò che si pubblica, educare se stessi al confronto, sono già obiettivi importanti.

Ma fronteggiare un’emergenza così grande può significare anche spingersi oltre, dedicando ad esempio parte del proprio tempo o dei propri mezzi economici a sostegno di tutte quelle organizzazioni che lavorano sul campo.  

Per chi vive a Berlino, dunque, può essere d’aiuto ricordare quali sono i principali enti attivi a livello locale e cosa si può fare per sostenerli.

Se è di certo vero che questo dramma richiede anzitutto una politica comunitaria diversa, in grado soprattutto di operare a monte, e se è vero che si fa sempre più urgente la necessità di riconsiderare il Regolamento di Dublino, incapace di fornire un’equa protezione ai richiedenti asilo, è altrettanto vero che le singole volontà, la generosità personale, la solidarietà, sono facoltà che devono (e possono) essere costantemente mantenute in esercizio.

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Evitiamo di fare la fine descritta nel celebre romanzo di McCarthy, La strada, dove un padre e un figlio, soli e senza nulla, in perenne viaggio, si muovono in uno scenario apocalittico, abitato da un’umanità che non ha più nulla di umano, ridotta a uno stato ferale, in cui ogni sopravvissuto pensa solo al proprio tornaconto, pronto a qualsiasi ferocia pur di difendere se stesso e i propri confini. Ricordiamoci piuttosto della massima di Terenzio e delle parole degli antichi: Homo sum, humani nihil a me alienum puto.

Per chi dunque fosse interessato a una panoramica sulle associazioni e le attività presenti sul territorio, si può cominciare col visitare il sito @OhlauerInfo che, oltre a mettere a disposizione una rassegna stampa sugli eventi, le manifestazioni, gli accadimenti che hanno luogo in Germania circa i rifugiati, ricorda accuratamente quali siano le necessità sia loro, che dei volontari che li sostengono.

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Photo by Libertinus

Le forme di aiuto previste investono principalmente i seguenti settori:

Lingua, traduzioni e insegnamento

 Parlare tedesco per gli italiani che vogliono fornire assistenza o, meglio ancora, una delle lingue dei principali paesi da cui i rifugiati provengono (arabo, curdo, etc.) può rivelarsi un requisito molto importante. Aiutare infatti i rifugiati ad orientarsi nel Paese in cui sono approdati, facilitare la comunicazione a livello burocratico e sociale, è un aspetto fondamentale del volontariato. Il sito Moabit hilft (l’ente che si occupa di coordinare l’accoglienza e le forme assistenziali ai rifugiati nel quartiere di Moabit) mette a disposizione un formulario per reclutare tutti coloro che possono dare una mano. Anche il data base degli uffici comunali berlinesi permette di inserire i propri dati personali per dare la propria disponibilità ad attività di volontariato.

Insegnare tedesco o inglese è inoltre di fondamentale importanza per fornire ai rifugiati gli strumenti linguistici di base per affrontare la vita quotidiana in città e un possibile, futuro, inserimento sociale. A tal proposito può essere utile consultare il sito Flüchtlingsrat Berlin che si occupa di educazione e salvaguardia dei diritti dei rifugiati, organizzando anche numerosi seminari sul tema del ricongiungimento familiare e della previdenza sociale.

Donazioni.

La maggior parte delle organizzazioni locali che si occupa del sostegno ai rifugiati è non-profit. Ricevere un sostegno economico può fare in molti casi la differenza.

Si può sostenere il già citato Moabit hilft su questo conto bancario. Altre organizzazioni attive sul territorio e cui si può fornire un aiuto in termini di donazione sono:

Karavane (per i diritti dei rifugiati e dei migranti); Voice in exile (che si occupa in particolare del sostegno e della protezione delle donne); il Forum The Voice (che sostiene la campagna contro la deportazione e l’esclusione sociale dei profughi in Germania).

Rafforzare queste strutture, aiutarle a proseguire nel loro lavoro, è di fondamentale importanza. Al tempo stesso, effettuare una donazione può significare anche regalare beni alimentari, vestiti, oggetti, cose di cui spesso non ci serviamo più e che, invece di essere abbandonate per strada, possono trovare un nuovo e più proficuo uso.  

Acqua, succhi di frutta, verdura, farina, pane, formaggi, cibi in scatola, asciugamani, vestiti, coperte, biciclette… sono questi alcuni dei beni di prima necessità che possono essere donati.

Il sito fluechtlingshilfe.berlin aiuta ad orientarsi in questo senso, fornendo elenchi aggiornati di ciò di cui si ha bisogno e della maniera in cui è possibile recapitare oggetti e cibo. È anche possibile chiamare la LAGeSo (030/90229 – 1001) o inviare loro una email (karin.leiding@lageso​.ber​lin​.de) per chiedere dove sia possibile consegnare e distribuire le merci a disposizione. L’ente Bike Aid Berlin si occupa invece di reperire bicilette da fornire ai rifugiati per rendere loro più facile la mobilità, ritenendola un diritto fondamentale che può aiutare a mantenere e a stabilire i contatti, rendendo più facile gli spostamenti e l’integrazione.

Mettere a disposizione una stanza della propria abitazione.

Nell’era di Airbnb e della paura dilagante nei confronti del diverso, può risultare coraggioso e significativo l’atto di mettere a disposizione una stanza del proprio appartamento (qualora si abbia disponibilità) per offrire accoglienza temporanea ai rifugiati. Il canale ufficiale per farlo è Flüchtlinge Willkommen, sebbene esistano anche mezzi più informali, attraverso i passa parola, ad esempio, o rivolgendosi alle associazioni già citate in precedenza.

Attivarsi, non rinunciare a far sentire la propria voce.

Leggere, crearsi una propria opinione, tenersi informati, sono, come già detto, dei buoni presupposti per contribuire a stimolare un dialogo civile su un tema tanto spinoso. Bisogna anche prestare attenzione a cosa si legge, alle fonti da cui si attingono le informazioni, muovendosi con cautela per non cadere preda di stereotipi o generalizzazioni su problematiche così complesse. Talvolta, pur senza cadere vittime dell’illusione di “liberarsi la coscienza” con un semplice click, può essere importante anche il sottoscrivere petizioni online (il sito che se ne occupa in Germania è change.org) o manifestare la propria voce all’interno di iniziative collettive sui social network. Anche partecipare alle manifestazioni può significare esprimere la propria vicinanza ai rifugiati e, al tempo stesso, sostenere e incoraggiare la protesta nei confronti delle scelte o delle leggi che paiono più discutibili. Il sito The Refugee Movement può essere consultato per aggiornamenti sulle principali manifestazioni (Demonstrationen) che si svolgeranno nei luoghi a voi più vicini.

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