Berlino e Vienna aprono le frontiere
E’ un esodo drammatico. Forse il più tragico di tutti. Scappano dalle proprie case e si mettono in marcia con qualsiasi mezzo possibile. Ma soprattutto a piedi. Occupano intere carreggiate, sono lenti, silenziosi. Sono un’ombra scura che si sposta a coprire ogni cosa come una nebbia. Nuvole di colpe spesso, per chi ha una coscienza e si trova davanti le immagini che ogni quotidiano ed ogni giornale propone da mesi. L’impotenza ancora più della colpa, per tutti gli altri. Sono donne, sono bambini che non sanno nemmeno che parte schierarsi, ma sono costretti a fuggire, sono gli anziani che devono ricominciare da capo quando pensavano di potersi finalmente riposare.
E’ il lavoro dei volontari, che sono stremati da una situazione che volente o nolente, potrebbe sfuggire di mano. Il rischio è altissimo. E’ la voce di chi ci sta e di chi invece no. Chi vorrebbe “chiudere tutto” e chi invece si prodiga per lottare al fine di trovare nuove strutture, in tutta Europa, per accogliere i rifugiati.
Intanto Berlino apre le frontiere. Insieme a Vienna.
E’ successo già due giorni fa: i profughi ungheresi sono arrivati dall’Austria. Gli autobus – messi a disposizione dell’Ungheria – si sono fermati al confine, vomitando fuori migliaia di persone (intorno alle 6.500) C’è un però. Dopo alcune ore Budapest blocca ancora gli autobus, la tensione sale nuovamente.
Tutto è cominciato quando centinaia di immigrati sono rimasti bloccati alla stazione ferroviaria di Keleti, due giorni fa a Budapest, senza avere la possibilità di salire sui treni diretti in Austria. Esasperati si sono messi in marcia, attraversano la capitale e poi il Danubio, riversandosi sull’autostrada Budapest-Vienna e camminando senza sosta, forti della disperazione che non gli lascia scelta che andare sempre avanti senza voltarsi mai indietro.
Dunque arriva in serata la decisione di mettere a disposizione degli autobus per portare i fuggitivi fino al confine, ma è una misura a breve termine. Gli autobus si sono fermati con le prime luci dell’alba, riuscendo a portare sul confine – come abbiamo già detto – intorno ai 6.500 immigrati. Il viaggio è stato lungo fino a Nickelsdorf e poi da qui in treno a Salisburgo, sul confine con la Germania, al fine di ricevere la prima assistenza.
La Germania aspetta almeno 10.000 nuovi arrivi, secondo le stime della Polizia tedesca, ma la Merkel mette immediatamente in chiaro che gli immigrati senza concreta possibilità di ricevere il permesso di soggiorno, dovranno tornare nei propri paesi.
Intanto, non mancano i dissapori, le proteste, anche quelle terribili dei filonazisti tedeschi, anche attraverso i social network. La Polizia cerca di tenere a bada gli estremismi, anche con misure dure – ma ovvie davanti a gesti di puro razzismo – come arresti, sequestri e multe.
Durante la notte passata, nella cittadina di Rottemburg, è andata a fuoco una struttura destinata ad accogliere gli 80 rifugiati che già ci alloggiavano, cinque dei quali sono stati trasportati in ospedale a causa delle ferite e dell’intossicazione. La Polizia non può ancora determinare la causa dell’incendio, ma non si esclude la traccia xenofoba. le autorità hanno dovuto affrontare un altro problema nel sud della Germania, a Neckargemünd, dove una bomba incendiaria è stata lanciata nel cortile di una casa che ospitava 50 profughi.