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Unconventional Berlin Diary: Pride, l’unione fa l’orgoglio

Omosessualità: non solo un fatto di letto. Identità di genere: non necessariamente un dato di fatto. La capacità di esprimere la propria personalità: un trionfo di punti di vista, atteggiamenti e filosofie. Il diritto: una conquista dell’umanità ancorata al principio di uguaglianza. E l’orgoglio?

Berlino e l’orgoglio di essere tutto

Nelle ultime settimane, a Berlino, ho suonato con artisti che hanno fatto del loro essere gender-fluid un manifesto estetico e artistico.

Ho visto uomini eterosessuali cantare gli Abba in lingerie e tacchi a spillo perché “ogni volta che posso mettere a disagio un omofobo lo faccio con piacere” e al Bassy Club ho diviso il palco con soprano specializzate in feste fetish, spogliarelliste incinte con il disegno del Kinder Sorpresa sulla pancia, cantanti rock in drag e performer che cambiano pelle ogni volta che salgono sul palco e fanno cose interessanti con latte, nastro adesivo e calze velate. Insomma, l’incubo di un Adinolfi qualunque.

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Unconventional Berlin Diary – L’Unione fa l’Orgoglio

“Qualcuno pensi ai bambini!”

Off stage, invece, ho incontrato spesso una “normalissima” famiglia arcobaleno, che mi ha ricordato quanto sia importante difendere la dignità di questi bambini e dei loro genitori, che in Italia sono esclusi dal campo visivo delle istituzioni e dalla società.

Più che rendersi conto del fatto che esistano già moltissime coppie omosessuali con figli e che sarebbe il caso di colmare le lacune giuridiche che creano disuguaglianza e traumi per i minori, infatti, gli influencer italiani del pensiero omofobo e i loro alfieri politici si strappano i capelli come prefiche, a suon di slogan scemi. In questo modo terrorizzano l’uomo medio con visioni di un futuro apocalittico in cui bambini, privati sadicamente del papà e della mamma, saranno lasciati, indifesi e vestiti di fucsia (ma solo i maschi), davanti alle fauci del terribile “gender”.

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Unconventional Berlin Diary – L’Unione fa l’Orgoglio

Intanto, un sacerdote e dirigente di Comunione e Liberazione è prossimo al rinvio a giudizio per pedofilia, nonostante il rifiuto del Vaticano a collaborare con la procura. Fragoroso il silenzio di tutti quei “celebri” sostenitori della famiglia tradizionale, che di solito non fanno che parlare della necessità di difendere i più piccoli da “pericoli” come il matrimonio o le adozioni gay. Combattere i pericoli reali e non quelli immaginari potrebbe essere un buon punto di partenza.

Il Pride di Berlino è sempre più inclusivo

In Christopher Street, durante il Pride, ho passeggiato a lungo con un anziano signore che mi ha raccontato di quando era giovane. Scattava foto a tutti gli stand e guardava con simpatia i carri che sfilavano e tutti quelli che si baciavano. Mi ha fatto moltissima tenerezza e ho adorato il suo “denglish”, con cui mi ha raccontato i tempi lontani in cui lui, tedesco dell’ovest, scopriva l’esistenza di posti proibiti chiamati “gay bar”.

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Unconventional Berlin Diary – L’Unione fa l’Orgoglio

Intanto, il movimento ha fatto parecchi passi avanti e si è diversificato e la stessa manifestazione ha avuto due anime. La parata ufficiale è partita da Charlottenburg, per arrivare, come sempre, alla porta di Brandeburgo. A Kreuzberg si è tenuto invece un evento complementare e diverso, a sostegno di altre minoranze discriminate  come i migranti, i rifugiati e le vittime della povertà e dell’oppressione di governi liberticidi.

Sulle orme della Londra degli anni ottanta

Avendo visto da poco il film “Pride” mi viene naturale pensare a quanto sarebbe bello e soprattutto giusto riproporre, in un contesto storico attualizzato, lo stesso tipo di fronte etico e tattico che unì la comunità gay e i minatori vessati dalla Tatcher, durante lo sciopero del 1984/1985.

Omofobia, xenofobia, pregiudizio… se le minoranze senza voce si unissero tutte, potrebbero diventare un’onda altissima. Se tutti ragionassero come Mark Ashton, le piazze sarebbero più spesso come il Pride di Londra del 1985, aperto dai minatori, sostenuti da omosessuali e lesbiche, nella loro lotta contro la morsa neoliberista voluta dal governo conservatore.


Sophie Scholl

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Dobbiamo solo evitare che religione ed ignoranza anestetizzino i poveri, facciano vergognare i “diversi” e dividano i popoli. E impedire che i libri brucino come un tempo, ma stavolta nel moderno rogo mediatico della politica televisiva e delle semplificazioni della rete.

♠ Colonna sonora: “The Pope song”– Tim Minchin♠

Machete

Machete vive a Berlino dal 2013, in modo intelligente dal 2007 e in modo autoanalitico dal 2017.
Ama scrivere,cgirare il mondo, la musica, il cinema, la letteratura e la serotonina. A otto anni sperava che prima o poi qualcuno avrebbe inventato una pillola contro la morte. Un po’ lo spera ancora.

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