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Il più grande concerto della storia della DDR, che portò Springsteen a Berlino

di Federico Meda

Questo articolo è stato pubblicato in occasione del 27° anniversario del più grande concerto della storia della DDR. Oltre 300mila persone affollarono l’impianto per cantare, all’unisono, “Born in the Usa”, in favore del Nicaragua.

Il velodromo di Weissensee (Radrennbahn Weissensee) era una struttura in calcestruzzo inaugurata nel 1955, dall’allora sindaco della parte Est, Herbert Fechner. 333 metri di lunghezza utilizzati principalmente per le gare in bicicletta e, col tempo e l’evolversi di mode e costumi, anche come arena per i concerti (soprattutto negli anni Ottanta) e per competizioni sportive di motocross e trial che rispondevano ai nomi di “Berliner Bahnmeisterschaft” o “Großer Osterpreis”. L’impianto, inserito nel grande parco di cui fa parte anche il Weisser See, era stato costruito sulle macerie del Weissenseer Trabrennbahn, area dove si correva a cavallo fin dal 1878 e che durante la seconda guerra mondiale era stato trasformato in caserma e ricovero per i lavori forzati. La capienza del velodromo era di 9.000 spettatori e a volte si proiettavano film all’aperto, per via dei vicini studios in Liebermannstraße.

È stato demolito negli anni Novanta ma resiste ancora il bassorilievo di Siegfried Krepp, posizionato nel 1964 che ricorda il passato a due ruote dell’area. Fate una passeggiata dalle parti della Rennbahnstrasse (letteralmente la via della pista), il Tenniscenter e lo Sportanlage, impianti che facevano parte del medesimo villaggio sportivo, sono funzionanti e si può ancora percorrere la Ringallee e percepire l’aura del luogo. Ma, come ha messo in luce qualche anno fa la Mitteldeutsche Zeitung, dello storico velodromo rimane solo l’opera di Krepp e un cancello arrugginito. Eppure, oltre ai ciclisti, qui hanno suonato i Rolling Stone, Bruce Springsteen, David Bowie e si è fatta la storia della DDR.

Il più grande concerto della Germania dell’Est

Era l’estate del 1988, “Der Sommer”. Si iniziò in giugno, con il più grande festival rock che la DDR ricordi. Erano presenti Joe Cocker, The Wailers, Bryan Adams, James Brown e tanti altri gruppi, tra cui alcuni della Germania orientale (tipo City, Die Zöllner). Un evento pazzesco messo su dal partito per evitare che si ripetesse la scena di un anno prima, quando una folla si era assiepata, al di qua del muro, per ascoltare Phil Collins, gli Eurythmics e David Bowie: una protesta pacifica finita con arresti. Per non essere da meno, ecco che le star vengono ingaggiate anche a est. Non solo, Il mese successivo al festival, il 19 di luglio, Bruce Springsteen fa tappa a Berlino per il suo “Tunnel of Love Tour”. La FDJ parla di un “concerto di solidarietà per il Nicaragua”, il cantautore statunitense lo scopre solo poco prima di salire sul palco ed è tentato di annullare tutto. I biglietti venduti furono 160mila e si dice fossero presenti oltre 300mila persone. Dentro e fuori al Velodromo.

Per sentire il Boss e la E-Street band si organizzarono da tutta la Repubblica, con autostop, treni e Trabant caricate all’inverosimile. Forze dell’ordine e di sicurezza si arresero di fronte all’assalto, pacifico, che questo concerto rappresentò: è giusto infatti parlare della più grande performance solista nella storia della DDR, ma è un record che vale anche per Bruce Springsteen!

«È bello essere a Berlino Est. Voglio dirvi una cosa: non sono contro o a favore di nessun governo. Sono venuto qui per suonare rock-and-roll per voi nella speranza che un giorno tutte le barriere cadranno». La frase per i posteri, pronunciata in tedesco – unico momento “politico” della serata – è stata concordata a lungo e pare che l’agente di Springsteen abbia ottenuto di cambiare all’ultimo la parola “muro” con “barriere”. La canzone successiva fu Chimes of Freedom di Bob Dylan, “rintocchi di libertà”.


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Tanti storiografi sono concordi nell’affermare che quell’appuntamento fu un catalizzatore di emozioni e fu un momento di confronto eccezionale, mai capitato prima in oltre 40 anni di DDR e che contribuì più di tante altre cose alla caduta del muro, avvenuta 16 mesi dopo.

In occasione del 25° anniversario, è stato prodotto un documentario, “Mein Sommer 88 – Wie die Stars die DDR rockten“, in cui oltre a immagini inedite, si è intervistato la ragazza salita sul palco per ballare insieme a Springsteen “Dancing in the dark” (ricordate? Come Courtney Cox – alias Monica nella sitcom “Friends” – nel video originale) che non ha più lavato la felpa indossata quella sera. Anche Radio Eins fece un tributo: 12 ore consecutive di musica per celebrare l’estate più importante della gioventù della DDR.

I media dell’est si sforzarono di dipingere Springsteen come un amico dei lavoratori, che lottava contro le ingiustizie sociali nel proprio Paese. «Un artista», per citare la Neues Deutschland di allora – «impegnato a fronteggiare i problemi dei giovani disoccupati in un’economia capitalistica». Al concerto il Boss fu accolto dai fuochi d’artificio e le sue canzoni più famose accompagnate da una marea di bandiere americane fatte in casa da un pubblico in delirio. Come nella migliore tradizione di Springsteen, il concerto durò a lungo, circa 4 ore.

Per i cultori di Bruce Springsteen, ecco la scaletta di quella serata:

Badlands

Out in the Street

Boom Boom (John Lee Hooker cover)

Adam Raised a Cain

All That Heaven Will Allow

The River

Cover Me

Brilliant Disguise

The Promised Land

Spare Parts

War (Edwin Starr cover)

Born in the U.S.A.

Chimes of Freedom (Bob Dylan cover)

Paradise by the “C”

She’s the One

You Can Look (But You Better Not Touch)

I’m a Coward

I’m on Fire

Downbound Train

Because the Night (Patti Smith Group cover)

Dancing in the Dark

Light of Day (Joan Jett and the Blackhearts cover)

Bis:

Born to Run

Hungry Heart

Glory Days

Can’t Help Falling in Love (Elvis Presley cover)

Bobby Jean

Bis 2:

Cadillac Ranch

Tenth Avenue Freeze-Out

Sweet Soul Music (Arthur Conley cover)

Twist and Shout (The Top Notes cover)

Having a Party

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