Angela Merkel consola una bambina rifugiata. Su Twitter è subito trend #merkelstreichelt

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di Mirea Cartabbia

La situazione dei rifugiati in Germania è un tema sempre più scottante e complesso. I toni del dibattito ruotano quasi sempre attorno alla questione della quantità di persone che si possono ospitare, della redistribuzione, della valutazione di quali persone abbiano i requisiti per poter restare e via dicendo con l’hashtag #merkelstreichelt.

Cosa succede però quando i tecnicismi incontrano la vita vera, cioè quando i politici si confrontano con queste sfortunate persone costrette ad emigrare? Un esempio ci è stato offerto ieri, giovedì 16 luglio, durante un dibattito dal titolo “Gut Leben in Deutschland”, Una buona vita in Germania che si è tenuto in una scuola di Rostock. A partecipare, oltre ad un gruppo di ragazzi tra i 14 ed i 17 anni, la Cancelliera Angela Merkel in persona.

Nel corso della discussione Reem, una ragazzina di origini palestinesi, spiega in un tedesco impeccabile che lei e la sua famiglia rischiano di essere riportati nel campo di rifugiati in Libano, da cui sono fuggiti. Il Libano infatti non è considerato un Paese colpito da guerra civile in questo momento, ragione per cui viene data priorità ai profughi provenienti dalla Siria o da altre aree ritenute più pericolose.

Anch’io ho degli obiettivi come tutti gli altri. Voglio avere la possibilità di studiare come loro… è davvero brutto vedere come gli altri possono godersi la vita, mentre io non posso”. dice Reem ad Angela Merkel.

La Cancelliera risponde: “Io capisco, tuttavia la politica è dura. Tu sei qui di fronte a me, mi sei simpatica ma sai anche che nei campi palestinesi in Libano ci sono migliaia e migliaia di persone e non possiamo dire che tutti coloro che provengono dall’Africa possono venire qui. Non possiamo farcela. Ciò che mi auguro davvero è che il processo per la decisione riguardo a quali rifugiati possono restare e quali no, venga fatto velocemente.

La frase della Merkel si interrompe a metà perché Reem comincia a singhiozzare e la Cancelliera sente il dovere di consolarla, accarezzandole la spalla e dicendo alla bambina che “ha fatto un ottimo lavoro” nel presentare chiaramente la situazione in cui lei ed anche altri rifugiati si trovano.

Il moderatore interviene nella discussione per sottolineare il fatto che Reem non sta piangendo perché pensa di non aver fatto bene il suo compito, ma per la situazione stressante in cui si trova. Angela Merkel risponde seccamente che capisce che la situazione sia stressante, ma vuole accarezzarla comunque.

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Subito dopo l’incidente il web si è scatenato con l’hashtag #merkelstreichelt, letteralmente #merkelaccarezza, che è stato utilizzato sia da chi non si è risparmiato in quanto a critiche e ad ironia, sia da chi ha apprezzato il comportamento della Cancelliera.

Ad esempio @frhey scrive con un gioco di parole volto a sottolineare la mancanza di tatto della Merkel che i rifugiati hanno fatto una fuga davvero impressionante, ma “ora FUORI!”:

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#merkelstreichelt

Oppure @extra3 scimmiotta il famoso spot Mastercard, scrivendo che essere accarezzati dalla Cancelliera per una volta nella vita non ha prezzo:
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Non mancano però anche coloro che hanno apprezzato il comportamento e ritengono sia stato meglio così, piuttosto che dare false illusioni alla bambina. Ad esempio @judithbogner scrive: “Oddio #merkelstreichelt è un trend. Penso che la Cancelliera fosse davvero commossa e compassionevole. Abbiamo bisogno sempre più di questo.”


eccezione per i bambini povertà infantile

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cutmypic(1), #merkelstreichelt

Merkel spiega chiaramente, anche se con poco tatto la situazione di Reem da un punto di vista legale: lei è un numero e per poter restare deve rientrare in un certo parametro. La stessa ossessione per i numeri si trova nel mondo finanziario ed economico, dove vengono posti dei parametri e dei margini, che nel caso in cui non vengano rispettati hanno come conseguenza la fame di un intero popolo.

Nessuno mette in dubbio che sia difficile trovare una soluzione. Anche i Paesi ospitanti si trovano di fronte ad una serie di problemi oggettivi, che vanno dagli spazi di accoglienza al garantire cibo a tutti, e il numero di richiedenti asilo in Germania aumenta esponenzialmente ogni anno. Martedì Eva Lohse, presidente della Associazione Tedesca delle Città, ha detto “Stiamo raggiungendo i limiti della nostra capacità”.

Ma, al di là dei parametri e della legge, con quale diritto scegliamo chi può restare e chi no? L’Europa cristiana, la culla della cultura, la stessa Europa che lo scorso secolo è stata dilaniata da guerre interne, ora si erge a Dio e pretende di decidere in maniera arbitraria per la vita di persone che fuggono da guerre che in qualche modo lei stessa ha contribuito a scatenerare.

Le lacrime di Reem sono il pianto del sofferente contro l’ingiustizia e la casualità della vita. Possiamo davvero far ancora finta che non tocchi a noi occuparcene?