Impressioni da Berlino #1: dieci foto come bellissime cartoline
Si chiama Elisa Panzariello, è un architetto di interni ed è a Berlino da poco, ma ha un debole per la macchina fotografica. Così un giorno ha contattato la nostra redazione, dicendoci che aveva delle cartoline da farci vedere. Le abbiamo chiesto cosa intendesse per cartoline e ci ha risposto che erano degli scatti inizialmente pensati come reportage diventate poi delle cartoline da mandare come regalo agli amici a casa, in Italia.
Abbiamo pensato fosse un’idea molto romantica. Le abbiamo chiesto se sapeva dirci come e perché aveva scelto i soggetti delle sue cartoline. Elisa ha risposto inviandoci un piccolo pensiero scritto appena arrivata a Berlino.
Non ha pretese di sentirsi una fotografa, ma soltanto “una che fotografa” una città nuova. Abbiamo visto in lei il punto di vista e lo sguardo di chi si ritrova nella Capitale tedesca per la prima volta, con la consapevolezza di restarci. Elisa, per ora, è uno sguardo curioso sulla città, lo si capisce da quello che dice e da come lo dice. E poi, chissà, forse un giorno sarà una grande fotografa e allora quel reportage potrà essere chiamato per quello che è.
Adesso ci sono le sue belle cartoline, scatti rubati a Berlino e raccontati con dolcezza.
Ci è piaciuto il modo con cui si è approcciata a noi, con schiettezza e semplicità. Insieme, abbiamo concluso che le sue cartoline potessero essere pubblicate periodicamente, a blocchi di dieci scatti, accompagnate da un pensiero per ognuna di loro.
Ecco le prime dieci Impressioni da Berlino, di Elisa Panzariello.
#1 Alexanderplatz. Lascio la stazione e punto dritta alla piazza. All’improvviso, girandomi, scopro la torre: un senso di disorientamento mi pervade, lasciandomi ferma per qualche minuto a giocare con un’eclissi bellissima.
#2 La luce rimbalza impazzita tra le pareti a specchio dei palazzi e trasforma la piazza in un quadro surreale. Tutto sembra intangibile. Percepisco tutto in bianconero, eppure i colori sono brillantissimi.
#3
Sembra ci sia tutto il mondo chiuso lì dentro. C’è perfino la California. Che storia.
#4
E quando scopro l’orologio universale più famoso del mondo, la mia sensazione, come un paradosso, viene confermata.
#5
Raggiungo le fondamenta della torre e il mio occhio impazzisce tra linee, punti di fuga, forme e geometriche composizioni. Quel cielo, poi, non lo rivedrò mai più così bello.
#6
Gli spazi infiniti, il verde, le chiese e i palazzi, le panchine all’ombra e l’andirivieni di gente. Ogni angolo è cartolina.
#7
I cantieri che si colorano e si fanno attrattiva. Non smetto mai di stupirmi, mentre cammino sullo stradone.
#8
Senza saperlo, li ritrovo sotto una frescura, possenti a fissare lontano. Riposo i miei piedi stanchi, appoggiando le mani sulle ginocchia. E’ stato un bel guardarsi.
#9 Una biblioteca surreale sprofonda sotto i miei piedi. Non sono solo quegli scaffali ad essere vuoti: rannicchiata su quella lastra trasparente, riesco a sentire il calore delle fiamme. E da lì, mi rialzo svuotata anch’io.
#10
Strano a dirlo, anche a crederlo: arrivo a La porta e questa mi appare piccina piccina. Berlino è così grande dentro che, forse, tutto quello che ha fuori non riuscirà mai a rappresentare tangibilmente cotanta magnanimità.
Elisa Panzariello
Cilento, settembre 1983.
Dopo aver creduto che la Psicologia fosse la sua strada, un giorno, di ritorno dall’Università, si è ritrovata a fissare le cataste di giornali e libri sul design e l’architettura che aveva in camera, comprati fin da quando i suoi compagni di scuola collezionavano fumetti e album Panini.
Così si è fidata della lei bambina, ha cambiato rotta ed è diventata un architetto di interni.
In un’altra vita fa la fotografa.
lapanzarielloaberlino.tumblr.com